Instagram e Threads, caos nella moderazione dei contenuti: l'azienda indaga

L'eccessivo zelo dei sistemi di moderazione automatizzata di Meta sta causando la cancellazione ingiustificata di account e contenuti su Instagram e Threads. Gli utenti protestano, mentre il CEO Adam Mosseri promette di indagare sulla questione.
di Nino Grasso pubblicata il 10 Ottobre 2024, alle 10:11 nel canale TelefoniaMetaInstagram
Una nuova ondata di critiche si abbatte su Meta per l'eccessiva severità dei suoi sistemi di moderazione su Instagram e Threads. Numerosi utenti lamentano la cancellazione o limitazione immotivata dei propri account, spesso per ragioni incomprensibili o palesemente errate.
La situazione ha raggiunto livelli tali da costringere Adam Mosseri, capo di Instagram e Threads, a intervenire personalmente. Rispondendo ad alcune segnalazioni su Threads, Mosseri ha dichiarato che sta "esaminando la questione", senza però fornire dettagli sulle possibili cause o tempistiche per una risoluzione.
Instagram e Threads, gli algoritmi di moderazione andrebbero allentati
Tra gli episodi più eclatanti, spiccano i casi di numerosi utenti a cui è stato disabilitato l'account Instagram con l'accusa di essere minorenni. E non basta fornire un documento d'identità valido, la piattaforma continua a insistere nell'errore negando l'accesso agli account. Altri utenti riferiscono di aver subito limitazioni per aver condiviso articoli su temi controversi o persino per aver usato espressioni innocue come "voglio morire" in riferimento all'ondata di caldo. C'è chi parla addirittura di un "crackergate", poiché i post contenenti la parola "cracker" vengono sistematicamente rimossi.
Le conseguenze di questa moderazione esagerata non si limitano ai singoli utenti. Influencer e account di notizie segnalano difficoltà crescenti nel condividere informazioni, con il rischio di compromettere la funzione informativa delle piattaforme. E c'è anche chi minaccia di interrompere la copertura di eventi in diretta su Threads a causa dei continui blocchi. Gli algoritmi di Meta sembrano particolarmente sensibili a temi politici e di attualità, con alcuni utenti che hanno anche riportato l'aggiunta automatica di fact-checking errati ai loro post, mentre altri hanno visto limitata la diffusione di informazioni fattuali su eventi come gli uragani.
La domanda è: Meta può riuscire davvero a bilanciare sicurezza e libertà d'espressione sulle proprie piattaforme attraverso strumenti rapidi e automatizzati? L'azienda ha recentemente intensificato gli sforzi per proteggere gli utenti minorenni, introducendo restrizioni e controlli più severi. Tuttavia, l'approccio attuale sembra peccare di eccessivo zelo, colpendo indiscriminatamente anche utenti adulti e contenuti legittimi. La mancanza di trasparenza nei processi di moderazione aggrava ulteriormente la frustrazione degli utenti: una volta colpiti dagli algoritmi, infatti, molti si trovano impossibilitati a recuperare i propri dati o a ottenere spiegazioni chiare sui motivi degli interventi. Le risposte generiche fornite dai sistemi automatizzati non fanno che aumentare il senso di impotenza di fronte a decisioni apparentemente arbitrarie e senza senso.
Meta ha promesso di indagare mediante la voce di Adam Mosseri, ma resta da vedere se e come l'azienda riuscirà a correggere il tiro. Gli utenti chiedono maggiore trasparenza e un approccio meno duro alla moderazione, ma soprattutto richiedono processi di appello più efficaci. Il rischio, in caso contrario, è quello di compromettere l'esperienza d'uso e la fiducia degli utenti, minando la stessa possibilità di esprimersi liberamente.
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon mi sembra tanto innocua come espressione.
Il giorno in cui impareremo (o meglio, impareranno) a usare le parole dandole il giusto peso e significato sarà sempre troppo tardi.
E non venitemi a dire che il contesto fa differenza.
Non stiamo parlando di contesto, ma di pulizia semantica.
Mantenere certe esternazioni all'interno del nostro linguaggio comune è altamente pericoloso, in quanto sminuisce il loro vero senso e ne assuefà il pensiero di che le elabora o ascolta. Arrivando al punto dove esprimere la volontà di porre fine alla propria esistenza diventa un "meme", un modo di dire. Un'inezia, insomma.
Male, molto male.
a me invece sembra che lo sia io l'avro detta 100 volte questa estate come altre centinaia di milioni di persone.
Pensa che solo per aver risposto alla frase "voglio morire" ti avrebbe fatto bannare il profilo di istagram giusto per cappire la follia della cosa.
Pensa che se parlando fra di noi mi avresti chiesto "hai mai visto il film Agente 007 - Vivi e lascia morire" saresti stato bannato, ti sembra normale?
Pensa che solo per aver risposto alla frase "voglio morire" ti avrebbe fatto bannare il profilo di istagram giusto per cappire la follia della cosa.
E questo conferma il mio:
No, in questo caso sarebbe semplicemente un filtro sulla parola "morire", e perciò fuori dalla portata del mio discorso. Non sono a favore di filtri e censure, ma di giuste moderazioni, in quanto le ultime potrebbero (potenzialmente) educare. Le censure, al contrario, creano solo ignoranza.
E pure su Facebook...
il sistema mi ha eliminato almeno 2 post nell'ultimo mese... se senza possibilità di replica (nonostante la minaccia di limitazioni o cancellazione account al ripetersi) perché non mostra nemmeno il post rimosso.Quindi non è possibile fare replica.. nemmeno tramite tribunale come suggeriscono nel post di rimozione visto che non si sa ne si può sapere cosa hanno rimosso!!!
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