Il 3G fa male a Qualcomm: deve pagare quasi 240 milioni di multa in Europa per abuso di posizione dominante
La Corte di Giustizia dell'UE ha confermato la multa comminata a Qualcomm nel 2019 per i chip 3G venduti sottocosto al fine di impedire la concorrenza. Per la società statunitense c'è solo un leggero sconto sulla cifra da pagare.
di Manolo De Agostini pubblicata il 18 Settembre 2024, alle 15:01 nel canale TelefoniaQualcomm
Per una Google che si è vista annullare una multa, c'è una Qualcomm che non ci è riuscita. Il Tribunale dell'UE, infatti, ha ampiamente confermato la multa imposta dalla Commissione europea nel 2019 al produttore di chip per smartphone, andando semplicemente a ritoccare la cifra leggermente verso il basso: da 242 milioni di euro si è passati a 238,7 milioni. Magra consolazione.
La Commissione europea aveva imposto la multa nel 2019, dopo aver appurato che Qualcomm aveva venduto i suoi chip 3G sottocosto tra il 2009 e il 2011, in una pratica nota come "prezzi predatori". Con questa manovra la società statunitense mirava a ostacolare il produttore britannico Icera, acquisito da NVIDIA nel 2011. Fu proprio Icera, nel 2009, a denunciare Qualcomm alla Commissione.
Qualcomm sostenne all'epoca che i chip 3G al centro del caso rappresentavano solo lo 0,7% del mercato UMTS e che quindi non era possibile per lei escludere i rivali dal settore. La Commissione concluse invece che Qualcomm aveva abusato della sua posizione dominante fornendo determinate quantità di alcuni dei suoi chip UMTS a due dei suoi principali clienti, Huawei e ZTE, a prezzi inferiori a quelli di costo, con l'intenzione di eliminare Icera dal settore.
Dopo aver effettuato "un esame dettagliato di tutti i motivi avanzati da Qualcomm", il Tribunale li ha respinti tutti nella loro interezza, "a eccezione di uno relativo al calcolo dell'importo dell'ammenda, che ritiene in parte fondato".
Qualcomm può appellarsi ora alla Corte di Giustizia dell'UE, l'ultimo grado di giudizio del Vecchio Continente. Fu proprio la Corte, due anni fa, a cancellare una multa antitrust da 997 milioni di euro comminata nel 2018 per aver pagato miliardi di dollari ad Apple dal 2011 al 2016 per accaparrarsi l'esclusiva sui chip di connettività destinati ad iPhone e iPad.
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