Priorità agli acquirenti americani: nuove restrizioni USA sulle GPU per intelligenza artificiale
Il Senato USA lavora al GAIN AI Act, una normativa che mira a dare priorità agli acquirenti americani nell'accesso alle GPU più potenti per l'intelligenza artificiale, limitando le esportazioni anche verso Paesi alleati. NVIDIA e AMD contestano la misura, definendola basata su logiche "di fantascienza catastrofista" e dannosa per la competitività globale.
di Manolo De Agostini pubblicata il 05 Settembre 2025, alle 10:01 nel canale Schede VideoAMDNVIDIA
Il Senato statunitense ha presentato una nuova bozza del National Defense Authorization Act for Fiscal Year 2026, che include il GAIN AI Act (Guaranteeing Access and Innovation for National Artificial Intelligence Act of 2025). L'obiettivo è garantire che i clienti americani -dalle grandi imprese alle università fino alle startup - abbiano accesso prioritario ai processori più avanzati per l'intelligenza artificiale prodotti da aziende come NVIDIA e AMD, prima che vengano venduti all'estero.
Secondo il testo, la domanda di GPU destinate all'AI supera ampiamente l'offerta, con conseguenti lunghi tempi di attesa per i clienti statunitensi. Nonostante ciò, i chipmaker continuano a fornire componenti a Paesi sottoposti a embargo o in stretto rapporto con essi, lasciando indietro il mercato interno. La proposta intende quindi introdurre una sorta di "diritto di prelazione" per gli acquirenti statunitensi e imporre nuove condizioni per il rilascio delle licenze di esportazione: nessun arretrato di ordini domestici, divieto di prezzi o termini più favorevoli all'estero, assenza di ritardi nella fornitura interna e garanzie che le esportazioni non riducano la capacità produttiva per i clienti americani.

Tra i prodotti interessati figurerebbero le GPU NVIDIA HGX H20, H100 e le AMD Instinct MI308. Ma la normativa potrebbe estendersi anche a soluzioni gaming di fascia estrema, come la GeForce RTX 5090, in quanto superano le soglie prestazionali definite dal Dipartimento del Commercio USA (oltre 4.800 TFLOPS equivalenti).
Il dibattito si intreccia con la strategia industriale americana "America First" avviata sotto l'amministrazione Trump. Già in agosto Washington aveva negoziato con Nvidia e AMD una quota del 15% sulle vendite di chip H20 e MI308 in Cina, in cambio di licenze di esportazione.
Non sorprende che NVIDIA abbia reagito duramente. L'azienda ha definito la proposta una replica della controversa AI Diffusion Rule, abrogata a maggio, e l'ha bollata come una misura "basata su fantascienza catastrofista". Secondo la società, le vendite internazionali non sottraggono risorse al mercato statunitense, ma al contrario ne ampliano le opportunità. Inoltre, NVIDIA ha ricordato che prodotti come l'H20 destinato alla Cina si basano su tecnologie ormai superate, con performance molto inferiori rispetto agli acceleratori Blackwell disponibili sul mercato USA, e quindi non incidono sulla capacità produttiva dei modelli più richiesti.
Gli osservatori più critici sottolineano che il provvedimento semplifica eccessivamente la questione: le catene di approvvigionamento AI non dipendono solo dai chip, ma anche da infrastrutture datacenter complesse, capaci di sostenere i consumi energetici e i sistemi di raffreddamento di queste soluzioni. Inoltre, c'è il rischio che limitare l'export non rafforzi il settore americano, ma favorisca lo sviluppo di alternative competitive prodotte da altri Paesi, in primis la Cina.
Il GAIN AI Act non è ancora legge: dovrà passare il vaglio del Congresso e ottenere la firma del Presidente. Il confronto è già acceso: da un lato i fautori della sicurezza nazionale e della priorità interna, e dall'altro i giganti tecnologici che temono ripercussioni sul libero mercato e sulla leadership USA nel settore AI.










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