Le restrizioni americane hanno generato un mercato nero di chip NVIDIA da 1 miliardo di dollari

Le restrizioni americane hanno generato un mercato nero di chip NVIDIA da 1 miliardo di dollari

In seguito al rafforzamento dei controlli sulle esportazioni USA, un fiorente mercato nero ha portato in Cina chip AI NVIDIA per un valore di 1 miliardo di dollari. Coinvolti intermediari, data center terzi e presunti transiti attraverso il Sudest Asiatico

di pubblicata il , alle 16:25 nel canale Schede Video
NVIDIA
 

Il divieto di esportazione dei chip NVIDIA verso la Cina, come da tradizione per ogni tipo di proibizionismo, ha generato un fiorente mercato nero delle soluzioni AI. Secondo un'inchiesta del Financial Times, nei tre mesi successivi all'inasprimento dei controlli statunitensi sulle esportazioni tecnologiche, oltre un miliardo di dollari in semiconduttori è stato contrabbandato nel mercato cinese.

La domanda cinese per i potenti chip di intelligenza artificiale – in particolare i modelli B200, H100 e H200 di NVIDIA – ha alimentato un sistema parallelo di distribuzione non ufficiale. Questi chip, considerati fondamentali per l'addestramento di modelli AI avanzati, sono formalmente vietati per la vendita in Cina. Al loro posto, NVIDIA ha creato il chip H20, una variante depotenziata progettata per rispettare i limiti di esportazione, ma anche questo ha subito restrizioni intermittenti.

La catena del mercato nero descritta dai colleghi di FT coinvolge intermediari, centri dati di terze parti e veri e propri rack preassemblati pubblicizzati online, spesso su social media cinesi. Le immagini ottenute mostrano prodotti marchiati con loghi di aziende come Supermicro e ASUS. Entrambe le compagnie, interpellate, hanno negato ogni coinvolgimento o conoscenza della loro presenza sul mercato nero.

Uno dei metodi usati per aggirare le restrizioni americane consisterebbe nel far transitare i componenti attraverso paesi del Sud-Est asiatico come la Tailandia e la Malesia, che fungerebbero da hub per l'introduzione dei chip in Cina. Proprio per questo, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti starebbe valutando un'estensione dei controlli verso questi stati.

NVIDIA, da parte sua, afferma di non avere "alcuna evidenza di un dirottamento delle spedizione" e sottolinea come sia "tecnicamente ed economicamente insostenibile costruire data center con prodotti di contrabbando, che non possono contare su assistenza o supporto ufficiale".

Tuttavia, la realtà descritta dal Financial Times suggerisce un mercato in grado di muoversi agilmente tra restrizioni geopolitiche e una domanda crescente. Come dichiarato da un distributore cinese, "la storia ha dimostrato più volte che, davanti a profitti così elevati, qualcuno troverà sempre un modo".

4 Commenti
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supertigrotto25 Luglio 2025, 18:57 #1
Altro che trafficare in droga,il nuovo business è trafficare i chip verso la Cina!
Roba da matti!
Doraneko25 Luglio 2025, 19:13 #2
Anche le restrizioni su droga, armi, prostitute, ecc... creano un mercato nero di queste cose. Legalizziamo tutto?
euscar25 Luglio 2025, 22:18 #3
Succede ogni volta che si mettono dei paletti, basta ricordare quello degli anni venti con gli alcolici.
Sandro kensan26 Luglio 2025, 00:08 #4
Quindi i vari articoli sulla limitazione delle esportazioni e sulle difficoltà conseguenti della Cina causate dalla limitazioni, l'opinione degli esperti che ci raccontavano quello che la Cina non può più fare a causa delle limitazioni. Tutto questo erano balle?

In più negli articoli (compreso quelli di questa testata giornalistica) moi si faceva cenno a un dubbio, a una opinione controcorrente ma solo a veline che arrivavano dagli USA e che affermavano con certezza che la Cina fosse limitata.

Trovatemi un articolo in cui si affemra che un esperto dubitasse fortemente che il blocco USA nelle esportazioni non fosse molto parziale. Io non ne ho letti.

Io dubito sempre del giornalismo che riporta in modo acritico i comunicati stampa che vengono dal sistema politico giornalistico degli USA.

Compresa questa news che compare solo oggi e non un anno fa.

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