Il futuro di Intel fra tecnologia, fisiologia e comportamento

Gli Intel Labs hanno un compito affascinante e al contempo difficile: capire come saranno i dispositivi del futuro e tracciare le linee guida per la ricerca
di Alessandro Bordin pubblicata il 10 Settembre 2013, alle 10:31 nel canale SistemiIntel
Nella giornata che precede l'inizio dell'Intel Developer Forum 2013 si tiene la consueta sessione introduttiva per la stampa, che di fatto va ad anticipare molte delle tematiche che saranno via via approfondite nel corso dei giorni seguenti. Come espresso in alcuni degli IDF precedenti, nonché confermato dai dispositivi divenuti man mano di uso comune, la tecnologia è qualcosa di sempre più personale e legata alle proprie abitudini.
Se si pensa ad esempio al proprio smartphone, viene difficile immaginare che lo si possa prestare a cuor leggero ad un amico per un paio di giorni, esattamente così com'è e senza cambiare le credenziali per ogni app installata. Un esempio che può essere esteso anche al proprio portatile, ma che riflette una realtà molto chiara del presente: i nostri dispositivi sono già estremamente personali, e non smetteranno certo di esserlo in futuro. Cerchiamo di capire i punti cruciali sui quali gli Intel Labs investono e investiranno risorse, partendo da questo presupposto e pensando a ciò che sarà la tecnologia fra 10 o 20 anni.
Il primo è costituito dalla questione "power": la realizzazione di unità computazionali sempre più potenti da una parte, mentre dall'altra la ricerca procede per mettere a disposizione piattaforme sempre meno energivore, anche pensando a dispositivi in grado di caricarsi, almeno in parte, con quello che ci circonda. Sono allo studio ad esempio alcuni sistemi di ricarica basati sulle micro-vibrazioni e sul movimento, che in futuro potrebbe portare a ricaricare gli smartphone tenendoli semplicemente in tasca.
Un altro aspetto chiave passa dalla contestualizzazione del dispositivo in un determinato ambiente o in determinate circostanze della nostra vita, andando a coinvolgere lo studio del comportamento e anche la fisiologia umana. Lo scopo è quello di creare un ambiente hardware-software che sappia interpretare le nostre esigenze in modo predittivo, come ad esempio togliere la suoneria quando si entra al cinema o in ospedale, per fare un esempio banale, oppure attivare determinate app quando si corre. Ancora più interessante appare lo studio dei dispositivi intelligenti che attingono le nozioni per il proprio funzionamento da quello che è definito il soft sensing.
Si entra in questo caso nell'analisi del nostro modo di utilizzare il dispositivo, lasciato volutamente indefinito, al fine di trarre un profilo dell'utilizzatore in base a che siti visita, che tipo di interazione ha sui social, quali e quanti impegni ha ricavandoli dal calendario, ecc ecc. La raccolta di tutti questi dati permetterà di avere un algoritmo che potrà rendere veramente intelligenti i nostri dispositivi.
Si va oltre, tirando in ballo anche la fisiologia: i nostri dispositivi saranno in grado anche di "capire" come stiamo, poiché esiste un rapporto molto stretto fra umore ed espressioni del viso. In futuro quindi il nostro smartphone saprà se siamo giù di morale, e farà il possibile per migliorare la situazione. Aspettiamo le prossime conferenze per saperne di più, ma possiamo affermare con certezza che vi saranno cose molto interessanti.
2 Commenti
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Intel ci ha abituati negli anni alla propria incoerenza e leggerezza nell'intraprendere e poi abbandonare progetti innovativi. Ad esempio chi si ricorda di Meego? O di quello splendido progetto, abbandonato ancora prima di partire seriamente, su un dispositivo FPGA con sistema di sviluppo open source?La ricerca sulle interfacce intelligenti basate sulla visione artificiale in Intel è probabilmente iniziata con il lavoro di Gary Bradski nel 2000 (OpenCV), poi ereditato da brillanti programmatori come Pisareski, ed è probabilmente uno dei pochissimi progetti che ancora va avanti. Naturalmente con l'indispensabile collaborazione della comunità open source e soprattutto di quella della ricerca accademica, di cui nessuno parla.
Le grandi innovazioni di cui si parla in questo articolo sono vecchie di decine di anni. Se veramente Intel ha indicato queste come innovazioni, allora il progetto è alla frutta.
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