Violazione ad un server Azure: esposti i dati di 65 mila realtà. E Microsoft litiga con una società di sicurezza

Una violazione ad un server Azure mal configurato può aver portato all'esposizione dei dati di clienti Microsoft, che non gradisce come la società di sicurezza che ha scoperto l'accaduto ha gestito la cosa
di Andrea Bai pubblicata il 21 Ottobre 2022, alle 15:31 nel canale SicurezzaAzureMicrosoft
La società di sicurezza informatica SOCRadar ha condiviso con Microsoft i risultati di un'analisi che avrebbe messo in luce come un'archiviazione BLOB di Azure configurata in modo errato è stata compromessa, con il rischio di esposizione di 2,4 terabyte di dati di oltre 65 mila entità in 111 Paesi.
Si tratterebbe di nomi, numeri di telefono, indirizzi email, nomi di società e file allegati con informazioni riservate aziendali, documenti di vendita, ordini di prodotti e altro materiale simile.
Microsoft è stata informata da SOCRadar lo scorso 24 settembre e Microsoft aveva rilasciato una dichiarazione dove affermava di aver protetto l'endpoint interessato, rendendolo accessibile solo con l'autenticazione necessaria e che un'indagine "non ha riscontrato alcuna indicazione che gli account o i sistemi dei clienti fossero compromessi". Microsoft aveva allora dichiarato di aver contattato i clienti interessati dalla violazione.

SOCRadar aveva però messo a disposizione il proprio portale di ricerca BlueBleed ai clienti Microsoft che avrebbero potuto essere direttamente interessati dalla violazione. Microsoft però non ha gradito il modus operandi di SOCRadar, sostenendo che l'incoraggiamento all'uso dei propri stumenti di ricerca "non è nel migliore interesse per garantire la privacy o la sicurezza dei clienti, esponendoli potenzialmente a rischi inutili".
La società di sicurezza assicura di non aver scavalcato alcun protocollo sulla privacy e che nessuna delle informazioni relative ai clienti di Microsoft è stata salvata. SOCRadar afferma che gli interessati vengono reindirizzati a Microsoft 365 Admin Center Alert nel caso vogliano visionare i dati originali.
Nel complesso SOCRadar afferma di essere stata in grado di tracciare che le informazioni potenzialmente compromesse risalgono fino al 2017.
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoÈ molto più sicuro delle infrastrutture colabrodo con server mai patchati, reti colabrodo, Windows di 30 anni fa e via dicendo...... Smettiamola di fare terrorismo, qualsiasi infrastruttura se usata male è poco sicura, ma su Cloud Azure/AWS si parte già da un livello superiore. Bisogna sapere cosa si compra e come si usa.
Può darsi che sia più sicuro a livello infrastrutturale (e ci mancherebbe, direi che è il minimo sindacale), quello che è discutibile invece è affidare i propri dati, sensibili e non, a server di multinazionali estere, specialmente made in USA.
Certo mi si dirà che ognuno è libero di scegliere, ma purtroppo c'è ancora una scarsa (per non dire scarsissima) competenza digitale (siamo indietro di anni, almeno 10 forse), e chi è "competente" mediamente non è così sensibile al tema.
Io per conto mio sto cercando, piano piano e per quanto possibile, di disancorarmi dai servizi delle società made in USA.
Ma forse non avete capito...
Certo mi si dirà che ognuno è libero di scegliere, ma purtroppo c'è ancora una scarsa (per non dire scarsissima) competenza digitale (siamo indietro di anni, almeno 10 forse), e chi è "competente" mediamente non è così sensibile al tema.
Io per conto mio sto cercando, piano piano e per quanto possibile, di disancorarmi dai servizi delle società made in USA.
Non ho capito però la preoccupazione dove sta. I server di Azure sono regolamentati dalle normative nazionali e internazionali, gdpr e via dicendo, tranne in alcuni specifici paesi. I dati li puoi mettere su server europei.
Ripeto, sono molto più tranquillo a metterli su Azure che a tenerli in casa e lavorando nel settore qualcosina la sto vedendo in termini di sicurezza anche di multinazionali... Basta farsi un giro nel darkweb che c'è da ridere, si fa per dire...
Ehm... no.
Perché hai dei servizi esposti su internet.
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