Telescopio spaziale Hubble: i getti dei buchi neri influenzano la formazione di novae

Il telescopio spaziale Hubble, nonostante i limiti dovuti all'età e a un budget sempre più ridotto, continua a catturare informazioni importanti per la comprensione dell'Universo. Recentemente lo strumento scientifico è stato impegnato in diverse ricerche riguardanti i buchi neri, anche in accoppiata con altri telescopi (come Chandra). L'ultima novità riguarda l'ipotesi che i getti che fuoriescono da buchi neri supermassicci possano influenzare l'esplosione di stelle, creando delle novae.

Secondo quanto riportato dalla NASA, studiando i getti come quello che deriva dall'attività di M87* (il buco nero al centro dell'omonima galassia da 6,5 miliardi di masse solari) con una lunghezza di ben 3000 anni di luce, è stato notato come lungo il suo percorso le novae siano più frequenze nelle sue vicinanze. Le osservazioni del telescopio spaziale Hubble hanno avuto una durata di 9 mesi, con gli astronomi che hanno trovato il doppio di queste novae vicino al getto rispetto ad altre parti della medesima galassia.

I dati raccolti sono stati inseriti nello studio dal titolo A 9 Month Hubble Space Telescope Near-UV Survey of M87. II. A Strongly Enhanced Nova Rate near the Jet of M87 pubblicato su The Astrophysical Journal. Alec Lessing (della Stanford University) ha dichiarato molto sinceramente che "non sappiamo cosa stia succedendo, ma è solo una scoperta molto eccitante. Questo significa che manca qualcosa nella nostra comprensione di come i getti dei buchi neri interagiscano con ciò che li circonda".

Non solo sono presenti più novae ma aumenterebbe anche la frequenza delle esplosioni stellari. Secondo Lessing non sarebbe però una questione di pressione fisica quanto piuttosto l'effetto della pressione della luce che viene diffusa dal getto nel suo spostamento nello Spazio. Il getto potrebbe quindi fornire più idrogeno alle nane bianche che quindi potrebbero esplodere con più semplicità rispetto ad altre zone dell'Universo. Un'altra ipotesi è che il getto del buco nero possa riscaldare la stella compagna della nana bianca, con la prima che fornirebbe più idrogeno del normale alla seconda portando (ancora una volta) a un incremento delle novae. Quest'ultima ipotesi sembrerebbe però essere confutata da un riscaldamento non così elevato come sarebbe necessario per ottenere il fenomeno.

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Mike Shara (dell'AMNH) ha aggiunto che "il getto non era l'unica cosa che stavamo osservando – stavamo guardando l'intera galassia interna. Una volta che abbiamo tracciato tutte le novae conosciute su M87 non abbiamo avuto bisogno di statistiche per convincerci che c'era un eccesso di novae lungo il getto. Questa non è scienza missilistica. Abbiamo fatto la scoperta semplicemente guardando le immagini. E mentre siamo rimasti davvero sorpresi, le nostre analisi statistiche dei dati hanno confermato ciò che abbiamo visto chiaramente".

M87 si trova a 53 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione della Vergine e, dai dati, è emerso come (almeno) una nova esploda ogni giorno all'interno di questa galassia. Una delle immagini impiegate per lo studio e che riprende il getto del buco nero M87* copre 1,5 arcominuti o circa 24 mila anni luce ed è stata catturata con la fotocamera WFC3 utilizzando i filtri F275W e F606W.