Rocket Lab continua con i test di recupero del primo stadio del razzo Electron
Rocket Lab ha condotto negli scorsi giorni un primo test di recupero per il primo stadio del razzo Electron. Durante il test non è stato impiegato effettivamente un vettore in rientro dallo Spazio da una missione ma un sistema di prova.
di Mattia Speroni pubblicata il 27 Gennaio 2022, alle 16:27 nel canale Scienza e tecnologiaRocket Lab
Continua lo sviluppo delle strategie di Rocket Lab, la società dei razzi Electron (e in futuro di Neutron). Come spiegato in passato dal CEO stesso "penso che chiunque non stia sviluppando un vettore di lancio riutilizzabile in questo momento stia sviluppando un prodotto senza futuro perché è così ovvio che questo è un approccio fondamentale che deve essere pensato fin dal primo giorno". E proprio in questi giorni sono continuati i test per il recupero del primo stadio di un razzo Electron.

Sul finire dello scorso anno c'era stato il primo approccio reale a questa pratica con l'utilizzo di due elicotteri durante la discesa (frenata da un paracadute) del primo stadio di un Electron che poi è comunque stato fatto ammarare e recuperato successivamente. Con l'inizio del 2022 però si è puntato oltre con le prime prove dove un elicottero ha effettivamente agganciato un oggetto che simulava la parte di un razzo.
Rocket Lab e le prove di recupero del primo stadio di Electron
Anche se non sono stati dati dettagli precisi su quanto avvenuto, la società ha mostrato un video dove si può vedere chiaramente un primo stadio di un razzo Electron cadere dal cielo (sempre frenato da un paracadute) per poi essere "catturato al volo" da un elicottero. Questa volta però il razzo (o il sistema che lo simulava) non rientrava effettivamente da una missione operativa ma era "solo" stato sganciato da grande altezza.
Gone (rocket) fishing! The recovery team has been conducting drop and capture tests ahead of our first aerial rocket capture attempt this year. Can't wait to pluck Electron from the skies. 🚁🚀 pic.twitter.com/p53AIfpBU6
— Rocket Lab (@RocketLab) January 24, 2022
Si tratta comunque del primo test noto per Rocket Lab di questa strategia che consentirà in futuro un rapido riutilizzo del primo stadio di questa famiglia di vettori. La scelta di non impiegare un meccanismo simile ai Falcon 9 di SpaceX è dovuta alla massa minore di Electron che non ha quindi necessità di utilizzo di droneship come nel caso della società di Elon Musk.
Nell'ultimo periodo inoltre Rocket Lab sta portando a termine l'acquisizione della società SolAero Holdings che è esperta nella realizzazione di pannelli solari per le missioni spaziali (per esempio quelli utilizzati sul telescopio spaziale James Webb). Questo consentirà di avere all'interno della propria azienda una realtà consolidata che fornisce componenti essenziali per la realizzazione di satelliti.

Sempre la società di Peter Beck è stata inserita nella lista fornita dalla NASA per i fornitori di servizi di lancio per piccoli satelliti dell'agenzia spaziale. Tra gli altri nomi troviamo anche realtà affermate come Northrop Grumman, SpaceX e ULA. Inoltre ci sono anche società "più giovani" con pochi lanci all'attivo come Virgin Orbit. Infine sei società tra quelle selezionate non hanno mai effettuato un lancio ma sembrano promettenti in tal senso (ABL Space Systems, Blue Origin, Phantom Space e Relativity).
Sembra quindi un ottimo periodo per Rocket Lab che, nel 2022, punterà al suo primo recupero effettivo di un primo stadio. La prima missione di quest'anno, chiamata Without Mission A Beat, è fissata a partire dal 4 febbraio dal Launch Complex 1 in Nuova Zelanda e sarà impiegata per lanciare dei satelliti per l'osservazione terrestre. In questo caso non si tenterà il recupero del primo stadio.
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