Neuralink nella bufera? Documenti rivelano brutalità sulle scimmie durante gli esperimenti

Elon Musk finisce di nuovo nel mirino. Questa volta l'accusa è di aver fornito informazioni fuorvianti riguardo alla morte di alcune scimmie utilizzate per testare gli impianti cerebrali della sua startup Neuralink.

A mettere in dubbio le dichiarazioni di Musk è un'inchiesta di Wired, che ha visionato documenti veterinari della University of California Davis dove gli esperimenti hanno avuto luogo tra il 2017 e il 2020. I rapporti contengono dettagli raccapriccianti sulle sofferenze patite da una dozzina di primati ai quali sono stati impiantati chip Neuralink, tutti poi soppressi.

In risposta ad un utente su Twitter all'inizio di settembre, Musk aveva negato che le morti fossero "il risultato di un impianto Neuralink", sostenendo che i ricercatori avevano selezionato soggetti già "vicini alla morte". Inoltre, in una presentazione dello scorso autunno, aveva affermato che i test sugli animali non sono mai stati "esplorativi" ma per confermare ipotesi già formate, aggiungendo che Neuralink è "estremamente attenta" nella ricerca.

I documenti raccontano però una storia ben diversa. Tra le complicazioni sviluppatesi in seguito agli impianti figurano dissenteria sanguinolenta, paralisi parziale ed edema cerebrale. In un intervento del dicembre 2019, ad esempio, un pezzo del dispositivo si ruppe durante l'operazione. Nei giorni seguenti l'animale grattò via la ferita fino a spostare parte dell'impianto. Dopo un secondo intervento chirurgico, infezioni batteriche e fungine presero il sopravvento finché la scimmia non venne soppressa a gennaio 2020. Un'altra, soprannominata Animale 15, venne soppressa nel marzo 2019 dopo mesi di progressivo deterioramento, con perdita di coordinazione e tremori alla vista degli operatori. La necroscopia rivelò emorragia cerebrale e parti della corteccia cerebrale lacerate dagli impianti Neuralink.

Un ex dipendente interpellato da Wired ha definito "ridicola" l'affermazione di Musk che le scimmie fossero già moribonde. Erano state addestrate per un anno prima degli esperimenti, tempo incompatibile con una salute precaria.

Le rivelazioni hanno spinto il Physicians Committee for Responsible Medicine, organizzazione no-profit contro la sperimentazione animale, a chiedere alla Securities and Exchange Commission (SEC) di indagare su Musk per possibile frode azionaria. Nelle lettere inviate ieri, il gruppo accusa l'imprenditore di aver fornito informazioni fuorvianti agli investitori, che hanno recentemente iniettato oltre 280 milioni di dollari in Neuralink puntando sul lancio della prima interfaccia cervello-computer.

L'inchiesta di Wired rischia di creare nuovi grattacapi legali a Musk, già alle prese con indagini federali sulla sperimentazione animale di Neuralink. Lo scorso dicembre l'ispettorato del Dipartimento dell'Agricoltura ha aperto un fascicolo, mentre a febbraio è toccato al Dipartimento dei Trasporti per presunto trasporto illegale di agenti patogeni. Non solo, all'inizio del 2022 la Food and Drug Administration aveva negato a Neuralink l'autorizzazione a testare gli impianti sull'uomo, concessa solo lo scorso maggio.

Nonostante gli ostacoli, i test clinici su pazienti umani dovrebbero partire a breve. Martedì Neuralink ha annunciato il via libera da un comitato etico indipendente per uno studio che consentirà a persone con paralisi di controllare mouse e tastiera tramite il pensiero. L'obiettivo di Musk è rivoluzionare protesi e interfacce neurali, ma per ora a far discutere sono soprattutto i metodi utilizzati sui primati nella fase di ricerca, tra sofferenze indicibili e, a quanto emerge dai documenti, morti tutt'altro che indolori.