La Cina vuole una governance globale dell'IA: ecco cosa propone Pechino per il futuro dell’intelligenza artificiale
Il premier Li Qiang espone al WAIC di Shanghai la strategia cinese per la governance globale dell'intelligenza artificiale, proponendo la creazione di un'organizzazione internazionale e invitando i Paesi a evitare monopoli tecnologici, con l’impegno di Pechino verso l’open source e la cooperazione, anche con i Paesi in via di sviluppo
di Andrea Bai pubblicata il 28 Luglio 2025, alle 13:31 nel canale Scienza e tecnologiaDurante la cerimonia di apertura della World Artificial Intelligence Conference (WAIC) tenutasi a Shanghai venerdì 26 luglio, il premier cinese Li Qiang ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché venga rafforzato un impegno di governance congiunto dell’intelligenza artificiale. Li ha sottolineato che la rapida evoluzione dell’IA, sul traino dei sistemi avanzati come i large language model e le nuove forme di intelligenza embodied, sta trasformando industrie ed economie, portando con sé non solo grandi opportunità di crescita ma anche rilevanti sfide e rischi.
Secondo Li, la frammentazione attuale nei meccanismi di governance globale dell’IA rappresenta un ostacolo per uno sviluppo sicuro e condiviso di questa tecnologia. «Le divergenze tra Paesi—soprattutto riguardo agli approcci regolatori e alle regole istituzionali—restano marcate», ha affermato, richiamando la necessità di rafforzare la coordinazione per arrivare il prima possibile a un quadro internazionale condiviso dalla più ampia platea possibile.
Il premier ha annunciato la proposta formale della Cina per la creazione di una World AI Cooperation Organization, e cioè un organismo multilaterale capace di coordinare gli sforzi nella regolamentazione, nello sviluppo responsabile e nella diffusione delle innovazioni in ambito IA a livello globale. Il modello proposto si pone come alternativa alle logiche di competizione egemonica, specie nel contesto del duro confronto tra Pechino e Washington in materia tecnologica.
Senza mai menzionare direttamente gli Stati Uniti, Li Qiang ha messo in guardia dai rischi della concentrazione del potere tecnologico nelle mani di pochi: «Se insisteremo nel perseguire monopoli tecnologici, controlli e restrizioni, l’intelligenza artificiale rischierà di diventare un “gioco esclusivo” per pochi Paesi e poche aziende». Il riferimento è abbastanza chiaro: le crescenti restrizioni all’export di chip AI imposte dagli USA hanno obbligato produttori come NVIDIA ad adattare la propria offerta per rispettare i regolamenti, mentre colossi cinesi come Huawei stanno accelerando lo sviluppo di soluzioni completamente domestiche, presentando sistemi come CloudMatrix 384, proprio per rompere la dipendenza da fornitori esteri.

Li Qiang ha sottolineato come la Cina intenda promuovere attivamente lo sviluppo open source dell’IA e sia pronta a fornire «soluzioni cinesi» alla comunità internazionale, in particolare ai Paesi in via di sviluppo del Sud globale, con l’obiettivo di diffondere i benefici dell’intelligenza artificiale e ridurre i divari tecnologici. «Rafforzeremo la cooperazione bilaterale e multilaterale, offrendo conoscenze, prodotti e tecnologie, per garantire che l’IA sia un bene pubblico globale che possa essere governato e controllato dagli esseri umani e portare vantaggi a tutta l’umanità», ha dichiarato il premier.
La sfida lanciata da Pechino arriva a pochi giorni di distanza dalla presentazione, da parte dell’amministrazione Trump, dell’AI Action Plan statunitense, volto a rafforzare la leadership americana nel settore e ridurre al minimo l’intervento regolatorio statale, con un approccio opposto a quello cooperativo auspicato dalla Cina. Le due visioni—quella multilateralista e quella competitiva—si confrontano sempre più duramente su piano politico, industriale e geopolitico.
Il palcoscenico del WAIC 2025 ha confermato la determinazione di Pechino a presentarsi come attore responsabile e guida per lo sviluppo armonico dell’intelligenza artificiale a livello internazionale, opponendosi a ogni deriva monopolistica e ponendo sul tavolo i propri modelli di collaborazione, inclusione tecnologica e open source. La posta in gioco è la definizione delle regole che governeranno il futuro di una tecnologia destinata a portare rivoluzione, settore dopo settore, a livello globale.










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14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoUn regime totalitario come quello cinese è l'ultimo dei soggetti che deve avere accesso all'IA, figuriamoci dargli un ruolo di comando sulla materia
Un regime totalitario come quello cinese è l'ultimo dei soggetti che deve avere accesso all'IA, figuriamoci dargli un ruolo di comando sulla materia
E da queste parti c'è chi sbava per pur di avere prodotti cinesi, senza pensare cosa comporta...
è tutto un tripudio di : "o come sono bravi i cinesi, o che prodotti grandiosi o o o "....
Invece ancora non si è capito che con i regimi non si dovrebbe avere a che fare, la Russia non ha proprio insegnato nulla...ora vogliamo andare dai suoi cugini asiatici ....
è tutto un tripudio di : "o come sono bravi i cinesi, o che prodotti grandiosi o o o "....
Invece ancora non si è capito che con i regimi non si dovrebbe avere a che fare, la Russia non ha proprio insegnato nulla...ora vogliamo andare dai suoi cugini asiatici ....
Quindi come regimi ti riferisci anche a quello di donald duck giusto...? Perche' mi sembra che se proprio vogliamo essere ben precisi, quello cinese non e' proprio il regime piu' autoritario esistente tutt'oggi, anzi... Certo, se a te stanno bene dazi, privazione di diritti ad omosessuali trans ed immigrati, bhe allora ti ci trovi bene nella repubblica delle banane che sono diventati gli usa...
Peraltro, al di la' delle motivazioni, non mi sembra che il premier cinese abbia detto nulla di sbagliato, anzi. L'IA potra' essere un vero progresso, solo se sara' alla portata di tutti, e non solo appannaggio di qualche squilibrato dai capelli tinti che una mattina puo' svegliarsi e decidere di usarla contro tutti i suoi nemici, veri o presunti...
Peraltro, al di la' delle motivazioni, non mi sembra che il premier cinese abbia detto nulla di sbagliato, anzi. L'IA potra' essere un vero progresso, solo se sara' alla portata di tutti, e non solo appannaggio di qualche squilibrato dai capelli tinti che una mattina puo' svegliarsi e decidere di usarla contro tutti i suoi nemici, veri o presunti...
Io non abito negli USA, ma risulta uno stato democratico e la dimostrazione di tale fatto è comprovata dall'alternanza di diversi leader nel tempo, in base alla preferenza popolare. Tra l'altro scelgono proprio il loro Presidente perchè è una repubblica presidenziale , non c'è un congresso che lo elegga in seguito.
In particolare le ultime elezioni sono state anche ben chiare, il fatto che non piaccia a te o a qualsivoglia persona per prima cosa non è un problema nostro in seconda battuta è il risultato del volere degli statunitensi.
I dazi? Li mettiamo anche noi, sono scelte di politica economica, li mette Trump come li ha messi chi c'era prima di lui..La differenza è che i giornali nostrani l'hanno scoperto ora, o meglio se ne preoccupano ora perchè non in linea con la loro narrazione.
Premesso ciò un certo Xi Jinping è in carica dal 2013, ben 12 anni ( che democrazia he.. ), inoltre Il PCC esercita un controllo significativo sul governo e sulla società, rendendo il sistema politico cinese un esempio di regime a partito unico. Sebbene esistano altri partiti, essi sono subordinati al PCC e non hanno un ruolo significativo nel processo decisionale.
Se dovessi scegliere tra i 2 , non sceglierei un regime di fatto, ancor meno se erede del comunismo, oggi addolcito dal termine "socialismo".
Da bravo apologista cinese non mi aspettavo risposta diversa.
Hai qualche commento sul merito di quello che ho scritto, oltre che sul nome utente?
La mia opinione è ben spiegata sopra, è noioso ripetersi.
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