Il telescopio spaziale James Webb si ''unisce'' a Chandra per mostrare l'Universo negli infrarossi e ai raggi X
Il telescopio spaziale James Webb ha unito idealmente le forze con il telescopio spaziale Chandra per mostrare alcune iconiche immagini già viste in precedenza ma questa volta non solo negli infrarossi ma anche ai raggi X.
di Mattia Speroni pubblicata il 05 Ottobre 2022, alle 07:01 nel canale Scienza e tecnologiaNASAESA
Recentemente il telescopio spaziale James Webb ha osservato l'impatto della sonda NASA DART e dell'asteroide Dimorphos mostrando la risultante dello scontro (in particolare i pennacchi di polveri che si sono sollevati). Ma ovviamente il nuovo strumento scientifico non ha finito di stupire soprattutto quando può lavorare in collaborazione con altri telescopi. L'ultimo "duo" è stato quello con il telescopio spaziale Chandra, che osserva l'Universo ai raggi X.
Si tratta di una pratica comune e consente di superare i "limiti" di un singolo strumento per avere più informazioni da una stessa zona di cielo e così comprendere al meglio i fenomeni che lì avvengono. In particolare questa volta Chandra e il JWST hanno unito le forze per mostrarci come apparirebbero le iconiche immagine del Quintetto di Stephan, della Nebulosa della Carena, di SMACS 0723 e della Galassia Ruota di Carro. Se questi nomi vi sembrano famigliari è perché si tratta dei soggetti delle osservazioni iniziali di Webb (i primi tre) e di una delle immagini più rappresentative finora.

Il telescopio spaziale James Webb e Chandra insieme per nuove immagini dell'Universo
Come raccontato il JWST è pensato non solo per lavorare "da solo" ma anche in accoppiata con altri telescopi spaziali o da Terra. Come scritto dallo Smithsonian Astrophysical Observatory "queste nuove versioni delle prime immagini di Webb combinano i suoi dati a infrarossi con i raggi X raccolti dall'Osservatorio Chandra della NASA, sottolineando come la potenza di uno qualsiasi di questi telescopi venga solamente potenziata se unito ad altri". In entrambi i casi ricordiamo che ciò che vediamo sono immagini elaborate e non quello che vedrebbe un occhio umano.

Per quanto riguarda il Quintetto di Stephan, ai dati del telescopio spaziale James Webb sono stati attribuiti i colori rosso, arancione, giallo, verde e blu mentre quelli di Chandra appaiono in azzurro. In particolare il primo ha evidenziato le code di gas e le zone di formazione stellare (più fredde) mentre il secondo ha mostrato l'onda d'urto che scalda i gas a milioni di gradi a causa dell'intersezione dei una delle galassie che passa attraverso le altre. Inoltre in rosso, verde e blu è possibile vedere i dati negli infrarossi raccolti da Spitzer, un altro telescopio della NASA (ora dismesso).

Con la Nebulosa Carena invece i dati di Chandra appaiono in rosa mostrando potenti sorgenti di raggi X. In particolare si tratta di stelle relativamente giovani (uno o due milioni di anni) che hanno una forte emissione in quella parte dello spettro permettendo di distinguerle da altre meno giovani e più lontane. In alto a destra si può vedere un alone rosa che proviene (forse) da tre stelle che però non sono incluse nell'immagine del JWST (i colori a lui associati sono rosso, arancione, giallo, verde, ciano e blu).

L'immagine a campo profondo SMACS 0723 del telescopio spaziale James Webb è stata unita con i dati di Chandra per mostrare come non solo ci siano moltissime galassie, ma anche un'abbondante quantità di gas molto caldo (che però è visibile solamente i raggi X e non agli infrarossi). I dati di Chandra sono quelli colorati in blu e vengono evidenziati nella zona centrale dove le temperature arrivano a decine di milioni di gradi e con una massa superiore a quella di tutte le galassie dell'ammasso insieme.

Infine c'è la Galassia Ruota di Carro. In questo caso i dati di Chandra sono in blu e viola ed evidenziano oggetti celesti come buchi neri, supernove e stelle di neutroni, tutti soggetti particolarmente energetici. Quanto osservato invece dal telescopio spaziale James Webb è stato colorato di rosso, arancione, giallo, verde, blu e serve a evidenziare la struttura generale della galassia (che altrimenti ai raggi X apparirebbe come una distesa di puntini).
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