Il rover marziano NASA Perseverance ha trovato tracce di molecole organiche nel cratere Jezero
NASA Perseverance sta continuando l'esplorazione della base del cratere Jezero per scoprirne l'origine e l'evoluzione. Grazie agli strumenti di bordo (PIXL e SHERLOC) ha trovato tracce di rocce ignee e molecole organiche.
di Mattia Speroni pubblicata il 16 Dicembre 2021, alle 16:28 nel canale Scienza e tecnologiaNASA
Continua l'esplorazione del cratere Jezero da parte di NASA Perseverance che sta conducendo una serie di indagini per conoscere la storia di quella parte di Marte. Grazie alla raccolta dei campioni che saranno poi inviati sulla Terra con la missione Mars Sample Return gli scienziati potranno avere a disposizione materiali importantissimi. Ma per non aspettare fino al 2033 (circa) gli strumenti a bordo del rover marziano possono aiutare a formulare le prime ipotesi.
Le ultime ricerche si sono concentrate sul capire la storia del cratere Jezero. Quella zona un tempo era un lago ma la sua formazione ed evoluzione non è stata chiara da subito. Capire come si è evoluto il Pianeta Rosso è fondamentale anche per avere un'idea di come si è evoluta la Terra e come si potrebbero evolvere gli esopianeti.
NASA Perseverance e le rocce di Marte
Secondo l'ultimo report dell'agenzia spaziale le analisi effettuate nel corso delle scorse settimane hanno portato gli scienziati a pensare che le rocce alla base del cratere hanno interagito con l'acqua più volte. Ancora più interessante è che le rocce contengono anche molecole organiche. La NASA ha comunque specificato che queste non sono necessariamente biofirme (quindi molecole legate a processi biologici).
Le analisi hanno però iniziato a fare luce sull'origine delle rocce che non sono di tipo sedimentario ma igneo. La roccia analizzata grazie a PIXL è chiamata "Brac" (la seconda campionata dopo Rochette) ed è composta da grandi cristalli di olivina inclusi in cristalli di pirosseno.

Ken Farley (della Caltech) ha dichiarato che una tipologia di roccia di questo tipo è data da magma che si raffredda lentamente come nel caso di un flusso di lava, un lago di lava o una camera magmatica. Una domanda che rimane senza risposta è che non sappiamo se la roccia si è formata da un lago di lava oppure da una camera magmatica sotterranea che poi l'erosione ha fatto venire alla luce.
Ma non è finita qui. La roccia è venuta a contatto più volte con acqua facendo comprendere come questa molecola fosse molto più abbondante in passato. Questo significa che l'acqua presente ancora su Marte è solo una parte di quella che c'era un tempo, ma quanta ne fosse presente non è chiaro.
Le molecole organiche trovate dal rover marziano
L'altra notizia riguarda le tracce di molecole organiche scoperte dal rover marziano. In quel caso è stato impiegato lo strumento SHERLOC sempre presente sul braccio robotico. Queste molecole che contengono carbonio si trovano sia all'interno delle rocce sia nella polvere.
Grazie alle capacità di SHERLOC si può mappare la distribuzione spaziale delle molecole organiche incluse nelle rocce. Grazie a questa funzionalità è quindi possibile associare le molecole ai minerali delle rocce per avere una migliore comprensione l'ambiente nel quale si sono formate ma i processi di formazione rimangono non chiari.

La speranza degli scienziati è che se si sono conservate queste molecole organiche, anche potenziali biofirme potrebbero non essersi degradate con il tempo e sarebbero quindi rilevabili. Le analisi necessarie saranno però svolte sulla Terra. Attualmente sono state utilizzate 6 delle 43 provette che NASA Perseverance ha a disposizione. Quattro contengono "carote" di roccia (due per ogni roccia), una contiene atmosfera marziana (per via del mancato campionamento iniziale) mentre una serve come "bianco" per capire se le provette potessero essere contaminate in origine.
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2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infocioè se riescono a fare tutto il resto, questa per quanto mi riguarda è una ca22ata da fare, e se non l'hanno fatta significa che non hanno voluto (e non che non hanno potuto).
da calcoli spannometrici mi viene che ci sarebbe voluto un razzo (Terra -> Marte) quasi 3 volte più potente di quello usato. Oltre al fatto che già far volare un drone su Marte è stata un'impresa, figuriamoci far decollare un razzo.
Insomma, i costi e i rischi sarebbero stati folli.
Che io sappia, l'idea per il recupero dei campioni, si basa su un piccolo razzo che porta i campioni in orbita marziana, dove una terza missione li recupererà e li porterà sulla terra.
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