Hanno collegato l'orecchio di una locusta morta a un robot
In Israele un gruppo di ricercatori ha permesso a un robot di sentire e reagire a stimoli uditivi usando l'orecchio di una locusta morta. L'integrazione sensoriale tra robot e insetti potrebbe comportare molteplici vantaggi.
di Manolo De Agostini pubblicata il 04 Marzo 2021, alle 18:41 nel canale Scienza e tecnologia
14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoL'occhio fa schifo, ha una definizione decente solo in una piccolissima area detta fovea, sensibile solo al rosso e al verde, che copre un campo visivo di circa un paio di gradi. La nostra visione nitida è un'illusione, grazie alle saccadi il cervello costruisce un'idea coerente del mondo, ma la nostra visione reale ha punti ciechi che vengono ricreati "a fantasia", zone insensibili al colore, zone insensibili al movimento...
I sensori creati per i grandi telescopi astronomici hanno risoluzioni enormi, ci sono sensori in grado di catturare 2000 fotogrammi al secondo, sensori che funzionano con una quantità microscopica di luce, sensori che possono rilevare infrarossi e ultravioletti.
Qualsiasi compito oggi svolto da un occhio può essere svolto meglio da un sensore
Ma questo vale se ti interessa usarli come protesi, ma se ti interessa la loro funzione non sei obbligato a collegarli ad un cervello umano, sono sensori elettronici, è ovvio che si collegheranno ad un elaboratore elettronico, che farà quello che deve fare fornendoci solo il risultato finale.
Tra un sistema di sorveglianza elettronico e uno basato su occhi umani, scelgo ovviamente il primo.
che ne pensi di:
"casalinga 50enne collega una locusta a un robot, quello che succede è incredibile"
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