Geoingegneria, la Casa Bianca pubblica un rapporto sui possibili 'pro', ma l'Onu invita alla cautela

Geoingegneria, la Casa Bianca pubblica un rapporto sui possibili 'pro', ma l'Onu invita alla cautela

Gli Stati Uniti dovrebbero aprire un programma di studio sulla geoingegneria, al fine di non farsi trovare impreparati nel caso di un suo "possibile uso": e questo studio dovrebbe comportare anche sperimentazioni all'aperto, nell’ambiente reale. E' quanto affermato dal rapporto, di 44 pagine, richiesto dal Congresso e presentato alla presidenza Biden lo scorso venerdì. Ma l'Onu teme per lo strato di ozono

di pubblicata il , alle 17:23 nel canale Scienza e tecnologia
 

La Casa Bianca potrebbe (e dovrebbe) guardare con interesse alla geoingegneria, ovvero alla possibilità di attuare delle misure che vadano a riflettere nello spazio parte della radiazione solare che arriva sulla Terra, al fine di raffreddare il Pianeta.

E' quanto affermano le 44 pagine del rapporto federale sulla geoingegneria solare, pubblicato venerdì sui canali ufficiali dell'esecutivo americano; il documento proviene dall'Office of Science and Technology Policy della Casa Bianca ed è stato prodotto per adempiere a un mandato del Congresso incluso nel Consolidated Stanziaments Act (approvato nel 2022), che chiedeva alla Casa Bianca di sviluppare un "quadro di governance della ricerca per fornire indicazioni su trasparenza, impegno e gestione del rischio per il lavoro finanziato con fondi pubblici nella ricerca sulla geoingegneria solare".

Il paper non si pone totalmente a favore della geoingegneria – questo è bene precisarlo – quanto più cerca di redigere, in maniera chiara e obiettiva, i motivi per cui la Casa Bianca dovrebbe essere informata su cosa sia questo campi di studi e ne conosca approfonditamente rischi e benefici.

L'unica strada per arrivare a questo livello di conoscenza, secondo gli autori, è farne parte a propria volta, a livello teorico, con studi e simulazioni, e a livello pratico, con esperimenti outdoor:

"Un programma di ricerca sulle implicazioni scientifiche e sociali della modificazione della radiazione solare (SRM) consentirebbe di prendere decisioni più informate sui potenziali rischi e benefici della SRM come componente della politica climatica, accanto agli elementi fondamentali della mitigazione delle emissioni di gas serra e dell’adattamento", sostiene il rapporto, aggiungendo che – così facendo – gli Stati Uniti sarebbero in grado di valutare meglio l'impatto della SRM nel caso in cui venisse usata da altri attori, pubblici o privati.

Il documento identifica due strade principali da poter percorrere per raffreddare il Pianeta: l'iniezione di aerosol stratosferico e lo schiarimento delle nuvole marine.

  • L'iniezione di aerosol stratosferico: ovvero il rilascio di particelle di anidride solforosa o un'altra sostanza nell'atmosfera superiore per riflettere la luce solare lontano dalla Terra;
  • Lo schiarimento delle nuvole marine: ovvero l’iniezione di sale marino (o altri metodi) per migliorare la riflettività di alcune nuvole;

Geoingegneria Stati Uniti

"Un programma di ricerca volto a migliorare la quantificazione degli effetti dell'implementazione di potenziali metodi SRM sul sistema terrestre dovrebbe coinvolgere osservazioni, sperimentazione e modellazione" viene specificato più avanti dagli autori, che aggiungono "Gli esperimenti all’aperto, in combinazione con studi di modello e di laboratorio, si rivelerebbero preziosi per comprendere i processi coinvolti nel potenziale impiego di SRM. Inoltre, trarrebbero beneficio dallo sviluppo e dalla verifica delle tecnologie di iniezione dell'aerosol, dei sistemi di osservazione e degli strumenti di analisi".

Come detto ad inizio articolo, il rapporto non parteggia né a favore né contro la geoingegneria, portandone, pertanto, alla luce i potenziali pericoli, con un'analisi "risk VS risk" (letteralmente, rischio contro rischio), ovvero i rischi dell'intervento contro il cambiamento climatico (in questo caso, l'uso della geoingegneria) rispetto alla totale inazione.

"Queste incognite [ndr, legate alla geoingegneria] e la comprensione in continua evoluzione dei sistemi terrestri complessi forniscono un argomento convincente a supporto della ricerca per comprendere meglio sia i potenziali benefici che i rischi", afferma il rapporto, avvertendo sul fatto che il rischio maggiore sia vedere in questa tecnologia una soluzione completa al riscaldamento globale, tralasciando pericolosamente gli effetti negativi già in atto, quali l'acidificazione degli oceani o l'inquinamento atmosferico.

Agli avvertimenti del report si aggiungono quelli dell'Onu, che teme che l'uso di aerosol possa andare a vanificare decenni di progressi nella riparazione dello strato di ozono terrestre.

La scoperta di un buco nello strato di ozono – o per essere più precisi, del suo assottigliamento sopra le regioni polari - è stata diffusa per la prima volta da Mario J. Molina e F. S. Rowland tramite il loro articolo "Stratospheric sink for chlorofluoromethanes: chlorine atom-catalysed destruction of ozone" pubblicato nel 1974 su Nature.

Una decina di anni più tardi, nel 1985, alcuni scienziati del British Antarctic Survey, resero pubbliche le loro ricerche in proposito e, quattro anni dopo, il Protocollo di Montreal (lo strumento operativo dell'UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite per l'attuazione della Convenzione di Vienna "a favore della protezione dell'ozono stratosferico") veniva ratificato da tutti i 197 Paesi membri dell'Onu, entrando in vigore.

L'ultimo rapporto del Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2022, presentato il 9 gennaio scorso, ha affermato che lo strato di ozono potrebbe risanarsi entro quattro decadi, a patto di non venire colpito dagli esperimenti di geoingegneria.

Il documento - pubblicato ogni quattro anni con lo scopo di monitorare i progressi e quindi l'efficacia del Protocollo di Montreal – ha messo in luce come le normative promulgate abbiamo portato al notevole recupero dello strato protettivo di ozono nella stratosfera superiore e alla riduzione dell'esposizione umana ai raggi ultravioletti (UV) nocivi del sole.

Secondo i dati presentati, se le politiche attuali rimarranno in vigore, lo strato dovrebbe tornare ai valori del 1980 entro il 2040: nell'Antartico, questo recupero è previsto entro il 2066 circa, mentre nell'Artico entro il 2045.

Inoltre, il rapporto ha sottolineato come il Protocollo di Montreal abbia comportato diversi benefici anche agli sforzi per mitigare il cambiamento climatico, contribuendo a evitare il riscaldamento globale di circa 0,5°C. Nel 2016 un accordo aggiuntivo al Protocollo di Montreal, noto come Kigali Amendment, eviterà un ulteriore riscaldamento di 0,3-0,5°C entro il 2100.

La misura si è resa necessaria per la riduzione graduale della produzione e del consumo di alcuni idrofluorocarburi (HFC), sostanze climalteranti ma non ozono lesive.

Meg Seki, segretaria esecutiva del Segretariato per l’ozono dell'United Nations environment programme (Unep) ha commentato:

"Che secondo l'ultimo rapporto quadriennale il recupero dell'ozono sia sulla buona strada è una notizia fantastica. L'impatto che il Protocollo di Montreal ha avuto sulla mitigazione dei cambiamenti climatici non può essere sottovalutato. Negli ultimi 35 anni, il Protocollo è diventato un vero campione per l'ambiente. Le valutazioni e le revisioni intraprese dal team di valutazione scientifica rimangono una componente vitale del lavoro del Protocollo che aiuta a informare i responsabili politici e decisionali".

Serena Giacomin, climatologa e Presidente di Italian Climate Network, ha però messo in guardia dal rischio che alcune misure di geoingegneria possano vanificare ogni progresso, in quanto – come sostenuto anche da altri esperti - una "conseguenza non intenzionale" della SAI [ovvero l'iniezione di aerosol stratosferici] "potrebbe anche influenzare le temperature stratosferiche, la circolazione e i tassi di produzione e distruzione dell'ozono e il trasporto": l'invito è dunque a procedere con la dovuta cautela.

"L'UNEP non boccia completamente queste soluzioni perché sono tante e molto diverse tra di loro, ma non ci si può aspettare un 'lasciapassare' generico. E questo ci riporta in qualche modo al primo punto di cui abbiamo discusso: il principio di azione-reazione. Per applicare la geoingegneria dovremmo essere davvero consapevoli e capaci di preventivare immediatamente le conseguenze della messa in atto di ogni singolo progetto geo-ingegneristico. Al contrario, è intuitivo accorgersi che queste soluzioni potrebbero trasformarsi in ulteriori problemi da dover risolvere. Nel momento in cui, ad esempio, spariamo aerosol in atmosfera per aumentare la riflessione cercando di ristabilire l'equilibrio energetico climatico, sostanzialmente raffreddandolo, siamo sicuri che poi non ci siano degli effetti imprevisti? Non è tanto un problema etico, il problema è avere le capacità di capire gli effetti globali a cui si andrebbe incontro. Non è solo difficile, è proprio complesso. Il sistema climatico è fisicamente un sistema complesso, fatto di tanti sistemi intimamente legati tra loro, che interagiscono. Sollecitandolo dobbiamo aspettarci dei feedback non sempre lineari. Se oggi sappiamo che riducendo le emissioni di gas climalteranti si va a ridurre la quantità di quei gas serra che hanno capacità di immagazzinare calore in atmosfera riportandoci alle concentrazioni pre-rivoluzione industriale, non sappiamo invece cosa potrebbe succedere se sistematicamente immettessimo in atmosfera a livello globale qualcos'altro creando un ulteriore disequilibrio rispetto al clima terrestre che conosciamo".

Geoingegneria Stati Uniti

Per approfondimenti, potete leggere i precedenti articoli che abbiamo dedicato all'argomento:

4 Commenti
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phmk06 Luglio 2023, 10:03 #1

Ma...

Le scie chimiche non erano una bufala, fake etc. etc... ??
Ah no, forse qualcosa di vero c'è ...
Unrue06 Luglio 2023, 11:02 #2
Direi che è terreno fertile per i complottari.
CYRANO06 Luglio 2023, 13:41 #3
Gombloddooh ci vogliono avvelenare col carbonato di calcio !!11!!



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djufuk8707 Luglio 2023, 11:29 #4
Beh nulla di nuovo.. l'hanno semplicemente "divulgato".
Era chiara la manipolazione climatica e la creazione di nuvole riflettenti.

E' che poi i complottisti ci ricamano su le peggiori stron**te....

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