Controllare un drone virtuale con la mente: la nuova frontiera dei dispositivi neurali

Controllare un drone virtuale con la mente: la nuova frontiera dei dispositivi neurali

Un uomo paralizzato ha pilotato un drone virtuale grazie a un impianto cerebrale sviluppato da dalla Stanford University. Il sistema traduce i segnali del cervello in comandi precisi e apre nuove possibilità per l’interazione uomo-macchina e il recupero di abilità motorie

di pubblicata il , alle 12:01 nel canale Scienza e tecnologia
 

Un uomo di 69 anni con paralisi ha superato i limiti imposti dal suo corpo grazie a un dispositivo sperimentale che collega direttamente il cervello a un sistema di controllo digitale. Sviluppato dai ricercatori della Stanford University, l’impianto cerebrale gli ha permesso di pilotare un drone virtuale (in una sorta di videogioco) attraverso percorsi complessi semplicemente immaginando di muovere le dita. I risultati dello studio si possono leggere su Nature.

Il cuore del progetto è costituito da due array di microelettrodi a 96 canali, impiantati nella corteccia motoria del paziente, una zona del cervello responsabile del controllo del movimento. Questi elettrodi captano i segnali neurali associati ai movimenti delle dita, anche in un corpo immobilizzato, traducendoli in comandi grazie a un sofisticato algoritmo di apprendimento automatico.

Durante l’esperimento, il partecipante ha completato con successo 12 giri su un percorso a ostacoli, con una media di 222 secondi per giro. Inoltre, è riuscito a passare attraverso 28 anelli disposti casualmente in soli 10 minuti, dimostrando un livello di precisione paragonabile a quello ottenuto con i controller fisici tradizionali.

Stanford - Drone virtuale

Il sistema associa i movimenti immaginati a comandi specifici:

  • Il pollice controlla la direzione (avanti/indietro, sinistra/destra)
  • Indice e medio regolano l'altitudine
  • Anulare e mignolo gestiscono la rotazione del drone

L’obiettivo del progetto non è solo tecnico, ma profondamente umano. Il partecipante ha espresso il desiderio di utilizzare un’interfaccia cervello-computer per controllare un quadricottero, in quanto lo vedeva come un simbolo di libertà e superamento delle sue limitazioni fisiche.

Questa tecnologia rappresenta un passo avanti nella comunicazione uomo-macchina, con applicazioni che spaziano dal miglioramento della qualità della vita di persone con disabilità al potenziamento dell’interazione con dispositivi digitali.

I progressi nelle interfacce neurali continuano a moltiplicarsi. Oltre a Stanford, aziende come Neuralink e Synchron stanno sviluppando soluzioni diverse, dalle impiantabili minimamente invasive a sistemi avanzati per il controllo mentale di dispositivi complessi. Nel frattempo, istituzioni come UC San Francisco e UC Berkeley stanno esplorando applicazioni che vanno dalla traduzione del pensiero in testo alla ricostruzione di musica direttamente dall’attività cerebrale.

Con il perfezionamento di queste tecnologie, il confine tra mente e macchina si fa sempre più sottile, e apre a scenari che un tempo erano solo immaginabili, dimostrando come i dispositivi informatici possono interagire con gli impulsi elettrici e la biologia del cervello umano, migliorandolo e condizionandolo.

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