Confutato lo studio sul buco nero stellare più vicino alla Terra: si tratterebbe di un sistema stellare binario
Nella prima metà del 2020 uno studio aveva annunciato la scoperta del buco nero stellare più vicino alla Terra. Ora nuovi dati e uno studio hanno smentito questa possibilità: si tratterebbe di un sistema binario osservato in un momento particolare.
di Mattia Speroni pubblicata il 02 Marzo 2022, alle 09:31 nel canale Scienza e tecnologiaESO
All'inizio di maggio 2020 era stata annunciata la scoperta del buco nero stellare più vicino alla Terra mai rilevato (nel sistema HR 6819). Oltre a titoli sensazionalistici e allarmistici, in realtà non c'era alcun pericolo per il nostro Pianeta, si trattava di una scoperta rilevante. Conoscere l'Universo e gli oggetti celesti al suo interno permette di avere un'idea più chiara di ciò che ci circonda. Ora, a distanza di quasi due anni, quello stesso studio è stato confutato.
Non si tratta di "qualcosa di strano" in ambito scientifico. Nuovi dati, osservazioni o analisi possono cambiare lo scenario e quindi modificare anche la comprensione di un fenomeno. Per capire lo spirito di collaborazione, sia il team che ha contestato i dati che quello che aveva redatto lo studio iniziale hanno lavorato insieme per giungere a una nuova conclusione. Non c'è alcun buco nero all'interno del sistema HR 6819, ma un sistema binario con una "stella vampiro".
Non c'è un buco nero in HR 6819, ma un sistema stellare binario
Nel nuovo studio dal titolo "HR 6819 is a binary system with no black hole" i precedenti dati sono stati rivisti grazie a tecniche di interferometria infrarossa e spettroscopia ottica di campo integrale. Questo ha permesso di cambiare quella che era l'idea precedentemente resa pubblica dando così un nuovo volto al sistema HR 6819.

Thomas Rivinius, astronomo dell'ESO e uno dei ricercatori che ha redatto lo studio originale, ha dichiarato sulla vicenda "non solo è normale, ma dovrebbe essere obbligatorio esaminare tutti i risultati, e tanto più un risultato che finisce in prima pagina". Secondo le nuove ricerche il sistema HR 6819 non avrebbe alcun buco nero ma sarebbe invece composto da due stelle con un'orbita di 40 giorni (stesso periodo orbitale calcolato in passato). In questo caso però una delle due stelle avrebbe perso gran parte della sua massa a causa della sua compagna.
Come scritto sopra, per chiarire la struttura di questo sistema si è deciso di unire le forze dei due team di ricerca e di acquisire nuovi dati grazie al VLT e al VLTI, quest'ultimo fondamentale per capire quale delle due ipotesi era corretta. Una delle certezze era la presenza di due sorgenti luminose nel sistema mentre la tipologia dell'orbita avrebbe definito se ci fossero due stelle (orbite vicine) oppure due stelle e un buco nero (orbite distanti).

Rappresentazione artistica del sistema binario di HR 6819
Si è scelto di impiegare quindi gli strumenti GRAVITY di VLTI e MUSE di VLT. Il primo ha permesso di avere una risoluzione maggiore del sistema mentre il secondo ha confermato la mancanza di un altro oggetto luminoso su un'orbita più ampia. Cosa ha portato al precedente studio? Una delle possibilità è che i dati siano stati catturati poco dopo che una delle due stelle aveva sottratto l'atmosfera della compagna. Questo ha portato la ricevente a ruotare più rapidamente e creando un errore nell'interpretazione dei dati.
Ora che la questione sembrerebbe più chiara, HR 6819 verrà comunque monitorato attraverso GRAVITY per capire come l'interazione tra le due stelle modifichi gli equilibri del sistema binario. In particolare nel nuovo studio si legge come "non solo l'orbita potrà essere studiata meglio, ma queste misurazioni forniranno per la prima volta la distanza e le stime precise della massa di quello che probabilmente è un oggetto gonfio e spogliato [ndr. degli strati più esterni] appena dopo l'interazione e la sua stella Be associata".
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