Blue Origin New Glenn: si torna a parlare dell'utilizzo di acciaio per competere con SpaceX
Blue Origin, con Project Jarvis, potrebbe cercare di ricucire il distacco con SpaceX e il suo progetto Starship. Lo scopo sarebbe quello di rendere il secondo stadio riutilizzabile ed economico grazie all'acciaio inossidabile.
di Mattia Speroni pubblicata il 28 Luglio 2021, alle 16:13 nel canale Scienza e tecnologiaBlue OriginSpaceX
A breve distanza dalla lettera aperta di Jeff Bezos all'amministratore della NASA in merito al lander lunare, si torna a parlare del razzo riutilizzabile New Glenn. Questo modello non ha ancora preso forma pubblicamente ma sarà alla base della strategia di lancio della società di Bezos per competere nel settore aerospaziale, in particolare contro SpaceX.
A differenza di Starship che utilizza un approccio con navicella integrata e un grande razzo, New Glenn dovrebbe essere una soluzione più convenzionale e che si frapporrebbe tra Falcon 9 e Starship stessa filosofia costruttiva. Purtroppo la scarsità di informazioni pubbliche non ha fatto che incrementare voci di corridoio e confronti (non lusinghieri) con la società di Elon Musk.
Blue Origin: un secondo stadio in acciaio inossidabile?
Lo scopo di New Gleen è quello di essere una soluzione economicamente sostenibile sia per Blue Origin che per i clienti. Per riuscirci si è puntato sul recupero del primo stadio con atterraggi verticale, ma non solo. Come specificato durante il lancio della missione NS-16, New Shepard avrebbe parte delle componenti utilizzabili nel secondo stadio di New Glenn.
Per rendere appetibile il lancio di questo vettore, anche il secondo stadio del razzo sarebbe recuperabile riducendo i costi complessivi (nel caso di Falcon 9 non c'è recupero, per Starship è la navicella stessa il secondo stadio). Nuove indiscrezioni hanno aggiunto qualche dettaglio sulla strategia della società.
Secondo quanto riportato, dietro il nome di Project Jarvis si nasconderebbe la realizzazione di serbatoi per propellente in acciaio inossidabile (sulla falsariga di quanto fatto da SpaceX con Starship, abbandonando i più costosi e difficili da lavorare materiali compositi). Questo abbatterebbe i costi e permetterebbe la riusabilità del vettore. Il secondo stadio avrebbe un diametro di 7 metri (nel Falcon 9 è di 3,66 metri) e utilizzerebbe due motori BE-3U da 1100 kN di spinta, derivati da quelli di New Shepard ma pensati per il vuoto.
Il primo stadio di New Glenn non sarà invece in acciaio inossidabile, a differenza di quanto vociferato in passato. Le dimensioni, secondo Blue Origin, saranno pari a circa 60 metri in altezza e col secondo stadio e i fairing, arriveranno a poco meno di 100 metri. Starship sarà alta 120 metri.
Se per SpaceX tutti possono vedere buona parte degli sviluppi grazie agli "osservatori esterni" a Boca Chica, nel caso di Blue Origin c'è un vero e proprio muro che nasconde i possibili avanzamenti del progetto. Un approccio "vecchia scuola" era stata data come possibile problematica del ritardo della società di Bezos rispetto a quella di Musk, mettendo anche in crisi i rapporti con partner come ULA.
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