Semiconduttori, bene gli investimenti ma si rischia la paralisi: bisogna formare personale specializzato
Un report dalla SIA, associazione che riunisce i principali produttori statunitensi di chip, lancia l'allarme: a fronte del ritorno in patria della capacità produttiva, potrebbe generarsi un'enorme carenza di personale specializzato. Senza misure adeguate, all'appello potrebbero mancare 67.000 lavoratori entro il 2030.
di Manolo De Agostini pubblicata il 26 Luglio 2023, alle 10:11 nel canale MercatoDopo l'ultimo passaggio che ha finalmente sbloccato lo European Chips Act, il Vecchio Continente guarda alla produzione di semiconduttori e alla creazione di un ecosistema tecnologico più competitivo con rinnovata speranza.
Un processo che, però, non richiede semplicemente molti soldi, ma anche competenze, ed è un punto fondamentale per un ecosistema in forte espansione, dove i protagonisti del settore (Intel, TSMC, Samsung, ecc.) stanno investendo nella costruzione di nuove Fab, dislocandole in diverse aree del mondo per garantire la resilienza della filiera a fronte di imprevisti e tensioni geopolitiche.
Nelle scorse ore la Semiconductor Industry Association (SIA), l'associazione che racchiude i protagonisti dell'industria dei chip a stelle e strisce, in partnership con Oxford Economics, ha pubblicato uno studio che dovrebbe interessare da vicino i vertici europei.
Secondo la SIA, negli Stati Uniti c'è una forte carenza di tecnici, informatici e ingegneri, con un deficit previsto nell'industria dei semiconduttori di 67.000 lavoratori entro il 2030 e un gap di 1,4 milioni di tali figure nell'economia USA nel suo complesso. Il report fornisce anche una serie di suggerimenti per colmare il divario di talenti e integrare le iniziative di sviluppo della forza lavoro che sono già in corso da parte delle aziende di semiconduttori.
"I lavoratori dei semiconduttori sono la forza trainante della crescita e dell'innovazione nel settore dei chip e in tutta l'economia statunitense", ha affermato Matt Johnson, presidente e CEO di Silicon Labs e del consiglio di amministrazione di SIA. "Un'efficace collaborazione tra governo e industria può superare la carenza di talenti che affligge il nostro settore, creare la forza lavoro tecnologica americana più forte possibile e liberare tutto il potenziale dell'innovazione dei semiconduttori".
Il CHIPS and Science Act approvato dagli Stati Uniti punta a riportare in patria una buona capacità produttiva di semiconduttori, oltre alla ricerca e sviluppo, per questo motivo la SIA sta lanciando un allarme. "Lo studio prevede che la forza lavoro dell'industria dei semiconduttori negli Stati Uniti crescerà di quasi 115.000 posti di lavoro entro il 2030, dai circa 345.000 di oggi a circa 460.000 entro la fine del decennio. Come sottolineato, circa 67.000 di questi posti di lavoro rischiano di rimanere vacanti in assenza di azioni per colmare il divario".
La SIA ha snocciolato tre suggerimenti per limitare, e se possibile evitare, che l'industria si scontri con una carenza di forza lavoro qualificata:
- Rafforzare il sostegno ai partenariati e ai programmi regionali volti a far crescere la formazione di tecnici qualificati per la produzione di semiconduttori e altri settori manifatturieri avanzati.
- Fare crescere la formazione nazionale in ambito STEM per ingegneri e scienziati informatici vitali per l'industria dei semiconduttori e altri settori fondamentali per l'economia futura.
- Trattenere e attrarre più studenti di laurea specialistica internazionale all'interno dell'economia statunitense.
Del divario totale indicato, lo studio stima che circa il 39% del gap (26.400 posti di lavoro) riguarderà occupazioni di tecnici, il 41% (27.300 posti di lavoro) occupazioni di ingegneri e il 20% (13.400 posti di lavoro) di informatici.
Nelle scorse settimane TSMC, impegnata nella costruzione di due Fab in Arizona, ha annunciato ritardi nella messa in funzione degli impianti proprio per la mancanza di lavoratori specializzati nell'allestimento delle camere bianche.
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