OpenAI, la ristrutturazione societaria rischia di sforare il termine del 31 dicembre. Perché e cosa può succedere ora?

OpenAI, la ristrutturazione societaria rischia di sforare il termine del 31 dicembre. Perché e cosa può succedere ora?

OpenAI e Microsoft trattano su API, diritti di proprietà intellettuale e clausola AGI: l’accordo è cruciale per la ristrutturazione che consenta quote azionarie agli investitori e nuovi round, ma il confronto potrebbe superare la scadenza di fine anno, con possibili effetti sugli impegni di SoftBank e sulla raccolta

di pubblicata il , alle 17:01 nel canale Mercato
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La ristrutturazione societaria di OpenAI con ogni probabilità slitterà al prossimo anno: le trattative con Microsoft sui termini futuri della partnership stanno rallentando il piano e rendendo più complicata la raccolta da miliardi di dollari che la società intende portare avanti.

Le due realtà, com'è noto, stanno cercando di trovare una quadra per riscrivere il contratto di partnership che durerà fino al 2030 e che, una volta finalmente definito, sbloccherà il piano di ristrutturazione che potrà consentire agli investitori di OpenAI di detenere quote societarie, preparando così il terreno ad un futuro approdo in borsa.

Le fonti "vicine alle trattative" citate dal Financial Times riferiscono che al momento vi sono ancora divergenze su alcune questioni chiave che potrebbero allungare il confronto fin oltre il termine del 31 dicembre, con il rischio di ritardare la riorganizzazione dell'assetto societario e complicare ulteriori raccolte di capitali.

La data del 31 dicembre 2025 è piuttosto importante, poiché con essa scattano alcune clausole a tutela degli attuali investitori di OpenAI. Ad esempio SoftBank potrebbe esercitare il diritto di trattenere il proprio impegno da 10 miliardi di dollari, con ricadute particolarmente significative non solo sull'operato della società ma anche sugli altri tentativi di OpenAI di raccogliere fondi. 

Secondo quanto si apprende, uno dei nodi più critici riguarderebbe l'accesso alle API di OpenAI. Al momento Microsoft detiene diritti esclusivi di hosting dei modelli su Azure, assumendo di fatto il ruolo di "gatekeeper" dell'accesso alle tecnologie di OpenAI. Quest'ultima desidererebbe affiancare l'accordo in essere con Microsoft con altre collaborazioni con Google e AWS per espandere la distribuzione. In tal senso l'interesse di OpenAI è sia quello di poter avere una diversificazione di partner, sia di ampliare i canali API per espandere i ricavi. Chiaramente Microsoft non ha alcun incentivo a spartire la torta con altri player del settore, dal momento che oggi l'uso di servizi Azure per l'accesso alle API OpenAI costituisce il 25% circa dei 12 miliardi di dollari di fatturato ricorrente annuale. Al momento il compromesso su cui le due realtà si starebbero orientando è quello di un accesso non esclusivo, quindi anche su cloud diversi da Azure, solo per i clienti governativi.

C'è poi un altro tema delicatissimo, e cioè quale grado di accesso potrà avere in futuro Microsoft alla proprietà intellettuale di OpenAI e in particolare se potrà apprendere nei dettagli i meccanismi di addestramento dei modelli o se dovrà limitarsi semplicemente ad usarli nei propri prodotti e servizi senza visibilità su ciò che avviene "sotto la scocca".

Sul tema della proprietà intellettuale c'è però un'altra clausola di particolare importanza e che riguarda l'AGI, l'intelligenza artificiale generale. Se OpenAI dovesse riuscire a centrare il traguardo, avrebbe automaticamente il diritto di ridurre o interrompere l'accesso di Microsoft alla proprietà intellettuale. Microsoft punta ad eliminare questa clausola, mentre OpenAI intende mantenerla poiché rappresenta una forte leva negoziale nelle sue mani.

L'equilibrio dei punti di accordo sui temi delle API e della proprietà intellettuale andrà ad incidere sulla dimensione del pacchetto azionario che Microsoft deterrà dopo la ristrutturazione. A fronte di investimenti cumulati di oltre 13 miliardi di dollari, al colosso di Redmond potrebbe andare una percentuale tra il 30% e il 35%, anche se i termini definitivi potrebbero spostare, anche significativamente, questa percentuale. 

Le due società definiscono la partnership “di lungo termine e produttiva” e affermano che i colloqui proseguono con ottimismo sulla capacità di “continuare a costruire insieme per gli anni a venire”, formula che sottolinea la volontà di difendere sinergie industriali pur negoziando i dettagli più sensibili. Lo sbocco più probabile è comunque il raggiungimento di un accordo e, secondo i dirigenti OpenAI, anche se lo stallo dovesse proseguire oltre il termine del 31 dicembre, Softbank non eserciterà la facoltà di ritirare i propri investimenti. In questo modo OpenAI potrà proseguire con maggior tranquillità alla raccolta di capitali, con operazioni che potrebbero portare la valutazione della società a 500 miliardi di dollari.

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