Intel tra lockdown cinesi e guerra in Ucraina: sfide produttive fino al 2024

Il CEO di Intel Pat Gelsinger e il CFO Dave Zinsner discutono dell'andamento del mercato PC e dell'industria dei semiconduttori a fronte dei lockdown cinesi e della guerra in Ucraina. Tra piccoli spiragli di luce emerge tanta incertezza e la richiesta ai governi di investire di più sui semiconduttori.
di Manolo De Agostini pubblicata il 29 Aprile 2022, alle 09:11 nel canale MercatoIntel
Qual è lo stato di salute e quali sono le incognite per il settore dei semiconduttori? A margine dell'ultima trimestrale, il CEO Pat Gelsinger e il direttore finanziario (CFO) Dave Zinsner hanno esposto la loro visione, anche a fronte delle recenti dinamiche mondiali: dalla guerra in Ucraina ai lockdown in Cina, come quello a Shanghai, senza dimenticare il forte aumento dell'inflazione e le preesistenti problematiche della filiera produttiva.
"Continuo a ritenere che siamo solo all'inizio di un ciclo di crescita a lungo termine nel settore dei semiconduttori", ha esordito Gelsinger. "Continuiamo a osservare alcune limitazioni in aree come Ethernet, un calo della domanda nei PC consumer di fascia bassa e alcuni aggiustamenti dell'inventario, ma nel complesso i segnali di domanda da parte dei clienti continuano a essere robusti in aree come il comparto aziendale, cloud, intelligenza artificiale, grafica e networking. I semiconduttori sono il carburante dell'innovazione e della trasformazione in una vasta gamma di settori".
Ormai veniamo da due anni di grandi problemi per la filiera dei chip, al momento non del tutto strutturata a sostenere una domanda di tecnologia che arriva da tutti i settori e da un numero sempre maggiore di persone. I lockdown a Shanghai e la guerra in Ucraina non aiutano a uscire rapidamente dalla crisi e secondo Gelsinger i tempi sono ancora lunghi: bisognerà aspettare almeno il 2024.
"Nella filiera, i lockdown a Shanghai e la guerra in Ucraina hanno dimostrato più che mai che il mondo ha bisogno di una produzione di semiconduttori più resiliente e geograficamente equilibrata. La carenza di chip è costata all'economia statunitense 240 miliardi di dollari l'anno scorso, e prevediamo il settore continuerà a vivere delle difficoltà almeno fino al 2024 in aree come la capacità produttiva e la disponibilità dei macchinari". Quest'ultimo è un "collo di bottiglia" decisamente importante di cui abbiamo discusso qualche giorno fa in modo esteso.
Intel ritiene di essere "in una buona posizione" per affrontare queste sfide con gli investimenti annunciati sia negli Stati Uniti che in Europa, ma secondo Gelsinger la velocità con cui potranno essere superate "dipende dalle azioni degli Stati Uniti e di altri governi. L'America ha mostrato la sua leadership quando il Congresso ha approvato il CHIPS Act, ma da allora la situazione globale è diventata ancora più grave. L'UE è stata molto aggressiva nel portare avanti la legislazione per affrontare questa sfida e di recente ho testimoniato al Senato per evidenziare la necessità fondamentale che gli Stati Uniti finanzino il CHIPS Act. Continuo a incoraggiare il Congresso a finanziare questa legge fondamentale e a consentirci di muoverci più rapidamente verso la realizzazione di una filiera equilibrata dei semiconduttori".
In attesa di questo aiuto da parte della politica, Intel afferma che la sua rete produttiva continua a comportarsi bene in un ambiente complicato: "Per la prima volta in anni, le Fab Intel e la fornitura di substrati sono vicini a soddisfare la domanda dei nostri clienti". Un piccolo spiraglio di luce in fondo al tunnel, anche se tutte le criticità del settore sembrano lontane dal potersi dire alle spalle.
"Nel settore dei PC, continuiamo a osservare una forte domanda commerciale, compensata dal calo nella fascia bassa sul fronte consumer e nel settore scolastico, oltre alla cessazione delle spedizioni ai clienti in Russia e Bielorussia", ha affermato il CFO David Zinsner.
"Inoltre, le limitazioni alla disponibilità di componenti continuano a essere una sfida con i più recenti lockdown COVID a Shanghai, cosa che aumenta ulteriormente i rischi per la filiera e contribuisce alle pressioni inflazionistiche che stanno avendo un impatto negativo sul mercato PC per l'intero anno. Di conseguenza, osserviamo che gli OEM continuano a ridurre i livelli di inventario per soddisfare meglio la domanda e allinearsi con gli altri componenti del sistema. Prevediamo che il riassetto degli inventari continuerà nel secondo trimestre e diminuirà nella seconda metà dell'anno".
Zinsner ha anche affermato che Intel prevede di gestire "l'ambiente inflazionistico" abbassando i propri costi di produzione e aumentando i prezzi "in alcuni segmenti", senza però specificare dove.
"Stimiamo che l'impatto sarà relativamente contenuto in base al presupposto che queste restrizioni stiano per finire", ha affermato Zinsner in merito alle misure cinesi per il contenimento del COVID. "Anche con un breve lockdown, prevediamo che ci vorrà del tempo prima che la filiera si normalizzi. Se i lockdown dovessero persistere o si estendessero oltre Shanghai, potremmo osservare un impatto maggiore sulle nostre prospettive".
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