Intel: cosa c'è, e chi c'è, nel dopo Pat Gelsinger?

Intel: cosa c'è, e chi c'è, nel dopo Pat Gelsinger?

L'addio immediato del CEO che aveva lanciato Intel in un'opera di rinnovamento totale lascia molti interrogativi sul futuro della società, dalle scelte immediate al cammino di medio-lungo termine. E chi prenderà le redini di un colosso che rischia il collasso?

di pubblicata il , alle 22:21 nel canale Mercato
Intel
 

L'addio di Pat Gelsinger a Intel non è stato il classico fulmine a ciel sereno. L'uscita di scena del CEO era tra le possibilità, dato che Intel che si trova in una durissima situazione di mercato e finanziaria.

L'impossibilità di competere nell'immediato ad armi pari con NVIDIA e AMD nel mercato dell'IA, le difficoltà nel mondo dei microprocessori un tempo roccaforte, e una produzione per conto terzi in contrapposizione a TSMC che taluni si aspettavano decollasse con più celerità sono solo alcuni dei problemi della società.

Il conto è arrivato: nel Q2 una perdita di 1,6 miliardi di dollari, nel Q3 si è saliti a 16,6 miliardi di dollari. Tagli alle spese in conto capitale, cioè negli investimenti produttivi, riduzione del personale per oltre 15.000 persone e voci di acquisizione che stridono con la storia da "jaggernaut" di Intel.

Qualcuno doveva pagare, e quel qualcuno non poteva che essere colui che nel 2021 aveva lanciato Intel in un piano di espansione produttiva senza precedenti, con investimenti per centinaia di miliardi di dollari per dislocare Fab in punti strategici del mondo e riportare l'azienda alla leadership nei processi produttivi.

Un piano che, secondo noi, non era per nulla campato in aria, ma complesso nell'attuazione ed esposto alle rapide evoluzioni del mercato. Tempo, è questa la parola che ha segnato la fine del regno di Gelsinger: proprio mentre Intel si prepara l'anno prossimo a introdurre la tecnologia 18A, il suo primo vero processo per conto terzi, ecco l'allontanamento. Nonostante l'accordo con AWS, il processo 18A non sembra aver catalizzato l'attenzione del mercato come sperato e, secondo alcuni, avrebbe problemi che non porteranno Intel a riconquistare la leadership tecnologica come sperato. The Verge scrive che "TSMC sta producendo il 30% dei suoi chip a 2 nanometri senza difetti", mentre il nuovo processo 18A di Intel non riuscirebbe a fare altrettanto, fermandosi a meno del 10%.

C'è poi l'enorme tema dell'intelligenza artificiale, con Intel che non ha acceleratori in grado di competere con le proposte di AMD e NVIDIA. Lì stanno confluendo acquisti e investimenti, lì Intel non è riuscita con Gaudi nemmeno a totalizzare 500 milioni di fatturato quest'anno, a fronte dei 27,64 miliardi di dollari raccolti da NVIDIA nel solo Q3.

È chiaro che gli animi al vertice dell'azienda devono essersi scaldati mentre ci si interrogava su come rimettersi sulla via della crescita. Gelsinger avrà difeso il suo piano, quello dei 5 processi in 4 anni, il CdA avrà richiesto invece azioni forti, discontinuità, e velocità. Ma il tempo è tiranno, e quello di Gelsinger era finito.

Secondo fonti di Bloomberg, Gelsinger sarebbe stato costretto al pensionamento per la mancanza di fiducia da parte del CdA sulla sua strategia. Per intenderci, la storia del pensionamento e i commenti alla "volemose bene" sarebbero la classica facciata. Troppo immediato e netto l'addio dell'ex AD per saluti a tarallucci e vino.

Il clima si sarebbe fatto così teso da mettere il CEO davanti a due opzioni: ritirarsi volontariamente o essere licenziato. Gelsinger ha scelto, saggiamente, di annunciare il suo ritiro. Un addio dorato, in quanto secondo un deposito di Intel presso la SEC otterrà tra i 7 e i 10 milioni di dollari circa.

Ma quel che è stato è stato, ora cosa succederà? Se il piano di Gelsinger non andava bene per il CdA, qual è la strada giusta per rimettere Intel in pista? Torna di moda l'ipotesi delle dismissioni di alcuni business, ma non solo.

Il primo scenario potrebbe essere separare l'unità prodotti da quella produttiva, ma appare improbabile. Per prima cosa Intel ha ottenuto dal governo USA fondi miliardari dal CHIPS Act per investire proprio nella sua attività produttiva. Le condizioni, però, limitano, e di molto, il margine di azione sulle fonderie. Anche perché, diciamola tutta, Intel Foundry non sembra avere le gambe per correre da sola nel caso di uno spezzatino, almeno non stando alle basi attuali.

L'altro scenario è farsi fondersi / farsi acquisire. È vero che le voci sull'interesse di Qualcomm sono scemate, ma è anche vero che il quadro è cambiato. Allo stesso tempo, la società guidata da Cristiano Amon non ha l'esperienza, né probabilmente la volontà, di accollarsi Intel Foundry. L'operazione incontrerebbe anche ostacoli normativi enormi, con il rischio di collassare. Per ora siamo a due scenari possibili ma altamente improbabili.

La terza via, più chiacchierata e forse concreta per tamponare la situazione, sarebbe quella di vendere Altera. Acquista nel 2015 per quasi 17 miliardi di dollari, l'unità degli FPGA è diventata indipendente e Intel ha intenzione di venderne una quota. Recentemente si è vociferato di un interesse per tutta Altera da parte di Lattice Semiconductor. Che l'accordo vada in porto o meno, il prossimo CEO di Intel potrebbe prendere una decisione su Altera come primo atto, ma non sarebbe certo la panacea di tutti i mali.

Nei mesi passati si è anche parlato di un investimento in Intel da parte di Apollo Global Management, un fondo di investimenti, fino a 5 miliardi di dollari. Al momento non se n'è fatto nulla, ma il rapporto tra Apollo e Intel è solido in quanto il fondo detiene una partecipazione azionaria del 49% in una joint venture collegata alla Fab 34 di Intel in Irlanda. Di certo, per quanto 5 miliardi rappresentino una boccata d'ossigeno, non risolvono le problematiche di Intel.

L'altro "tesoro" aggredibile da un nuovo CEO potrebbe essere Mobileye, produttore di tecnologie per la guida autonoma. Sebbene l'azienda sia diventata pubblica nel 2022, Intel conserva ancora la quota principale, ma un nuovo AD potrebbe dismettere o ridurre sensibilmente la partecipazione.

La verità? Non c'è una cosa semplice e immediata da fare, e ogni passo non può essere avventato. Il futuro di Intel è appeso a un filo.

Chi succederà a Gelsinger nel ruolo di CEO?

Secondo indiscrezioni delle principali testate statunitensi, Intel sta valutando la possibilità di assumere un candidato esterno per sostituire Pat Gelsinger. A tal proposito ha ingaggiato la società di ricerca Spencer Stuart per identificare i potenziali successori.

Il Consiglio di amministrazione di Intel avrebbe avvicinato Lip-Bu Tan, ex CEO di Cadence per sondare il suo interesse a ricoprire il ruolo di CEO. Lip-Bu Tan ha lavorato nel Consiglio di Intel dal 2022 a pochi mesi fa, quando se n'è andato in divergenza con la strategia di Gelsinger.

Secondo Bloomberg, anche il capo di Marvell, Matt Murphy, sarebbe nella rosa dei nomi presi in considerazione. Il processo è però ancora nelle fasi iniziali. Il Consiglio di amministrazione di Intel potrebbe optare per una promozione interna e tra i candidati potrebbero esserci il direttore finanziario David Zinsner o il capo di Intel Products MJ Holthaus, attuali co-CEO ad interim.

C'è poi tutta una schiera di ex dirigenti Intel tra i nomi che si fanno in rete, come l'ex CFO Stacy Smith, ma anche Gregory Bryant, che ha diretto l'unità PC di Intel e ora è in Analog Devices dal 2022. Un'altra figura papabile potrebbe essere Renee James, CEO di Ampere Computing, la startup che opera nel settore server con CPU basate su core ARM.

Un altro nome è quello di Kirk Skaugen, che ha lasciato Intel nel 2016 per passare in Lenovo. Si parla anche di Johny Srouji, Senior Vice President della divisione Hardware Technologies di Apple, colui che insieme ad altri ha sviluppato il primo SoC proprietario di Apple, l'A4. Anche lui, in passato, ha lavorato in Intel.

Dall'Asia è rimbalzato persino il nome di Mark Liu, ex CEO di TSMC (attualmente presiede il CdA), ma c'è chi agita il nome di Raja Koduri, che ha creato la divisione delle GPU dedicate di Intel, e persino Victor Peng, ex CEO di Xilinx che ha lasciato AMD alcuni mesi fa.

La verità è che in queste ore si fanno moltissimi nomi, ma la rosa è sicuramente molto ristretta. La figura di Gelsinger ci piaceva: competente sul fronte tecnico - non a caso è stato il primo CTO della storia di Intel - e anche ambizioso (forse troppo), non guardava solo al lato economico, ma anche ai prodotti. Gelsinger sapeva che Intel doveva cambiare intimamente rispetto agli anni precedenti, ma la sua strategia richiedeva semplicemente troppo tempo e un'esecuzione impeccabile che non c'è stata.

Qualcuno pensa che Gelsinger abbia cercato di rimettere in piedi un cavallo già morto, e il lavoro del prossimo CEO sarà ancora più arduo. La nostra speranza è che Intel non cada in mano a un uomo di finanza, quelli che sono transitati su quella sedia in passato hanno fatto parecchi danni, forse irreversibili per chiunque.

5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info
supertigrotto04 Dicembre 2024, 00:05 #1
Il prossimo CEO sarà....... Huang
Unrue04 Dicembre 2024, 08:54 #2
Povera Intel, come la vedo male.
AlexSwitch04 Dicembre 2024, 09:07 #3
Chi è causa del suo male, non pianga se stesso!!

Responsabilità di Gelsinger a parte ecco il risultato di aver campato per anni sugli allori pensando di essere indistruttibili, di poter dominare il mercato sfruttando i forti legami con MS e la legacy con Windows e snobbando la concorrenza ( AMD ).
Alla fine il conto salatissimo è arrivato!!
robweb204 Dicembre 2024, 12:46 #4
Link ad immagine (click per visualizzarla)



per dare continuità all'azienda
Max Power05 Dicembre 2024, 01:09 #5
Una IA poco accelerata

Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".

La discussione è consultabile anche qui, sul forum.
 
^