Intel: ex membri del board spingono per l'uscita dalla borsa e la scissione tra design e fonderia
Ex membri del consiglio di Intel propongono una trasformazione radicale per il produttore di CPU: togliere l'azienda dalla borsa e scinderla in due, da una parte la progettazione, dall'altra le fonderie. Il tutto sotto il controllo di un consorzio di Big Tech a stelle e strisce, con l'avallo del governo.
di Manolo De Agostini pubblicata il 22 Settembre 2025, alle 09:11 nel canale ProcessoriIntel
Dopo anni di performance altalenanti e strategie poco convincenti, Intel si trova in una fase di profonda trasformazione, spinta anche dall'ingresso di due azionisti di peso: il governo degli Stati Uniti, che detiene poco meno del 10% delle quote, e NVIDIA, con circa il 5%. Una mossa che ha già scosso i mercati e che, secondo alcuni ex membri del CdA del colosso di Santa Clara, dovrebbe essere solo l'inizio di un processo molto più radicale.
In un editoriale pubblicato su Fortune, Charlene Barshefsky, Reed Hundt, David B. Yoffie e James Plummer hanno suggerito che Intel dovrebbe uscire dai mercati e diventare un'azienda non quotata. Un consorzio guidato dal governo americano e sostenuto dalle principali aziende di design statunitensi, tra cui Microsoft, Apple, Amazon, Qualcomm, Broadcom e Google, dovrebbe rilevare l'intero capitale azionario. L'operazione, se realizzata, libererebbe Intel dall'obbligo di rendicontare trimestralmente agli azionisti e consentirebbe una ristrutturazione completa.

Il piano prevede una scissione netta tra l'attività di fonderia e quella di progettazione, ritenute ormai incompatibili all'interno di un'unica struttura. Da un lato verrebbe creata una foundry competitiva con TSMC, alimentata dagli asset produttivi e supportata da investimenti stimati in circa 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio.
Dall'altro lato nascerebbe un'entità autonoma focalizzata sul design di CPU per PC, server e datacenter, con una valutazione complessiva potenzialmente superiore ai 200 miliardi di dollari. Parallelamente, verrebbero ceduti asset considerati non strategici, come Mobileye (stimata 15 miliardi di dollari) e il portafoglio di venture capital.
Gli ex board member sottolineano inoltre come il passaggio dalla borsa a realtà non quotata permetterebbe a Intel di trattenere e attrarre talenti nel campo dell'intelligenza artificiale, settore nel quale l'azienda sta soffrendo un'emorragia di competenze a causa dei licenziamenti e della concorrenza sempre più aggressiva. Le aziende non quotate, ricordano, hanno maggiore flessibilità nel proporre pacchetti retributivi competitivi e nella valorizzazione del capitale umano.
Il paragone più immediato è quello con la disaggregazione di General Electric, dove la somma delle parti si è rivelata più preziosa del conglomerato originario. Un precedente storico è anche la frammentazione di AT&T negli anni '80, che fu completata in circa dodici mesi: un tempo che, secondo i promotori di questa strategia, sarebbe realistico anche per Intel.

Gli effetti potenziali, secondo le stime, sarebbero significativi: entro il 2028, l'operazione potrebbe generare centinaia di miliardi di dollari per i contribuenti americani, oltre a rafforzare la sicurezza nazionale e creare nuove opportunità occupazionali.
Restano però aperte molte incognite. Il processo di uscita dal mercato azionario richiederebbe una regia politica ed economica di ampia portata, con il coinvolgimento coordinato di più attori industriali e istituzionali. Inoltre, non mancano i detrattori che ritengono superfluo un intervento così drastico, sostenendo che Intel possa risollevarsi con le proprie forze. Gli autori dell'editoriale, tuttavia, ritengono che "la speranza non sia una strategia" e, a fronte di un contesto competitivo che evolve rapidamente, il rischio è che Intel rimanga ulteriormente indietro.










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15 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAl di là degli scherzi, diventerebbe un carrozzone semi-pubblico non si capisce bene governato da chi... Nvidia, probabilmente!
In che senso? Passano gli elicotteri di Intel e lanciano denaro sulla gente??
Al di là degli scherzi, diventerebbe un carrozzone semi-pubblico non si capisce bene governato da chi... Nvidia, probabilmente!
Chiaro.
Ma gli USA non erano la patria del liberalismo?
Al di là degli scherzi, diventerebbe un carrozzone semi-pubblico non si capisce bene governato da chi... Nvidia, probabilmente!
Semi-pubblico non direi... Se davvero dovesse andare in porto questa iniziativa, che prevede una strada molto lunga, convertite le azioni in quote capitale, il Governo Federale avrebbe sempre un 10%. Il rimanente 90% del capitale sarebbe privato.
Ma, ripeto, è un progetto ambizioso e lungo visto che le major tecnologiche americane dovrebbero riunirsi in un progetto comune di cui non è affatto scontato che possa risultare interessante come obiettivo di ciascuna.
Tanto per fare un esempio reale, Apple vuole rimanere una società fabless, così come Amazon e Google. Quindi bisognerebbe trovare chi si accollerebbe lo spin-off delle fonderie; anche a livello di progettazione e sviluppo ci potrebbero essere dei problemi visto che le società sopracitate sono " ARMcentriche " e di x86 gli importa il giusto.
Ma non erano i cinesi che falsavano il mercato con gli aiuti statali?
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