“Insulti” dagli USA, Pechino blocca i chip americani: ecco cosa succede
Pechino limita l’acquisto dei processori H20 di Nvidia, versione ridotta e specifica per la Cina, dopo le dichiarazioni ritenute “offensive” da parte del segretario al commercio USA. Le autorità spingono le Big Tech verso chip domestici come Huawei e Cambricon
di Andrea Bai pubblicata il 21 Agosto 2025, alle 09:51 nel canale ProcessoriNVIDIA
Il governo di Pechino ha deciso di limitare le vendite dei chip H20 di Nvidia, processore sviluppato appositamente per il mercato cinese, in seguito a dichiarazioni del segretario al commercio statunitense Howard Lutnick che sono state ritenute "umilianti". Secondo quanto riportato da persone vicine alla questione, diversi regolatori tra cui l' Amministrazione del Cyberspazio Cinese (CAC), la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma(NDRC) e il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology (MIIT) hanno reagito ai commenti rilasciati da Lutnick il 15 luglio su CNBC, il giorno dopo l’allentamento temporaneo dei controlli imposti da Washington ad aprile.
Lutnick aveva affermato che gli Stati Uniti non vendono alla Cina “il meglio, né il secondo, né il terzo livello” della loro tecnologia, aggiungendo che l’obiettivo fosse quello di rendere gli sviluppatori cinesi dipendenti dallo stack tecnologico americano. Le parole sono state giudicate un “insulto” da esponenti di primo piano di Pechino, spingendo i policymaker a disincentivare gli acquisti di chip H20 da parte delle grandi aziende tecnologiche locali.
Il Financial Times riferisce che in seguito a queste pressioni, colossi come Alibaba e ByteDance hanno ridimensionato o sospeso gli ordini, evidenziando come la vicenda si inserisca in una più ampia guerra tecnologica tra le due maggiori economie mondiali. La questione dei microprocessori destinati all’intelligenza artificiale è infatti diventata uno degli argomenti più delicati nei rapporti tra Cina e Stati Uniti, già caratterizzati da frizioni commerciali e dalle nuove tariffe annunciate dall’amministrazione Trump.

La stretta cinese rappresenta un duro colpo per Nvidia che solo poche settimane fa aveva visto il proprio CEO Jensen Huang accolto calorosamente a Pechino. Durante la sua visita, Huang aveva garantito l’impegno dell’azienda sul mercato cinese, tanto che in seguito Nvidia aveva chiesto al partner produttivo TSMC di riaprire le linee per gli H20, spinta dal forte interesse dei clienti. Tuttavia, le autorità di regolamentazione hanno iniziato a esercitare pressioni crescenti in favore di alternative domestiche, come Huawei e Cambricon, soprattutto in ambiti di utilizzo come l'inferenza, parte predominante delle richieste di calcolo nei modelli di intelligenza artificiale.
Un ulteriore elemento di tensione è emerso quando la CAC ha convocato i dirigenti Nvidia per discutere presunti problemi di sicurezza nazionale, sostenendo che i chip H20 avrebbero funzioni di localizzazione e possibilità di spegnimento remoto, accuse smentite con forza da Nvidia. Parallelamente, il MIIT ha ribadito informalmente la posizione della CAC alle Big Tech locali, mentre la NDRC ha chiesto di frenare non solo gli acquisti di H20, ma di tutti i chip della società americana. Ciò rientra nella strategia di lungo periodo mirata a rafforzare la produzione nazionale e ridurre la dipendenza tecnologica dagli USA.
D’altra parte, alcuni ministeri cinesi, in particolare il commercio e gli affari esteri, hanno mostrato un atteggiamento più accomodante verso Nvidia, con l’obiettivo di trasmettere un segnale positivo nei rapporti bilaterali. Resta comunque alta l’incertezza sugli sviluppi, legata sia alle prossime mosse negoziali tra Washington e Pechino, sia alla politica dell’amministrazione Trump, che ha lasciato aperta la possibilità di consentire anche l’export in Cina di versioni ridotte della nuova generazione di chip Blackwell.
Nel frattempo, alcune aziende tecnologiche cinesi hanno preferito attendere la disponibilità dei futuri Blackwell progettati specificatamente per la Cina, potenzialmente più performanti, prima di confermare nuovi ordini di H20. Secondo alcune fonti, esiste anche una corrente di pensiero a Pechino che spinge per un divieto totale dei chip stranieri, almeno nel campo dell’inference, anche se una tale misura appare difficile da attuare nell’immediato a causa della limitata capacità produttiva domestica. Proprio per questo la Cina punta a colmare il gap il prossimo anno, con l’apertura di nuove linee avanzate di produzione.
Tramite il proprio Ministero degli Esteri, Pechino ha ribadito che “le questioni scientifiche, tecnologiche ed economiche non devono essere politicizzate, strumentalizzate o trasformate in armi” e che i tentativi di contenimento non potranno frenare lo sviluppo cinese. Nvidia, da parte sua, ha sottolineato che i chip H20 “non hanno applicazioni militari o infrastrutturali” e che il loro utilizzo commerciale a fini benefici porterebbe vantaggi all’intero settore tecnologico globale.










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26 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoi "contadini pezzenti" come li chiami te, sono anni che hanno conquistato il mondo tecnologico (il nome huang ti dice nulla...?), solo gli americani credono di avercelo ancora piu' lungo di tutti, poi i manager della proprie aziende tecnologiche sono tutti di origine cinese/taiwanese. Poi fanno i cazzoni vendendo chip fallati e credendo che "i poveri contadini scemi" siano cosi' stupidi da prenderli e prenderlo in quel posto... evidentemente cosi' non e'...
Sarei proprio curioso di vedere se la cina fosse realmente non piu' dipendente dai chip h20 cosa succedera' (in primis nvidia passera' un brutto quarto d'ora, il resto si vedra'...)
Sarei proprio curioso di vedere se la cina fosse realmente non piu' dipendente dai chip h20 cosa succedera' (in primis nvidia passera' un brutto quarto d'ora, il resto si vedra'...)
Non li chimo io cosi, ERA un paese rurale fino a 40 anni fa, fino a che l’aviditá americana ha permesso loro di diventare cio che sono. Se avessere avuto un po di lungimiranza li avrebbero bloccati o comunque tenuti a basso livello e invece no, due dollari e si sono svenduti il futuro.
Se siamo arrivati a questo punto, è perché il collasso non è più una questione di se, ma solo di quando...
Più l’impero si avvicina alla sua disfatta, più il caos e l’irrazionalità prendono il sopravvento, per ora, da buoni vassalli, ne paghiamo il prezzo noi europei, ma il conto arriverà anche agli americani, ancora non hanno capito che senza l’Europa a fare da stampella, anche loro sono destinati a cadere.
Fra tutti gli inutili commenti contro gli USA devo dire che questo è il più veritiero.
Io spero solo che non sia troppo tardi
PS
Pure io preferisco l'America alla cina
Più l’impero si avvicina alla sua disfatta, più il caos e l’irrazionalità prendono il sopravvento, per ora, da buoni vassalli, ne paghiamo il prezzo noi europei, ma il conto arriverà anche agli americani, ancora non hanno capito che senza l’Europa a fare da stampella, anche loro sono destinati a cadere.
Impero alla disfatta ?
Gli USA hanno ancora la leadership tecnologica, e quasi un monopoloio per quel che riguarda i prodotti, i servizi e le infrastrtutture di tipo informatiche, ossia la risorsa più strategica del pianeta. Oltre ad essere ancora la più grande economia del mondo, e pur sempre [B][COLOR="DarkRed"]MENO indebitata[/COLOR][/B] della Cina come % sul PIL.
Guardacaso si è iniziato a parlare di "impero decadende" solo quando è arrivato Trump.
A me questo pensiero sembra semplicemente una lagna per l'operato di Trump più che altro.
[B][COLOR="Navy"]Un impero decadente non sarebbe riuscitto a mettere l'UE a 90° in modo unilaterale solo e solamente perchè volevano più soldi in cambio di nulla.[/COLOR][/B]
Io spero solo che non sia troppo tardi
PS
Pure io preferisco l'America alla cina
Credo che la maggior parte delle persone preferisca gli USA alla Cina, ma ciò non deve portarci ad assolverci dai nostri errori, anzi, la nostra ipocrisia, spesso mascherata da discorsi su democrazia e diritti, merita una critica persino maggiore rispetto alla prevaricazione esplicita messa in atto dalla Cina.
La prevaricazione si combatte con i fatti e con la coerenza, l'ipocrisia o i doppi standard non fanno altro che rafforzare i regimi autoritari... il vero pericolo è che le nostre democrazie, nel tentativo di inseguire un modello apparentemente vincente ed efficiente, finiscano per trasformarsi anch’esse in dittature de facto pur di non perdere il consenso da parte della popolazione.
Gli USA hanno ancora la leadership tecnologica, e quasi un monopoloio per quel che riguarda i prodotti, i servizi e le infrastrtutture di tipo informatiche, ossia la risorsa più strategica del pianeta. Oltre ad essere ancora la più grande economia del mondo, e pur sempre [B][COLOR="DarkRed"]MENO indebitata[/COLOR][/B] della Cina come % sul PIL.
Guardacaso si è iniziato a parlare di "impero decadende" solo quando è arrivato Trump.
A me questo pensiero sembra semplicemente una lagna per l'operato di Trump più che altro.
[B][COLOR="Navy"]Un impero decadente non sarebbe riuscitto a mettere l'UE a 90° in modo unilaterale solo e solamente perchè volevano più soldi in cambio di nulla.[/COLOR][/B]
Nessuno nega che gli USA mantengano (ancora) una posizione dominante in campo tecnologico e finanziario, né che restino centrali nell’economia globale. Ma l’idea di 'declino' imperiale non va confusa con un crollo immediato o totale: è un processo, spesso lento e contraddittorio, fatto di perdita di credibilità, logoramento interno, e crescente difficoltà a imporre la propria volontà senza conseguenze.
Quanto al debito, va anche detto che una parte consistente del debito americano è in mano estera, e questo, in un mondo sempre più multipolare, è un rischio non da poco.
Il riferimento a Trump è interessante, ma parziale: la narrativa del 'declino' americano esisteva ben prima, ed è stata sollevata da analisti e studiosi sia conservatori che progressisti. Trump ha semplicemente reso visibili, e in alcuni casi accentuato, quello che i suoi predecessori occultavano alla massa.
Infine, piegare l’UE su alcune decisioni non è prova di forza assoluta, ma di debolezza politica dell’Europa stessa, un impero davvero stabile non ha bisogno di forzature o ricatti per mantenere l’equilibrio internazionale: lo fa attraverso consenso, credibilità e leadership morale, ed è proprio questa componente che, oggi, inizia a scricchiolare...
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