Apple Intelligence ''bloccata'' in Europa. I divieti del DMA ostacolano l'innovazione?

Apple ha recentemente annunciato che non introdurrà nell'Unione Europea alcune delle nuove funzionalità basate sull'intelligenza artificiale previste per i suoi dispositivi. Una decisione che ha in qualche modo spiazzato gli utenti europei e che pone qualche interrogativo sul DMA.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 24 Giugno 2024, alle 09:32 nel canale AppleApple
Apple, secondo il Wall Street Journal, non introdurrà nell'Unione Europea alcune delle nuove funzionalità basate sull'intelligenza artificiale previste per i suoi dispositivi. Questa decisione, che coinvolge in particolare il sistema Apple Intelligence, rappresenta un duro colpo per gli utenti europei e solleva interrogativi sul complesso rapporto tra innovazione tecnologica e regolamentazione.
Apple Intelligence contro il DMA Europeo
Il cuore della questione ruota attorno al Digital Markets Act (DMA), entrato in vigore a marzo, che mira a contrastare la formazione di monopoli nel settore tech e a promuovere la concorrenza. Tra i requisiti chiave del DMA c'è l'interoperabilità, un concetto che dovrebbe favorire la portabilità dei dati e la compatibilità tra sistemi di aziende diverse. Tuttavia, Apple sostiene che queste normative potrebbero compromettere la sicurezza e la privacy dei propri utenti.
La mossa di Cupertino non si limita ad Apple Intelligence, ma coinvolge anche altre funzionalità come iPhone Mirroring e SharePlay. L'azienda afferma che per implementare questi servizi in Europa dovrebbe "ridurre la sicurezza dei servizi e dei prodotti e comprometterne l'integrità in maniera che mette a rischio la privacy e la tutela dei dati dei clienti". Una dichiarazione forte, che però non specifica nel dettaglio quali sarebbero i rischi concreti.
È interessante notare come questa presa di posizione arrivi in un momento delicato per Apple nei rapporti con l'UE. Circolano infatti voci di una possibile multa salata per il mancato rispetto del DMA, non solo per Cupertino ma anche per altri giganti tech. Questo timing fa sorgere il dubbio che la decisione di Apple possa essere una mossa strategica per fare pressione sul legislatore europeo e mobilitare l'opinione pubblica a suo favore.
D'altra parte, non si può ignorare il fatto che Apple abbia storicamente dato grande importanza alla privacy dei propri utenti, distinguendosi spesso dalle altre big tech su questo fronte. Il sistema Apple Intelligence, che include un importante aggiornamento di Siri e strumenti avanzati per la generazione di testi e immagini, aveva generato entusiasmo proprio per l'approccio attento alla privacy che lo caratterizzava.
Il DMA Europeo blocca l'innovazione?
La situazione solleva interrogativi più ampi sul delicato equilibrio tra regolamentazione e innovazione nel settore tecnologico. Se da un lato il DMA ha l'obiettivo lodevole di proteggere la concorrenza e i diritti dei consumatori, dall'altro rischia di creare ostacoli allo sviluppo di nuove tecnologie, soprattutto in un campo in rapida evoluzione come quello dell'intelligenza artificiale.
Apple ha dichiarato di voler collaborare con la Commissione Europea per trovare una soluzione, ma al momento non ci sono indicazioni su possibili tempistiche per l'introduzione di Apple Intelligence in Europa. Gli utenti del Vecchio Continente si trovano quindi in una situazione di stallo, privati di funzionalità innovative che saranno invece disponibili in altre parti del mondo.
Il caso Apple Intelligence in Europa mette in luce la complessità del panorama tecnologico attuale, dove l'innovazione deve confrontarsi con un quadro normativo in continua evoluzione. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio che permetta di proteggere i diritti dei consumatori e la concorrenza leale, senza però soffocare lo sviluppo di nuove tecnologie potenzialmente rivoluzionarie. Nel frattempo, gli utenti europei dovranno pazientare, nella speranza che Apple e l'UE riescano a trovare un terreno comune per portare l'IA made in Cupertino anche nel Vecchio Continente.
26 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAnche Apple AI è notevolmente diversa da Copilot e altri chatbot, poiché opera on-device utilizzando i dati personali già presenti nello smartphone e nel secure enclave. Tra le varie funzionalità dimostrate nella demo è stato chiesto: "mi dici quando atterrerà mio padre e dove possiamo andare a pranzo?" Questo implica che l'AI on-device abbia letto i messaggi, conosca l'identità del padre dell'utente, disponga di informazioni condivise su un biglietto aereo di ritorno o altre informazioni pertinenti, e sia in grado di generare un token con orario e luogo. Ora, spiegate come si potrebbe consentire a terze parti di accedere a queste informazioni dal cloud.
ChatGPT, d'altra parte, viene utilizzato solo per informazioni che superano il contesto personale. In questo caso, ChatGPT non richiede registrazione e non conserva dati delle query, che vengono anonimizzate e cancellate.
Il Cloud Private Computing, ovvero i server con Apple silicon dedicati alla gestione di query che richiedono elevate capacità di elaborazione, accettano richieste "effimere" con ID randomizzato ed anonimo, e sono soggetti a verifiche da parte di esperti del settore. Questi server sono protetti da sensori anti-tampering all'interno del telaio e sono sottoposti a controlli rigorosi prima di essere installati nei rack, con una versione di macOS hardened. La richiesta elaborata viene distrutta appena viene ricevuta nel dispositivo del cliente, è come se fosse un estensione di iPhone su cloud, e ne condivide le medesime architetture hw-sw.
In Europa, come si potrebbe implementare questo livello di integrazione verticale con l'attuale normativa DMA, considerando che la normativa è spesso redatta da individui senza competenze di base in materia di sicurezza informatica o influenzata da ideologie specifiche?
E poi parliamoci chiaro, è Apple a perderci perché un mercato di quasi 500 milioni di persone fa gola a tutti, specie quando sta sostanzialmente uscendo dal mercato cinese.
avrebbe interesse ad aumentare la quota, non a diminuirla offrendo "meno" rispetto al resto del mondo.
le motivazioni dietro queste dichiarazioni sono molteplici:
- forzare la mano "dal basso" (utenti scontenti che si lamentano coi politici e a forza di lamentele forse viene cambiata qualche legge)
- pararsi le chiappe per evitare di rilasciare qualcosa e poi beccarsi multe salate
- usare il DMA come scusa per il ritardo nel rilascio delle funzioni AI sui suoi dispositivi in paese diversi da USA/UK. pensateci: deve fare il training del suo modello LLM su tutte le lingue che supporta. non è cosa da poco. se, come pare, sono partiti in ritardo rispetto alla concorrenza, saranno ovviamente partiti con l'inglese (americano, prima che britannico). e già così al D1 probabilmente non ci saranno tutte le funzionalità presentate ma arriveranno più in là con le varie 18.x.
figuriamoci se avessero dovuto implementare al D1 anche francese, tedesco, spagnolo, italiano...
così intanto prendono tempo, sondano il terreno col DMA e poi quando (se) saranno pronti arriveranno anche da noi (iOS 19? iOS 20?).
[EDIT]
aggiungo anche: il costo lato server. visto che il Private Cloud gira tutto su HW Apple in datacenter Apple, deve costruirli quei datacenter. non si tirano su in tempo 0 a costo 0. da dove parte un'azienda Americana? dagli USA. poi con calma il resto del mondo. come indoro la pillola che agli altri arriva dopo? uso DMA e altre leggi simili per passare l'idea che "non è colpa nostra se non potete fare le genmoji, è colpa loro!". e intanto si prendono il tempo necessario per tirar su l'infrastruttura.
da quello che ho letto è una proposta di un disegno di legge ma al momento non è prevista una votazione.
e si spera non si arrivi mai a votarla. è una schifezza immane.
Apple non ti impone di usare i suoi dispositivi. Se a qualcuno non va bene il suo ecosistema e cosa comporta, passa ad Android e vive felice...
userei telefoni Android.
Ma hanno un unico problema.... Android
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Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".