Apple e le restrizioni per gli eBook: la si può chiamare concorrenza?

Apple applica anche ai rivenditori di eBook la propria politica in-app puchase, che prevede la divisione dei profitti tra Apple e l'autore dell'app. Una politica inapplicabile sui libri, dove i prezzi sono determinati dagli scrittori stessi
di Gabriele Burgazzi pubblicata il 27 Luglio 2011, alle 11:20 nel canale AppleApple
Nel corso degli ultimi mesi si è molto discusso circa la politica di Apple nei confronti dei venditori di ebook che presentino una app per iOS. La questione, evoluta in modo progressivo e passata un po' in sordina, ha visto Apple tentare di applicare il proprio modello di business definito "In-app purchase", di cui abbiamo parlato in occasione della sua apparizione sul mercato, a questo indirizzo.
Di fatto, la possibilità di poter acquistare contenuti (di qualunque tipo) attraverso una applicazione installata consentirà all'autore di ottenere il 70% del guadagno, mentre il restante 30% andrà nelle mani di Apple.
Questa regola, valida generalmente in ogni contesto, non è stata applicata fino ad oggi per le applicazioni che offrono eBook. Il motivo è presto detto e sembra anche ovvio, prendiamo ad esempio Kindle, l'app di Amazon per iOS: i prezzi con cui vengono commercializzati i libri sullo store non sono decisi da Amazon stessa, ma direttamente dall'autore. La politica In-app purchase, è pertanto inapplicabile se non attraverso un innalzamento dei prezzi.
Negli ultimi giorni Apple sembra però essere tornata alla carica e anche in grande stile: ecco allora che Kobo si è vista costretta a rimuovere l'accesso al Kobo store per l'acquisto di libri dalla propria applicazione eReader. Google invece, secondo quanto riporta The Digital Reader, avrebbe invece preso una decisione più drastica: rimuovere Google Books dall'App store.
Nonostante manchi al momento una conferma diretta da parte dell'azienda relativa alla scelta di rimuovere l'applicazione dall'app store, non è difficile leggere il legame diretto con i cambiamenti apportati da Apple alla propria politica commerciale.
La conferma diretta arriva anche dall'aggiornamento che Amazon ha rilasciato per la propria Kindle app. L'immagine a seguire mostra in modo piuttosto eloquente quale cambiamento sia stato apportato.
Amazon rimuove così il pulsante che rimanda direttamente al Kindle Store per l'acquisto di contenuti. L'acquisto di ebook rimane comunque possibile attraverso il browser, ma viene così eliminato il canale di vendita diretto attraverso applicazione. Uno degli argomenti su cui fa leva Apple riguarda però la necessità di rendere i sistemi di pagamento semplici per l'utente finale: ecco perché intende centralizzare tutte la transazioni attraverso il proprio servizio. Una posizione comunque, a nostro avviso, piuttosto traballante.
La scelta di applicare, senza distinzioni, la politica dell'in-app purchase sembra, in questo caso, andare ad ostacolare in modo diretto la concorrenza: una scelta che, forse, non passerà inosservata all'antitrust.
62 Commenti
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si sono sempre lamentati della politica Microsoft e loro fanno anche di peggio.Se fosse stata Microsoft a fare una cosa del genere ci sarebbero i titoli in prima pagina sulle più importanti testate giornalistiche internazionali.
Secondo me è veramente patetico questo tentativo di monopolizzare sul proprio OS le transazioni on-line (hops, a loro spetta il 30% per ogni transazione).
o
Amazon e Google hanno modificato/tolto le loro app perchè Apple avrebbe chiesto il 30% di ogni transazione?
la filosofia del 'usi la mia piattaforma bene, dammi %? , è una cosa logica.
oltretutto i prezzi non erano neanche concortati, ma decisi dall'ìautore, va anche bene, ma un minimo dovrà pur esserci.
se io decido di vendere un mio libr0 a 0,1 euro sarò liberissimo di farlo, ma poi le % di guadagno non giustificano nemmeno i costi della piattaforma, del download , lo sviluppo etc etc.
mah, mi sembra fumo negli occhi
la filosofia del 'usi la mia piattaforma bene, dammi %? , è una cosa logica.
oltretutto i prezzi non erano neanche concortati, ma decisi dall'ìautore, va anche bene, ma un minimo dovrà pur esserci.
se io decido di vendere un mio libr0 a 0,1 euro sarò liberissimo di farlo, ma poi le % di guadagno non giustificano nemmeno i costi della piattaforma, del download , lo sviluppo etc etc.
mah, mi sembra fumo negli occhi
Ma che senso ha pagare un libro 10 quando comprandolo direttamente su Amazon (o store equivalente) lo pago 7?
Semplicemente non ha senso, impedisce di avere prezzi concorrenziali e quindi è meglio lasciar perdere e provare altri canali.
Poi Apple non è che lasci molta scelta, eh: "o usi la mia piattaforma, o niente".
perchè apple con il suo store è uguale ad amazon o altri in pratica è un rivenditore
è normale che chieda una % il problema principale è un'altro apple fa solo da vetrina
amazon e google sono quelli che detengono i libri e te li fanno scaricare
loro hanno dei costi apple non ne ha
semplicemente la % che richiede apple è troppo alta per cui ci possa essere un guadagno per amazon e google non possono manco abbassare il prezzo perchè amazon e google sono loro che spendono soldi per banda e infrastrutture apple invece è vero che deve anche lei detenere dei costi per far scaricare le app ma una sola app amazon non gli costa nulla in spese
invece amazon ha spese per tutti i libri che ha nei suoi server
comunque in parole povere apple fa bene a chiedere una % ma semplicemente il 30% è moltissimo rispetto a quello che da
io credo che il giusto sia un 5% e niente più
A loro non gliene può fregare di meno
Il problema è che il prezzo è fissato dagli autori/editori e se Apple vuole il 30% l' unica misura è aumentare il prezzo del 30%, a questo punto vendo lo stesso prodotto a due prezzi diversi a seconda del canale distributivo ? Che figura ci faccio con un cliente che dopo aver comprato un libro a 13 $ vede che nel catalogo ufficiale è a 10$ e se andava via web pagava il 30% in meno ? le accuse di essere sleali le becca Amazon, mica vanno a rompere le palle ad Apple ...
Quindi l' unica è non usare il canale di vendita di Apple e spedire gli acquirenti sul web
vende (e si fa pagare carissima) la comodità del one touch, che a dire il vero gli ha fatto fare i soldi finora
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