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15-06-2008, 01:49 | #261 |
Senior Member
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Ok ti ringrazio.. e chiedo scusa anche a MaVro per aver frainteso le sue parole. Quindi questo regime è praticamente una cavolata.. perchè poche persone che vogliono aprire un'attività sopravviverebbero con un fatturato o dei ricavi inferiori ai 30.000 Euro.
Quindi esistono solo la partita IVA con regime dei minimi e partita ordinaria, nessun'altra tipologia particolarmente "vantaggiosa"? Però ho sentito parlare di partite IVA ordinarie con tassazione sempre forfettaria... è possibile od ho capito male io? Sempre riferito al mio esempio dei 60.000 euro annui, converrebbe avere una tassazione forfettaria? La partita IVA "semplificata" è una scelta ancora disponibile, o come detto poco sopra, rimangono solo la ordinaria, "regime dei minimi", e "Inizio nuova attività"? Ciao. PS Come funziona quella faccenda del non pagare l'IRAP del 4%? Riesce a non fartela pagare il commercialista oppure bisogna fare qualcosa in sede di apertura della partita IVA? Ultima modifica di BlueKnight : 15-06-2008 alle 10:40. |
15-06-2008, 11:36 | #262 |
Senior Member
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Proviamo a fare un ultimo calcolo approssimativo ed esplicativo per vedere se ho chiara la situazione.
Apro un'attività online. Fatturo 6000 euro al mese, per un totale di 72000 euro annui.Di questi 72000 euro, il 20% d'IVA è pari a 14400 Euro. Dal fornitore al cliente io applico un tasso del 20% per guadagnare. Per cui il mio reddito imponibile annuo è pari a 14400 Euro anch'esso. Al fornitore quindi avrò dato (72000 - 14400) 57600 Euro per acquistare il materiale da vendere. Di questi 57600 Euro, 11520 sono l'IVA. Tornando a noi, i contributi INPS pari a circa il 20% (20,09% http://www.inps.it/home/default.asp?...u=1&iNodo=4729) porterebbero il mio reddito imponibile da 14400 Euro a 11520 Euro. A questi 11520 Euro devo sottrarre il 23% di tassazione IRPEF (dove trovo i valori, corrispondono a quelli dei lavoratori dipendenti o sono differenti?) portando il mio reddito a 8855 Euro. Non ho ancora tenuto conto però che trimestralmente dovrei versare l'IVA, quindi tornando ai calcoli di prima, sarebbero 14400 Euro - 11520 = 2880 Euro annui d'IVA. Il mio reddito si assottiglia quindi nuovamente, passando da 8855 Euro a 5975 Euro ( -2880 euro). Con questi 5975 Euro devo mangiare, pagare la benzina, pagare il commercialista e gestire la mia attività... con praticamente 483 Euro mensili.. TUTTO CORRETTO? Quindi la categoria del commerciante è destinata a sparire? Ciao e grazie per la pazienza.. |
15-06-2008, 18:08 | #263 | |||||||||
Senior Member
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Semplicemente non è adatta a chi vuol fare "commercio" (ed ha altri profili problematici, infatti è stata criticata da molti). Alla fine circa 200/300.000 persone dovrebbero aver adottato queste regime. Quote:
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Tuttavia si sta sviluppando un contenzioso anche sulle "piccole imprese" e potrebbe darsi che alla fine venga riconosciuto che anche questi non devono pagarla. Proprio in settimana l'Agenzia delle Entrate ha diramato una circolare che prende atto dello sviluppo della giurisprudenza. Quote:
Se fatturi 72.000 euro (+IVA) ed il tuo ricarico è del 20%, significa che tu hai acquistato la merce a 60.000 (+IVA). Infatti 60.000*1,2 =72.000. Il tuo utile è di 12.000 euro. Per quanto riguarda l'IVA: l'IVA sul tuo fatturato è di Euro 14.400 (il 20% di 72.000) e l'IVA sugli acquisti è di 12.000 (il 20% di 60.000). Sei a debito di 2.400 euro di IVA, ma questo per te non rappresenta un costo. Sei hai incassato tutte le tue fatture hai già riscosso l'IVA dai tuoi clienti. Allo stesso modo se hai già pagato l'IVA al tu fornitore tu hai "già versato" l'IVA al tuo fornitore (sarà lui debitore dell'IVA nei confronti dell'Erario). Il discorso, ovviamente, si complica leggermente se tu non hai incassato tutte le fatture oppure se hai ricevuto una fattura dal tuo fornitore, ma non l'hai già pagato. Per l'IVA, infatti, "conta" l'emissione del documento (emissione che deve rispettare determinate regole). Quindi tu potresti, ad esempio, essere a debito di IVA senza aver mai incassato un duino, oppure potresti essere a credito di IVA pur non pagando il tuo fornitore Spero di non aver messo troppa carme al fuoco Quote:
La "scaglione" IRPEF più basso (nel tuo esempio il tuo) è del 23%. L'INPS, invece, dal momento che apri la P.IVA come "commerciante" deve essere pagata necessariamente a prescindere dal tuo reddito (anche se fossi in perdita...). Il minimo è di circa 3.000 euro per redditi fino a circa 13.000 euro. Sul sito INPS trovi maggiori info. Quote:
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15-06-2008, 19:25 | #264 | |
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Ah, forse ora ho capito... praticamente quando io compro qualcosa da un fornitore, pago Euro in più che "andranno" allo Stato.. aumentando poi il prezzo io gudagnerei dei soldi anche su quel 20% con cui ho incrementato i prezzi.. per cui per tornare a pari con lo stato devo ridare "quella piccola parte guadagnata" Per tornare al tuo esempio.. io do 12000 euro al fornitore, poi vendendo il prodotto ne riprendo 14400 dal cliente. I 2400 euro non me l'intasco io, ma gli "rivuole lo stato", per cui devo ripagarglieli con il versamento dell'IVA una volta ogni 3 mesi.. praticamente è come se pagassi direttamente i 14400 euro allo stato, che corrispondono al 20% del mio fatturato. Come dici tu non sono una spesa... però ovviamente ci smeno io perchè do allo stato il 20% del mio fatturato. Un'altra cosa... perchè quando si va da alcuni negozianti o alcuni rivenditori, magari che si sonoscono, ti dicono.. "dai, non ti faccio lo scontrino o la fattura così non pago l'IVA" e abbassano il prezzo finale del 20% ? Così facendo a fine anno non risulterebbero in credito verso lo Stato? La cosa sarebbe plausibile? Come si fa a essere in credito con l'Erario, e se fosse possibile, come ti restituiscono i soldi anticipati pagando l'IVA dal fornitore? Grazie, ciao. |
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16-06-2008, 22:19 | #265 | |
Senior Member
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L'IVA a credito (su base annuale o trimestrale) può essere compensata con altri debiti verso l'Erario ed istituti di previdenza (es. IRPEF, IRES, IRAP, INPS ecc...) oppure può essere richiesta a rimborso, ma in questo caso (ovviamente) la procedura è molto più lunga.
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20-06-2008, 21:58 | #266 |
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domanda ot.
la mia collega sta facendo delle fatture per prestazione occasionale ad una società... il computo per il limite di 5000 annui va fatto sul netto o si conta anche la ritenuta d'acconto? |
20-06-2008, 22:57 | #267 |
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Precisiamo che i 5.000,00 sono un limite indicativo ai fini dell'obbligo di prendere la partita IVA. Questo limite è previsto dall'INPS. Superati i 5.000 euro (ritenute comprese) di ricevute (non fatture ), si è obbligati ad iscriversi all'INPS.
Per fare un esempio un po' limite, a mio avviso, se la tu amica fa un'unica prestazione occasionale di 8.000 euro, non è obbligata a prendere la P.IVA, ma deve iscriversi all'INPS e pagare i contributi.
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21-06-2008, 06:36 | #268 | |
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21-06-2008, 10:47 | #269 | |
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Comunque il buon Kewell ti ha già dato ottime indicazioni. Occhio solo a non confondere l'IVA con un costo. Da lavoratore autonomo i "conti in tasca" li devi fare IVA esclusa. Per te è solo una partita di giro finanziaria. Il problema è un po' più complesso quando vendi al pubblico finale e non ad imprese/ professionisti che detraggono l'IVA acquisti: in quel caso per il cliente finale l'IVA è un costo vero e proprio e devi tenerne conto in ottica di definizione del prezzo di vendita. Per fare un esempio, compri un articolo a 100 € + IVA 20%. Il tuo costo è 100, il tuo flusso finanziario in uscita è 120. Se volessi fare un ricarico del 30% dovresti applicare un prezzo di 130 € + IVA 20%, quindi (occhio al passaggio) il tuo fatturato sarebbe 130 €, il tuo flusso finanziario in entrata di 156 € (che è il totale fattura). Quanto ti rimane in tasca prima delle imposte? Se guardassi un bilancio diresti 30 ossia la differenza tra i tuoi ricavi/fatturato di 130 ed i tuoi costi per 100. Guardandolo dal punto di vista della cassa avresti un flusso in uscita di 120 un flusso in entrata di 156 e devi liquidare allo stato l'IVA per 6 (26 incassata dal cliente meno 20 pagata al fornitore) e avresti quindi 30 come totale. Quello sopra è il ragionamento generale ma che succede se il cliente finale è un privato e non una impresa? Per il consumatore finale come detto l'IVA è un costo quindi nell'esempio di prima ad un impresa il tuo prodotto prodotto costa 130, ad un consumatore finale 156. Quello che veramente rileva è che un prezzo di 156 euro potrebbe essere fuori mercato perchè troppo alto e quindi dovresti essere costretto ad abbassare il tuo prezzo al pubblico a 150. Questo significa che il tuo ricavo ora è 125 e l'IVA applicata di 25, ossia hai eroso il margine del 5%. L'IVA quindi rileva nella determinazione del prezzo al pubblico, e quindi indirettamente nel margine che puoi applicare, ma giova ribadirlo nonostante tutto non rappresenta un costo per te. P.S. Chi ti propone una vendta in nero e ti sconta l'IVA del 20% lo fa perchè il suo guadagno risiede nel fatto che il ricavo non va ad aumentare la base imponibile IRPEF/IRES/IRAP. Dell'IVA può tranquillamente disinteressarsene visto che come dicevamo è una partita di giro e non un costo per un possessore di PIVA, sei tu consumatore finale ad avere un risparmio (naturalmente stiamo sempre parlando di frode fiscale che sia ben chiaro).
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"Non importa quanto numerose sono le anse di un fiume, al termine del giusto scorrere ogni acqua arriva al suo mare" "Se cerchi una mano disposta ad aiutarti la trovi alla fine del tuo braccio" (Anonimo) |
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21-06-2008, 13:37 | #270 | |||
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Cito dal post precedente: "Superati i 5.000 euro (ritenute comprese) di ricevute (non fatture ), si è obbligati ad iscriversi all'INPS". Se la tua amica fa ricevute per 6.200 euro, con ritenute per 1.240 (netto = 4.960) ha superato il limite. Quote:
Quote:
- il contribuente che scarica ed addebita IVA ha un reddito di 30; - il contribuente minimo, per il quale l'IVA sugli acquisti diventa un costo, il reddito, a parità di prezzo finale, diventa 36. Proprio per questo motivo sono stati sollevati dubbi sulla compatibilità del regime dei minimi con la normativa comunitaria. |
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21-06-2008, 13:41 | #271 |
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Grazie per le ulteriori precisazioni.
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22-06-2008, 17:20 | #272 | |
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23-06-2008, 11:28 | #273 |
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Ciao a tutti, m iscrivo a questa interessante discussione e porto anche io qualche dubbio...
Che vantaggi ci sono nell'aprire una partita iva essendo iscritto a qualche albo (ingegneri)? |
23-06-2008, 19:51 | #274 |
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Dipende che vuoi fare
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24-06-2008, 07:43 | #275 |
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In che senso scusa? Io potrei iscrivermi all'albo degli ingeneri dell'informazione, e aprire partita iva per fare il consulente informatico. Quale sarebbe quindi la differenza con e senza l'iscrizione all'albo?
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24-06-2008, 13:13 | #276 |
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Ah, quindi la domanda sarebbe:
"Prendo la P.IVA. Fa differenza se sono iscritto all'albo, oppure no?" Perché come l'avevi scritta si capiva, che da iscritto all'albo avresti valutato se aprire la P.IVA oppure (per esempio) fare il dipendente o il co.co.pro Beh, fiscalmente parlando non sussistono differenze tra iscritti all'albo o meno. Se poi, per esercitare l'attività di consulenza informatica, si debba essere iscritto all'albo degli ingegneri, questo non lo so (ma a naso la risposta sarebbe un deciso no). |
24-06-2008, 14:06 | #277 |
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Esatto la mia domanda era proprio quella. Mi sembrava di aver letto di differenza per quanto riguarda i versamenti all'inps.
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24-06-2008, 23:09 | #278 |
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No, quello ritengo sia legato all'Inarcassa. In pratica se ti iscrivi all'ordine e poi prendi la P.IVA devi versare i contributi alla tua cassa piuttosto che all'INPS. Generalmente i contributi alle casse dei professionisti sono meno onerosi di quelli dell'INPS. Ma per questo ti devi informare presso l'ordine (o magari consultando il sito internet Inarcassa) perché ogni cassa professionista ha le sue regole.
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25-06-2008, 17:37 | #279 |
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ho bisogno della vostra opinione e del vostro aiuto visto che sono totalmente ignorante in materia, vi spiego brevemente la situazione:
Sono uno studente universitario e entro pochi mesi dovrei laurearmi nella triennale di ing. biomedica, in seguito vorrei cercare lavoro mentre continuo con la specialistica. Il fatto è che, per farla breve, vorrei trovare lavoro in una determinata zona e sono consapevole che mi ci vorrà del tempo (per questo continuo a lavorare e studiare). Da 1 anno collaboro con un negozio che vende e fa assistenza su pc e mac. Sono assunto con contratto co.co.co e lavoro part time (da ott. a giugno tutti i pomeriggi, l'estate solo il week-end) ma loro preferirebbero trattarmi come libero professionista e pagarmi tot. al mese a seconda del lavoro che ho fatto. In futuro dovrei occuparmi praticamente solo dell'assistenza. Avendo un incasso medio di 600/700 euro al mese conviene aprire una partita iva? quali sono le spese? Riassumendo: - guadagno medio 600/700 euro al mese - ho 23 anni - voglio avere la possibilità di chiudere la p. iva quando e come voglio - settore informatica, riparazione pc/mac Quello che vi chiedo: - ne vale la pena o mi conviene convincerli a farmi un nuovo contratto a tempo det? - quali sono le spese? - ci sono anche dei vantaggi? - N.B: purtroppo sono ignorante come una capra in materia
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ho concluso scambi con: Nero81, DarKiller, Boss87, axion87, MarianoBigStar, FENZ , berger81 , principino84, tancrozio, solifuge, fede1984, pro-bo, Air-GT, tymmy, Chicco#32, dario amd, pier.3dnow, Oaichehai, darton, fabio356, tohni, lancillo1, xkettox85, paki, nic85, Cippo Cippo, jonny32, beltipo, giorgio156c,giangy11, s5otto, andreadam, Tony_Montana91, bosstury, oispob (e altri che non ricordo ) |
26-06-2008, 20:19 | #280 |
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Fossi in te preferirei rimanere come co.co.pro.
Anche se il regime dei minimi voleva essere un semplificazione, in realtà non è che abbia cambiato chissà cosa. Insomma avere una P.IVA è anche uno sbattimento e per 7.000/8.000 euro non ci vedo una gran convenienza. P.S.: ma abbiamo fatto un affare sul mercatino o ti confondo con qualcun altro? |
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