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22-08-2009, 15:41 | #201 | |
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LINK (n.b. non sono tanto d'accordo sulla sesta parte, ma sono anche tanto ignorante sull'argomento ancor più che sugli altri)
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27-08-2009, 11:18 | #202 |
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Come Sfruttare le Differenze Ideologiche
...e limitare il peso delle scelte dal basso di Marco Canestrari Un sistema effettivamente democratico tutela la serenità di esprimere qualsiasi tipo di ideologia senza limitare il peso sociale che hanno le singole soluzioni proposte dal basso. I regimi democratici che vogliono controllare le masse invece, incoraggiano e sfruttano la naturale divisione degli uomini in ideologie allo scopo di frammentare il peso politico delle singole soluzioni scelte dai cittadini. Nei sistemi democratici moderni, ad esempio, non abbiamo la possibilità di scegliere selettivamente soluzione per soluzione. Accettiamo tranquillamente di limitare le nostre facoltà di scelta esprimendo il voto per un “grande pentolone di soluzioni e concetti” espressi nello statuto di un partito. In questa maniera non portiamo avanti, dall’ideazione alla realizzazione, ogni singola soluzione voluta dalla maggioranza perché la preferenza di ogni singolo cittadino, verso quella specifica soluzione, si troverà rappresentata in vari contenitori politici divisi per valori e ideologie spesso inconciliabili fra di loro e quindi senza possibilità di governare. Poi, una volta che si accetta di essere rappresentati da un partito diventa semplicissimo manipolare le volontà della maggioranza, sono sufficienti infatti, semplici accordi fra le poche persone che amministrano questi contenitori ideologici. Si possono anche rinnovare gli ingredienti del minestrone, il colore del pentolone e il suo nome, si cambia slogan e così si ridistribuiscono, di fatto, le nostre singole scelte nei vari pentoloni in modo che chi li amministra ne tragga più profitto. Per capirci, se ad esempio tutti i cittadini rappresentati da due grandi contenitori ideologici e divisi da due valori opposti, fossero d’accordo su una comune soluzione, ad esempio sul fatto di non doversi fare controllare da un terzo contenitore che fa una politica di regime, questa soluzione si troverebbe sempre divisa in due contenitori per via delle enormi differenze ideologiche e quindi nessuna coalizione fra le due parti potrebbe mai avere una governabilità né un peso sufficiente per cambiare le cose. In questa maniera è molto più facile che i partiti più compatti, come possono essere quelli di un regime, si impongano e che le scelte dei cittadini non abbiano alcun peso. Nella gestione delle enormi risorse collettive, tutte le persone del mondo sono divise in “pentoloni” che raggruppano ognuno un vasto insieme di valori riguardanti ogni aspetto più importante delle questioni sociali. Non possiamo scegliere gli ingredienti del minestrone né il cuoco, ma dobbiamo “affidarci” al pentolone a cui siamo più affezionati e aspettare per qualche anno che qualcuno cucini la minestra. Mentre il mondo moderno si muove a velocità sempre più alte, cambiando le sue dinamiche e sollevando nuove problematiche nell’arco di mesi o giorni, noi deleghiamo ogni nostra scelta per anni e preghiamo che il piatto venga bene e possa risolvere nel futuro i nostri problemi. Non solo, attualmente il potere economico ha raggiunto una concentrazione tale da essere più influente di quello politico, quindi, i pentoloni a cui noi affidiamo le nostre risorse collettive sono amministrati, di fatto, con la spinta principale della massimizzazione del guadagno di alcuni privati e non con quella del benessere collettivo. Ecco perché le risorse collettive, anche se ci sono, sono accessibili per la maggior parte a pochi. Ogni soluzione politica e sociale, messa sotto una pressione così grande dall’apparato economico mondiale, rivela le sue minime imperfezioni, e ogni crepa viene dilaniata fino a cedere completamente al potere più grande. Non ha più senso, in questo contesto, attuare la strategia del “meno peggio”. Dobbiamo iniziare ad affrontare il problema alla sua radice, a mente aperta, mettendo in discussione, se necessario, anche i principi a cui siamo stati abituati da sempre. Altrimenti continueremo a apporre dei continui cambiamenti temporanei allungando i tempi per una soluzione definitiva. Insomma, la struttura politica convenzionale fa in maniera che la naturale diversità dei valori fra i cittadini sia un freno alla realizzazione delle soluzioni volute collettivamente, così la popolazione si abitua al fatto di doversi uniformare e coalizzare per avere voce nelle questioni sociali, peggiorando ancora di più la possibilità di partecipare dal basso. Per impedire che possa venire sfruttata la differenza di ideologie basta semplicemente poter esprimere collettivamente le nostre preferenze verso ogni soluzione piuttosto che verso un gruppo di soluzioni orientando le nostre risorse verso l’attuazione delle soluzioni anziché verso i partiti, le ideologie o i “gruppi di soluzioni”. Scegliamo noi ogni singolo ingrediente alla volta, non limitiamoci a dare un consenso vago guardando solo il colore del pentolone e cedendo tutti i nostro averi al cuoco. Questo problema non è mai stato risolto definitivamente, per il semplice motivo che non abbiamo mai avuto a disposizione gli strumenti tecnici necessari per gestire direttamente ogni singola scelta su ampia scala. Oggi questi strumenti ci sono, e sono usati quotidianamente da milioni di singoli e organizzazioni. Abbiamo strumenti che permettono facilmente un’organizzazione dei singoli prima impossibile, possiamo persino diffondere idee e competenze, formare persone e mettere in comune strumenti e risorse… senza doverle “cedere” ad un contenitore di idee come è stato finora… All’inizio c’era il caos e le dittature del più forte sui più deboli, poi ci siamo radunati nelle piazze per decidere più democraticamente, nell’epoca moderna abbiamo avuto lo strumento del voto esprimendo la nostra preferenza verso i partiti… ed ora anche questo sistema sta rivelando i suoi limiti… L’evoluzione della partecipazione collettiva non si fermerà qui, i nuovi strumenti che abbiamo verranno presto utilizzati per risolvere i problemi che i vecchi metodi non sono più in grado di fronteggiare. I sistemi dove le differenze di valori devono frammentare per legge il peso di una soluzione che invece è condivisa, verranno naturalmente abbandonati perché non sono efficienti e non sono in gradi di rispondere alle esigenze della società moderna. Abbandoniamo l’abitudine al “meno peggio” e teniamo in mente i semplici principi che favoriscono una soluzione definitiva, promuovendo ogni piccolo passo intermedio che ci avvicina alla nostra meta. Tutto questo non è il futuro, sta già accadendo e progredisce indipendentemente dal teatrino della politica. Se vogliamo veramente partecipare dobbiamo smettere di dare consensi ai contenitori ideologici ed attivarci da soli a utilizzare insieme le nostre risorse scegliendo direttamente le soluzioni. |
28-08-2009, 15:33 | #203 |
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Soluzione al Capitalismo: 2. Sempre più Sfruttamento
di Marco Canestrari IL CAPITALISMO E’ PROGRESSIVO Il modello imposto è: Tutti vogliamo di più. Più ricchezza, più proprietà, più lusso, più sicurezza, più affermazione sociale, più potere ecc… Il capitalismo è il modello della “rincorsa” sempre più rapida e senza fine. Se io prendo sempre di più, rimarrà sempre di meno per gli altri. E per dirla semplicemente, poi le cose da prendere finiranno. Il giorno dopo, bisognerà essere ancora più scaltri, competitivi, aggressivi, potenti e senza scrupoli fino a che, per qualcuno, nell’ultimo gradino della scala gerarchica di potere, non rimarranno nemmeno le risorse essenziali. Nel corso degli anni, se portiamo avanti questo modello cieco, spingendo sulla massimizzazione del potere in ogni ambito (politico, economico, sociale, nei mass media), si crea un accentramento progressivo e l’esclusione di qualsiasi altro modello possibile. Il mondo, con tutte le sue meravigliose sfumature, viene plasmato secondo le regole di un azienda. IL MONDO STA DIVENTANDO UN AZIENDA L’immagine dell’imprenditore che chiede i favori al politico deve essere ampliata: Oggi esistono dei gruppi finanziari economicamente più potenti di interi stati. Arabia Saudita, Polonia, Finlandia e moltissimi altri paesi potrebbero essere “comprati” da gruppi privati. Questo significa che è il politico a lustrare le scarpe al colosso economico, e le decisioni di un intero paese sono influenzate dalle dinamiche del massimo guadagno di un azienda. Un’azienda privata e i suoi consigli di amministrazione, come sappiamo, non ha come obiettivo primario la libertà dei cittadini, la loro salute, la loro qualità di vita, la loro educazione, la loro serenità, la giustizia o la divisione equa delle risorse. A livello mondiale, per chi non è nella casta dei potenti, queste basi fondamentali della vita vanno via via scomparendo… Il potere economico assottiglia la distanza da quello politico, i servizi pubblici vengono privatizzati e i grandi gruppi economici e le grandi banche mondiali creano delle reti in comune infiltrandosi nei media per aumentare i consensi nei modelli di vita da cui trarre profitto: Per anni conosciamo i lati positivi delle persone ricche, furbe, belle, aggressive e competitive, forti, determinate, e istintive, con il linguaggio ei modi del branco. Nel corso degli anni il mondo cambia gli stili di vita perdendo le sue più alte capacità come l’intelletto individuale, l’altruismo, la sensibilità e i modelli che non portano consensi nel coro vengono allontanati dalla coscienza collettiva. I grandi gruppi economici e politici cercano di incrementare il potere stipulando alleanze, sciogliendosi in altri gruppi, unendosi o dividendosi, indipendentemente dalle necessità reali dei cittadini. Il cittadino è tenuto distante dalla casta di chi detiene il potere e la sua libertà sempre più limitata. Viene imposto un sistema dove la democrazia è fatta dalle masse, che, a differenza del singolo, apprende i modelli di vita dai media. L’unica forma di partecipazione del cittadino è possibile votando dei simboli, e delegando ogni altra decisione ai partiti politici, il tutto all’interno di una griglia sempre più stretta di regolamenti e leggi decisi dall’alto. SEMPRE PIU’ CONTROLLO E SFRUTTAMENTO Abbiamo visto che il capitalismo non si autolimita: Ogni limitazione imposta non avrà mai la forza di arginarlo, alla lunga ogni ostacolo non fa altro che perdere di importanza difronte all’imperativo principale di guadagnare potere. E abbiamo anche visto che Ogni movimento antagonista al modello capitalistico non fa che accrescere la sua forza. Combattere i suoi principi di base è un controsenso in termini, perché tali principi sono presenti anche nelle frange che vogliono abbatterlo. Chi rallenta la sua corsa non fa altro che lasciare spazio a tutti gli altri squali pronti ad attaccare voracemente. Infine tutti i tipi di potere e i media avranno un unico gruppo di controllo. Si è creata una coperta di ricchezza, che accumula potere e denaro prosciugando tutto ciò che è fuori, mettendo in secondo piano la salvaguardia delle limitate risorse ambientali, dei diritti umani, non curandosi della povertà nel mondo, degli sfruttamenti dei deboli o di tutto ciò che è lontano dal proprio recinto. La coperta diventa perciò sempre più corta e copre meno persone che si scanneranno per diventare ricchissimi e gli standard di vita saliranno a modelli di ricchezza e consumo sempre più alti… Se prima l’escluso era solo il povero bambino dell’africa che muore senza acqua, poi lo sarà anche il barbone in città e l’extracomunitario, oggi lo è anche il pensionato pubblico che fruga nel cassonetto o il single divorziato che deve pagare gli alimenti, mangia alla mensa della caritas ma non rinuncia all’ultimo modello di cellulare. Vediamo le ragazzine andare in giro seminude con crisi emotive se non possono uniformarsi ai modelli estetici del momento rifacendosi il seno o la bocca. Questi sono i giovani che fra qualche decina di anni ci governeranno. Molti vivono nella morsa dei debiti, nella paura che una multa imprevista o una bolletta salata possa gettarli sul lastrico. Domani l’escluso sarà chi non è disposto a tutto per vivere in un mondo ad altezze vertiginose e surreali… Poi quando il potere è abbastanza concentrato da poter fare leggi autonomamente, si impedisce ogni forma di movimento che minaccia i potenti (scioperi, manifestazioni, istruzione pubblica, leggi elettorali) fino ad arrivare alla repressione anche militare di ogni attività fuori dalle leggi promulgate dalla casta, in nome della governabilità, della legalità, della produttività, e soprattutto della sicurezza. Si crea cosi una situazione di estremo stress dove tutte le vie di fuga sono precluse. Solo un messaggio ti salverà: Diventa più ricco, diventa come noi, guarda noi potenti come siamo protetti e a nostro agio, noi siamo i furbi. Così tutti ci mettiamo a correre per salvarci a scapito degli altri… In questo processo di accentramento dei poteri l’Italia ha solo anticipato i tempi. Tutte le nazioni alla lunga, anche cambiando governi, sono destinate all’accentramento. Se non c’è un limite e tutto si rivolge verso la massimizzazione dell’individualizzazione, allora il disequilibrio fra i pochi rampanti ricchissimi e i molti sfruttati poverissimi fa sentire le sue crepe generando sofferenza e tensioni sociali. |
07-09-2009, 01:12 | #204 | ||
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Questo è un post che avrei dovuto scrivere 10 gg fa (sospensione ) e per 10 giorni mi è frullata nella mente sempre la stessa domanda: ma tu davvero prendi per buona tutta questa roba?
Più leggo e più mi sembra propaganda fine a se stessa. Non ho ancora capito se appoggi per ironia o per partito preso ma, da quel "poco" che ho letto, mi pare che tu stia postando i ragionamenti dell'ennesimo santone che ti vuol far giungere alla sua verità, una verità fatta di ovvietà, di luoghi comuni, di mezze verità.. il tutto cavalcando il malcontento verso il Sistema che oggi ci governa (lungi da me dal difenderlo o giustificarlo). Quote:
Escludendo quindi questo punto (che criticarlo equivale a sparare sulla Croce Rossa) mi domando davvero cosa ci sia di così trascendentale nelle sue elucubrazioni e nella descrizione delle meccaniche che ci governano. Io proprio non capisco. Quote:
Mi ha riproposto delle meccaniche già ben note descrivendomi solo una faccia della medaglia, l'ha colorata con tinte nere ("mai" "potenti" "sofferenza" "controllo") proponendomi scenari catastrofici ed immutabili e poi.. al momento di darmi la "cura" scompare? Così, di botto, senza saper "come posso salvare la mia anima"? Insomma, il discorso è chiaramente pilotato verso una "rivelazione", ma perché non me la da? Ce l'ha una soluzione o è un discorso fine a se stesso? Senza la descrizione della sua "visione" rimane solo la descrizione di uno scenario apocalittico (più o meno veritiero) e di una alternativa vaga (che, seppur impalpabile è sicuramente migliore dello scenario catastrofico descritto) che non può esser commentata perché non ha un nome. CIAWA
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94/100 alla vincita del tostapane! Testo l'Acer Aspire 5742G con GPU esterne =>QUI<= Le domande sul "CIAWA" non saranno considerate. Ultima modifica di Balthasar85 : 07-09-2009 alle 01:36. |
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07-09-2009, 02:15 | #205 | |
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Quote:
Ad esempio: http://eccocosavedo.blogspot.com/200...ollettiva.html http://eccocosavedo.blogspot.com/200...ollettiva.html http://eccocosavedo.blogspot.com/200...i-reagire.html http://eccocosavedo.blogspot.com/200...possibile.html http://eccocosavedo.blogspot.com/200...ifferenze.html http://eccocosavedo.blogspot.com/200...deologica.html |
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07-09-2009, 10:35 | #206 |
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L’Italia è forse un regime autoritario?
A sentire qualcuno dell’opposizione, la risposta alla domanda di cui nel titolo parrebbe essere positiva. La risposta, da parte mia, è no. Se però mi si chiede se l’Italia sia un regime democratico, la mia risposta è, ancora, no. Cerchiamo di fare un’analisi un po’ più approfondita, pur con tutte le critiche che si possono fare e che spero si faranno: partiamo da una definizione di regime autoritario, ovvero quella più accettata di Juan Linz. Autoritario è un sistema politico con pluralismo politico limitato e non responsabile, senza una elaborata ideologia guida, ma con mentalità caratteristiche, senza mobilitazione politica estesa o intensa, tranne che in alcuni momenti del suo sviluppo, e con un leader o talora un piccolo gruppo che esercita il potere entro limiti formalmente mal definiti ma in realtà abbastanza prevedibili. Va detto che questa definizione è molto generale, che serve ad identificare un genere: al suo interno, infatti, possono esservi forti diversificazioni, pur essendovi il medesimo sfondo. Vediamo in che misura sussistono le cinque dimensioni rilevanti di un regime autoritario applicato all’Italia: mobilitazione: l’Italia di Silvio Berlusconi non si caratterizza per un alto grado di mobilitazione; al di fuori delle manifestazioni costruite ad hoc per omaggiare il capo, come il primo congresso del Popolo della libertà – guarda caso momento di sviluppo-, le masse non sono mobilitate. I diritti civili, politici e sociali sono, almeno formalmente, garantiti, ma l’esercizio effettivo di tali diritti è ostruito da un’informazione visibilmente controllata, e negli ultimi tempi anche dall’intimidazione, mentre le strutture delle opposizioni sono deboli e allo sbando; pluralismo limitato: questa dimensione attiene alla sfera della responsabilità. Laddove il pluralismo è limitato, notiamo l’esistenza di pochi attori veramente rilevanti nell’arena politica, che sistemano le questioni di responsabilità al massimo inter eos. In una liberal-democrazia di massa, la questione della responsabilità è affidata al popolo, mediante elezioni libere, competitive, corrette. Questo non avviene in Italia, basti pensare che una delle cause del declino italiano (Berlusconi, nei suoi quattro fallimentari governi) sia appunto arrivato al quarto mandato. Vuoi anche per l’incapacità dell’opposizione, gli italiani non riescono ad attribuire correttamente le responsabilità, e ciò è dovuto proprio alla mancanza di pluralismo (riducendo ai minimi termini la questione, da un lato abbiamo Berlusconi, dall’altro degli incapaci). mentalità caratteristiche: alzi la mano chi ha capito l’ideologia alla base del berlusconismo. Se qualcuno l’ha capito, ce lo spieghi: il berlusconismo non sembra avere alcuna ideologia (men che meno quella liberale). Ha, al massimo, mentalità caratteristiche, ovvero una serie di valori (o disvalori) che ne guidano l’agire. Piuttosto forte il populismo, oggi non più solo berlusconiano, ma pure tremontiano, brunettiano, sacconiano, ano, ano; leader o piccolo gruppo: credo che spiegare questo punto sia superfluo; limiti formalmente mal definiti: qui c’è la parte più divertente. I limiti all’esercizio del governo, formalmente, ci sono (la Costituzione). Il problema è che vengono regolarmente calpestati. Due esempi: la legge è uguale per tutti? No, ci sono quattro tizi che per legge sono più uguali degli altri; ancora, il potere legislativo è nelle mani del parlamento? Formalmente sì, nella pratica no, visto che questo governo tiene sotto scacco il Parlamento a colpi di voti di fiducia. Quanto alla prevedibilità, beh… notiamo che ogni volta che esce fuori un processo a carico del capo o dei suoi seguaci, puntualmente esce fuori una leggina da hoc che cancella il reato, abbatte la prescrizione, rende immuni, eccetera. Esempio solo per rimanere nel campo della giustizia (vogliamo parlare delle televisioni o delle tasse?). Vale la pena, qui, di sottolineare alcuni aspetti di un regime autoritario rimasto unico nel suo genere: il regime fascista. Esso era caratterizzato dalla presenza di un leader carismatico legato ad un partito con tendenze totalitarie; ha usato, nel corso della sua instaurazione, vari attori sociali, come la Chiesa (che era un po’ cooperante un po’ conflittuale), la monarchia, l’esercito, la grande industria e la classe media. Il regime si caratterizzava per spunti nazionalisti che si traducevano in una politica estera aggressiva; per l’antiliberalismo; per l’antiparlamentarismo; per l’anticomunismo; per l’anticlericalismo; per l’anticapitalismo. Salvo poi sostanzialmente fare nulla se non rafforzare il proprio potere (il corporativismo, in vent’anni, non venne mai alla luce; la Camera dei Fasci e delle Corporazioni nacque solo al tramonto del regime stesso). Non so voi, ma io ritrovo diverse analogie con l’Italia berlusconiana, oltre, ovviamente, a qualche differenza. Dunque, questo basta a definire l’Italia un regime autoritario? Dal mio punto di vista no: l’Italia ha tratti autoritari, ma non è (ancora) un regime autoritario. Chiediamoci, allora, se l’Italia è una democrazia. Una democrazia si caratterizza per quattro elementi fondamentali:
suffragio universale maschile e femminile: è indubbio che questa dimensione sia presente; elezioni libere, competitive, ricorrenti, corrette: le elezioni sono libere (se diamo un’interpretazione estensiva a questo aggettivo) e ricorrenti (anche troppo), ma non sono competitive, né corrette (si guardi il quarto punto); pluralità di partiti: ne abbiamo anche troppi, anche se quelli rilevanti, ovvero oggi in Parlamento, sono molto pochi, almeno relativamente al passato; diverse e alternative fonti d’informazione: qui c’è il problema. Abbiamo un presidente del Consiglio che possiede tre televisioni, che ne controlla altre due ed è sulla strada per prendersi pure la terza (se è vero che si vogliono piazzare Gianni Minoli ed Enrico Mentana su RaiTre). Una settima televisione, la cui indipendenza è già piuttosto sbiadita, si inchinerà al premier, poiché il suo proprietario (alias Telecom Italia), non può certo alienarsi i rapporti con il gruppo di potere (La7, infatti, potrebbe segnalare un bel po’ di fattacci che la danneggiano, ma non lo fa per non essere ulteriormente danneggiata, visto che l’autorità indipendente, visto che ha trovato in Google il monopolista della pubblicità e non in Mediaset e compagni, potrebbe non essere poi così indipendente); l’ottava televisione (SKY) ha avuto tasse raddoppiate, si è vista sottrarre la RAI, la quale è stata poi costretta ad allearsi con il proprio concorrente (Mediaset) per creare una propria piattaforma satellitare (TivuSat) in un gioco in cui Silvio vince e gli italiani perdono. In Italia oltre il 60% degli italiani si informa SOLO con la televisione, con punte di quasi l’80% fra i pensionati e le casalinghe (bacino elettorale del centrodestra, guarda caso). Gli altri diversificano, ma solo un decimo compra regolarmente i giornali. In altre parole, si può dire che per la stragrandissima maggioranza degli italiani la televisione è il principale mezzo di informazione. Ma se la televisione è praticamente tutta in mano a Silvio Berlusconi, vuol dire che questa quarto pilastro della democrazia è veramente debole. A causa della debolezza dei pilastri 2 e 4, l’Italia non appare essere un regime democratico secondo la definizione data (che poi è la definizione minima fornita dalla scienza politica – ce ne sono altre: alcune non cambiano in sostanza il discorso appena fatto, mentre le altre sono definizioni meramente “procedurali”, secondo le quali l’Italia è un regime democratico perché la Costituzione (democratica) e le sue procedure (democratiche) sono formalmente rispettate, ma pure queste definizioni vengono incrinate se pensiamo allo svuotamento dello spirito costituzionale, quanto, nella pratica, a tutte le sentenze della Corte Costituzionale scavalcate – ricordate Europa 7). L’Italia, tuttavia, non è neppure pienamente un regime autoritario. In conclusione di questa veloce riflessione, sono portato a dedurre che l’Italia si trovi in un momento di crisi democratica, più precisamente di crisi nella democrazia, poiché assistiamo al cattivo funzionamento di alcune strutture dello Stato (Parlamento, magistratura), oltre che un progressivo distacco della Piazza dal Palazzo (l’esistenza stessa di Beppe Grillo e dei grillini, e soprattutto la loro crescita, ne è un sintomo, solo per fare un esempio). Notiamo, inoltre, la sostanziale scomparsa del centro politico: l’accordo fra le parti su problemi sostantivi è estremamente raro (addirittura i problemi sostantivi sono lasciati in secondo piano rispetto agli scandali sessuali e altre facezie simili); ancora, in questi giorni stiamo assistendo ad una escalation di violenza verbale (citazioni in giudizio, attacchi all’Europa, attacchi degli house organ contro i direttori dei giornali nemici) e non (ricordate questo?) finora inaudita. Tutti questi sono sintomi di una profonda crisi democratica (e ve ne sarebbero molti altri). Si potrebbe dire che l’Italia si trova in uno stato intermedio fra la democrazia e l’autoritarismo. Se il genus democratico non viene abbandonato, è perché questo non è né necessario né auspicabile: la democrazia resta un valore fondamentale per la stragrande maggioranza degli italiani e soprattutto per la posizione nel campo internazionale (anche se da questo punto di vista gli altri Paesi europei, non addormentati dalle tv del padrone, già sanno che la democrazia è in crisi in Italia, se pensiamo alle dichiarazioni di Martin Schultz e altri – che dicono, in pratica, che Berlusconi può essere un cattivo esempio per altri Paesi del mondo – e al fatto che i nostri vicini non vedono di buon occhio le amicizie strettissime che “vantiamo” con leader certamente non democratici come Vladimir Putin e Muammar Gheddafi, a cominciare dagli USA), e per questo è necessario mantenere l’apparenza (senza contare che, non svenite dalla sorpresa, anche all’interno del PdL c’è gente che è davvero innamorata della democrazia). La teoria ha elaborato una definizione di un tipo di autoritarismo (o meglio, un regime di transizione fra autoritarismo e democrazia) che ben si adegua, a mio avviso, all’Italia dei giorni nostri. È quella della democrazia elettorale, che Cotta, Della Porta e Verzichelli definiscono come segue: Se [...] il procedimento elettorale è corretto, ma i diritti civili non sono ben garantiti, se in particolare, la stessa informazione è condizionata da situazioni di monopolio con la conseguenza di escludere parti della popolazione dall’uso effettivo dei propri diritti, se eventualmente non vi è un’effettiva opposizione partitica e in realtà un solo partito [ndTooby: vogliamo dire "coalizione"?] domina la scena elettorale e, più in generale, quella politica, allora si potrà parlare di democrazia elettorale. Sembra un calzino messo sopra lo stivale. http://blog.tooby.name/politica/lita...?wscr=1024x768 |
22-10-2009, 21:28 | #207 |
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Bellissimo 3d notato solo ora.
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22-10-2009, 21:33 | #208 | |
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Metto qualche altra cosa:
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22-10-2009, 23:07 | #209 |
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la tv certamente rincitrullisce
però vi ricordo che il grande fratello non è stato creato in italia ma in Olanda e inoltre le scene di nudo sono molto più presenti nelle sue versioni Inglesi ed americane rispetto a quelle italiane
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my pc :core duo2 e8500 ,asus rampage formula,corsair dominator 4giga, sapphire ati4870 512mb monitor samsung 22" t220hd vista 32bit Nel corso della vita, non ci sarà certo penuria di gente che ti dice come vivere, avranno tutte le risposte, cosa dovresti fare, cosa non dovresti fare. Non ci discutere mai, tu di' sempre: «Ah sì? è un'idea davvero brillante» e poi fai come ti pare.(Woody Allen) |
22-10-2009, 23:46 | #210 | |
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mostrare il culo o le tette o ancora meglio aprire le gambe è meno faticoso che stare ore ed ore davanti ad un libro anche perchè non conta il lavoro che fai ma contano i soldi che fai per acquistare oggetti da mostrare agli altri e farli scoppiare di invidia tempo fa si parlava di vivere adeguatamente e molti nel vivere dignitosamente mettevano la vacanza in posti esotici , il cellulare , la amcchina nuova cose che a mio parere sono futilità ma per molti oramai sono diventati status simbol imposti dalla tv perchè secondo me l'uomo è di per se invidioso ed avido ,io credo che lo siamo tutti quindi la tv accellera il processo facendoci inseguire gli altri magari anche oltre le nostre possibilità pochi giorni fa ho detto questa battuta ad un amico " il mio cellulare si è rotto ed sono stato costretto a comprarne uno nuovo moderno full touch screen......adesso secondo la società sono diventato più BELLO!!!! :-)" in conclusione gustatevi questo video (che pur essendo vecchio ha un testo MOLTO attuale) http://www.youtube.com/watch?v=58fqgMzGfvQ
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23-10-2009, 08:26 | #211 | |
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23-10-2009, 09:37 | #212 |
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23-10-2009, 09:43 | #213 |
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A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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23-10-2009, 11:14 | #214 | |
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E' come la storia della carta buttata a terra, io non è che la butto perché "tanto lo fanno anche gli altri", la mai città è sporchissima ma io continuo imperterrita con la differenziata. Io sono convinta che così come ogni organismo non funziona se ogni cellula non funziona e collabora, e ogni cellula non funziona se non funziona e non collabora ogni suo atomo, alla stessa maniera questo mondo finirà per collassare per entropia se ognuno di noi non fa qualcosa. Può sembrare di far poco o forse niente perché sembra di essere da soli, ma io sono convinta che ogni nostro piccolo gesto ha effetti nel lungo termine che non vediamo solo perché il nostro tempo è un battito di ciglia nel tempo dell'universo. |
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23-10-2009, 13:45 | #215 |
Bannato
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17-05-2010, 16:53 | #216 |
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17-05-2010, 22:02 | #217 |
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e qualcuno disse: A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. |
17-05-2010, 22:18 | #218 | |
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18-05-2010, 06:41 | #219 |
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Riflessioni sul PdL e Berlusconi: un “regime”, ma di che tipo? di Enrico Galoppini e Antonio Grego. Note dedicate ai fascisti e agli antifascisti, caldamente consigliati di rivolgersi (per i rispettivi motivi) altrove… Uno degli argomenti preferiti degli avversari di Berlusconi è quello che lo dipinge come una specie di “ducetto”, che sotto sotto, mentre straparla di “libertà”, mira ad instaurare un “regime” sostanzialmente “antilibertario”. Berlusconi, in poche parole, sarebbe l’incarnazione di un “nuovo Fascismo”. L’idea che ci siamo fatti è che tale “accusa” è, in apparenza, fondata, nella sostanza, infondata. Ed una serie di equivoci e malintesi, essenzialmente dovuti all’idea di “fascismo” che i più si sono fatti, incombe sia sulla parte “fondata” che su quella “infondata” dell’“accusa” rivolta a Berlusconi d’instaurare un “regime” (fascista). Ma prima di tutto va detta una cosa: a molti italiani Berlusconi piace. Piace perché dà un’immagine – alla quale corrisponde anche una sostanza, poiché un fenomeno così complesso e duraturo non può reggersi sulla sola apparenza – di “uomo di successo” (che “ha fatto i soldi”), di persona animata da una forte “volontà”, che ha dei sogni che vuole “realizzare”, che vuol “fare” anziché “dire”. E delle “chiacchiere” molti in Italia non ne possono più. Un’altra cosa importate da dire subito per meglio contestualizzare il fenomeno, è che il popolo italiano sessant’anni fa ha subito, oltre che una sconfitta militare ed una conseguente occupazione americana, un vero e proprio trauma psicologico collettivo. Si è parlato molto della “morte della Patria”, ma poco o nulla del fatto che gli italiani, da quando il cadavere di Benito Mussolini – per volontà degli americani - è stato appeso (ad un distributore della Esso!) a Piazzale Loreto, sono sostanzialmente “orfani del padre”. Chi ha favorito l’ascesa politica del Cavaliere – che, non lo si dimentichi, data dall’indomani di “Mani Pulite” - non poteva non considerare questo antefatto. E non poteva ignorare che sebbene tutto (intellettuali, scuola, media ecc.) remi contro, agli italiani – meglio se non politicizzati - il Fascismo piace perché è esattamente l’espressione del loro “genio”. Certo, il “genio” al quale ci riferiamo è soprattutto quello degli italiani usciti dalla Prima guerra mondiale e da una temperie che aveva forgiato un “carattere”, ma non si deve sottovalutare la potenza di determinati archetipi (che vanno al di là del Fascismo quale fenomeno storico), né la sostanziale refrattarietà del profondo degli esseri umani ad ogni possibile e persistente campagna di “lavaggio del cervello”. In poche parole, chi realmente vuol fare “politica” oggi non può ignorare che insistere sull’antifascismo significa non andare contro Forza Nuova o la Fiamma Tricolore, ma remare contro il popolo italiano nel suo complesso, poiché l’antifascismo è stato ed è lo strumento ideologico utilizzato dai nostri padroni e dai loro lustrascarpe per attuare una sistematica politica antinazionale [1]. Chi ha incoraggiato la “scesa in campo” di Silvio Berlusconi queste cose le sa. E sa che, sebbene negli anni, con un lavoro certosino e molto più faticoso da realizzare rispetto a quello che – quasi dall’oggi a domani - ha prodotto lo sfaldamento del fronte comunista [2], sia stata epurata dall’area post-fascista tutta la sua “sinistra”, esiste un bacino di consenso “fascista” molto più ampio di quanto la propaganda vuol farci credere. Un’iniziativa come quella del ministro Bondi di patrocinare un’iniziativa in favore dei “reduci della Repubblica Sociale Italiana” dà conto della consapevolezza di questo Esecutivo che esiste un consenso per le attività volte a rispettare la memoria di quel che, ufficialmente, sarebbe il “Male assoluto”. Senonché tutto dev’essere fatto confluire in maniera innocua verso un rafforzamento del regime liberal-democratico filo-atlantico [3]. Per comprendere le ragioni che sottostanno alla manovra in atto, resasi ancor più evidente con la creazione del PdL (e del PD), bisogna comprendere che: 1) stiamo vivendo una crisi epocale, non solo economica, bensì “di civiltà”. Il cosiddetto “Occidente” è al capolinea. Siamo sull'orlo dell'abisso, per di più scavato con le proprie mani da una “classe dirigente” compiaciuta in quotidiano un gioco al massacro. Mentre l’“Occidente” cerca di salvare se stesso irretendo l’Europa nella Nato e nelle sue “guerre umanitarie”, questo senso di spaesamento genera nella gente un disperato bisogno di sicurezza, di una guida, di qualcuno che governi con il “populismo” e uno stile “paternalistico”, rassicurante. Di qualcuno che finalmente faccia funzionare qualcosa. A tutti questi bisogni dà una “risposta” Berlusconi, che si presenta sia come persona “di successo” che “si è fatta da sé” (a differenza dei vari politici di professione dallo stesso Berlusconi paragonati alla stregua di parassiti) [4], sia come persona attenta alle istanze “sociali” (quasi “socialiste”, infatti viene ricordato come “amico di Craxi”), sia come “uomo forte” decisionista (non è così, ma questa è l'immagine che gli è stata creata, sopratutto dalla sinistra deficiente), addirittura amico e “maestro” di Putin (quasi un rapporto maestro-allievo che ricorda quello Mussolini-Hitler) [5]. Capita l’antifona, altri si buttano su questa strada, facendo appello a quel sentimento di “simpatia per il Fascismo”, a dimostrazione che non è Berlusconi ad essere “fascista”, ma è la società che va in quella direzione, che ha bisogno di nuovo di quella “soluzione”, che però viene proposta in maniera artatamente contraffatta per il semplice motivo che il Fascismo è l’antitesi e del liberal-capitalismo e del comunismo, che postulano, nella loro visione materialista ed economicista, l’uomo quale “fattore della produzione” da sacrificare sull’altare del ‘monoteismo’ del Mercato inteso come unica realizzazione e fine dell’uomo [6]. 2) Esiste altresì in questo Governo la consapevolezza che per presentarsi effettivamente come “novità”, voltando pagina con la “politica delle chiacchiere” e delle “inutili contrapposizioni”, per l’“unione di tutti gli italiani”, è conveniente rifarsi ad un lessico in un certo senso “fascista”, senza disdegnare alcune “pose” tipiche di quell’epoca rimasta – come osservavamo – nel ‘cuore profondo’ degli italiani. Basti dare una lettura alla “Carta dei valori” del PdL: http://www.forzaitalia.it/notizie/arc_15346.htm Non possono non colpire gli incipit dei vari capoversi: “NOI VOGLIAMO...”. Se poi si va alla pagina principale del sito di Forza Italia (http://www.forzaitalia.it/) si nota che tra le immagini in alto, che si succedono a rotazione, ve n'è una intitolata “La rivoluzione della libertà” che ritrae Berlusconi in una posa da "ducetto": “Lui” replicato due volte, sia sul podio da cui parla che nel maxischermo alle spalle, simmetricamente centrato rispetto ad una massa anonima di gente presa di spalle che converge verso di lui. Una cosa impressionante, da “raduni di Norimberga”, con quel tocco di ‘anarchia’ che fa sì che la folla che sta a sentirlo non sia ordinata perfettamente come i seguaci del Fuehrer. Un’altra piccola foto, in basso, lo fissa mentre si produce in una specie di “saluto fascista”! E poi il Berlusconi col casco da volontario della Protezione civile e il cappello da capostazione, quello con giacca e cravatta e quello con la maglietta stile Armani, fino a quello con la bandana. Un particolare, tra tutti questi atteggiamenti ‘cesaristi’ non può essere sfuggito: il 23 marzo (che era un lunedì), con lo stesso Berlusconi a bordo, il treno “superveloce” Milano-Roma è arrivato “in orario”… E col "piano casa" siamo alle "città di fondazione"... o no? Città "satelliti" di ogni capoluogo di provincia! Ad un certo punto, non sapendo più che pesci prendere, Franceschini ha detto che il "piano casa presentato da Berlusconi il 23 marzo è fallito". E perché non ha detto "una settimana fa" e basta? No, ha nominato espressamente la data fatidica... Ciò significa che c’è chi ha mangiato la foglia e “tiene d’occhio” il capo del PdL. In questo pseudo-fascismo, l'opposizione diventa sempre più svalutata, perciò inutile, vittima anche della sua spocchia. Se questa per accettarti ti fa l'esame del DNA (sei “di sinistra”? quindi “antifascista”, “antirevisionista” ecc.?), il PdL imbarca “tutti”, anche uno che ha fatto il sindaco per il PCI, o Ciarrapico che “fa il saluto fascista”, né da FI viene espulso chi tiene blog revisionisti sull’Olocausto. A pensar male si direbbe che le dimissioni di Veltroni, già direttore del “L’Unità” [7], siano giunte ad orologeria, per facilitare il compito di chi ha in serbo, da anni, un progetto di “rinascita nazionale”, che non a caso è da sempre il capo d’accusa più virulento, nei suoi echi “resistenziali” e “antifascisti”, di chi grida al “regime” che Berlusconi intende instaurare. Un regime, per costoro, indubbiamente “fascista” [8]. La questione del “Piano di rinascita nazionale” è in effetti rivelatrice di tutto l’equivoco che grava su questa Repubblica nata sulle macerie della sconfitta militare nel 1945 e la conseguente “Liberazione” [9]. Considerato che l’Italia è un Paese occupato da oltre 100 installazioni e basi militari Usa-Nato, fa sorridere chi pensa – nel bene o nel male - che una “rinascita nazionale” sia possibile in simili condizioni. Tuttavia chi pensa “male”, non pensando geopoliticamente, non considera che a causa dell’ineluttabile crisi degli Usa quote di mercato sempre più consistenti passeranno in Italia ad altri attori, tra cui la Russia, con la conseguenza che si produrrà un ridimensionamento della sfera d’influenza degli Usa. Chi, invece, pensa nel “bene” potrebbe essere tentato dall’idea di mantenere questo Paese in uno stato di “americanizzazione senza l’America”, instaurando una sorta di monopartitismo votato alla diffusione di un modello di vita economicista filiazione di quello americano del “Mercato”: insomma, i fautori del “partito americano” che tentano di sopravvivere all’America, senza fare i conti fino in fondo con la geopolitica che, spingendo l’Italia verso l’Eurasia, ci ricorda che non moriremo tra le braccia del ‘Dio Mercato’. Sullo pseudo-fascismo va poi aggiunto dell’altro. Leggendo la rivista ufficiale del PdL, “L’Ircocervo” (http://www.ircocervo.it/) [10] si nota che nella rubrica della cultura ci sono soprattutto anticomunismo e islamofobia, due cose che traducono, da una parte, un atteggiamento fondamentalmente “antistatale”, dall’altra, una posizione geopolitica suicida rispetto a quella che, in virtù della posizione geografica, della storia e della cultura dell’Italia, consiglierebbe ben altro atteggiamento verso il mondo arabo-musulmano che non quello “consigliato” da un Carlo Panella autore di libri sul “Fascismo islamico” ed altre trovate ad effetto [11]. Si tratta, ad ogni modo, di una rivista da leggere tutta d’un fiato perché, scrivendovi molti personaggi di spicco del Pdl, c’è da imparare. Si noti anche che sul sito del PdL non c'è scritto nulla sul tesseramento. Come si fa ad iscriversi al PdL? Che si venga chiamati per cooptazione? È evidente che di “partiti di massa” non ne vogliono più sapere. Tutti, comunque, ‘ammiratori del Fascismo’ alla “Libero” o suoi mistificatori alla Panella, in un modo o nell’altro sono concordi su un fatto: siamo “Occidente” [12]. Ed è qui il punto d’inciampo di questo equivoco e cosiddetto “nuovo Fascismo”, perché il Fascismo mussoliniano non era affatto limitatamente “europeo”, anche se fornì un “modello” a tutti i “rivoluzionari nazionali” europei che avevano capito, come lo stesso Mussolini, che sulla via di certo socialismo da salotto, parlamentare e parolaio (compresa la sua estremizzazione, che produsse le scissioni “comuniste”) non si sarebbe mai arrivati a nulla, a maggior gloria dell’unico regime, “di destra” e “di sinistra” (a seconda della convenienza), liberaldemocratico. Certo, le mosse di Berlusconi in politica estera sembrano andare fondamentalmente nella direzione giusta: si pensi alla presa di posizione filo-russa sulla “crisi georgiana” e ad altre che mandano in bestia la stampa al soldo della City di Londra. Ma se queste forse non possono andare diversamente anche perché c’è l’Eni che fa quella politica estera, altre vanno in direzione opposta e traducono un atteggiamento da “servo di due padroni” che è tipico dell’italiano. La Russia, comunque, tiene d'occhio tutti in Europa, anche Berlusconi, tant’è che anche uno scoglio “indipendentista” in Sardegna non sfugge alle analisi degli esperti del Cremlino, che dopo la cosiddetta “indipendenza del Kosovo” ha promesso di rendere pan per focaccia. Frattini, intanto, va dove conviene che vada, un po’ qua e un po’ là, quindi anche la Siria e l’Iran diventano “interlocutori”. Staremo a vedere fin dove sarà possibile fare gli Arlecchini [13]. Ma quali prospettive può avere la manovra in atto? Berlusconi ha già più di settant’anni. Quanto potrà andare avanti, anche a colpi di “elisir” e ‘revisioni’ varie? Alcuni pensano che Fini trami per ‘fare le scarpe’ al Berlusca, ammiccando alla “sinistra” per diventarne poi il leader. Niente di più sbagliato. La tattica è quella di fagocitare tutto nel “partito pigliatutto degli italiani”, quindi Fini che fa il “progressista” serve a risucchiare voti dal PD, altro che “prossimo leader della sinistra”! Anche Casini è tagliato fuori. Esiste solo perché rispetto al '22 la Chiesa è molto debole mediaticamente, quindi ha bisogno di un suo “partito” dichiarato in Parlamento. La Lega farà la fine che merita: dopo il federalismo fiscale sparirà, mescolandosi con transfughi della “destra radicale”, così addio anche alle “ronde” e alla “Padania”. Su tutto questo, inoltre, aleggia la sensazione che non abbia alcun senso “essere contro”. Contro per “chi”? Per “cosa”? Ad essere “contro” tutta la vita si finisce per diventare patetici, come chi campa di rendita come “icona del ‘68” o “reduce del ‘77”, o come quei babbei che in America vanno davanti a Capitol Hill coi cartelloni per rivendicare i “diritti civili”. Un'appendice pittoresca e al limite utile per il rapporto annuale del min. dell'Interno. E se la parola "rivoluzione" (“rivoluzione della libertà”) la usa anche Berlusconi è chiaro che non ha più alcun senso per chi intende essere “contro” [14]. È diventata inservibile. Anche lo slogan “al di là della destra e della sinistra” è obsoleto, perché LORO per primi ci dicono, col “partito pigliatutto”, che siamo ben OLTRE la “destra” e la “sinistra” [15]. Vale quindi la pena di gettare uno sguardo sugli ambienti che si adoperano contro il PdL. Ed anche in questo caso le analogie con quanto accadde ai primi del Novecento sono interessanti. Le “forze occulte” nemiche di ogni sovranità, di ogni vera indipendenza, che si mobilitarono contro Mussolini sono praticamente le stesse che si mobilitano contro Berlusconi, strillando al “ritorno del regime”. Tuttavia è presente anche un vasto movimento di infiltrazione di queste “forze occulte” anche all'interno del PdL: si pensi alla pletora di candidati massoni ed ebrei, sionisti più o meno accesi, presenti nelle sue liste, esattamente come accadde anche all'inizio del Fascismo quando aderirono vari massoni ed ebrei (il Fascismo, strada facendo, si sarebbe reso conto dell’incompatibilità, prima, tra l’essere sia massone che fascista, poi, tra l’essere sionista e fascista). Probabilmente si tratta di un atteggiamento misto tra il “salire sul carro del vincitore” e il “controllare dall'interno”, per evitare che il PdL prenda una piega sgradita e pericolosa per i poteri forti di cui sopra, sia in politica interna che, soprattutto, estera (quella dalla quale, presumibilmente, giungeranno le condizioni propizie per un ristabilimento della sovranità di questo martoriato Paese).Tuttavia, si ravvisano già alcuni segnali di nervosismo: l'abbandono del PdL da parte dell'ultrafilosionista Guzzanti è un segnale che questa strategia di “infiltrazione” sta subendo alcune battute d'arresto poiché forse non è stato ottenuto il risultato che si sperava. Al termine di questa disamina, un lettore disattento potrebbe arguire che la nostra tesi è che il PdL e il berlusconismo sono una nuova forma di “fascismo”. Ma ogni dubbio al riguardo va dissipato, e non perché non abbiamo nulla a che vedere con quell’antifascismo fanatico che affratella gli intellettuali delle università e i “collettivi” da essi sponsorizzati per “giocare alla rivoluzione”, né con quell’altro antifascismo dei girotondini radical-chic che a ogni piè sospinto elevano “appelli alla Costituzione” e ai magistrati. I motivi essenziali per cui Berlusconi non ha nulla a che vedere con una ‘reincarnazione di Mussolini’ sono due: 1) Manca la sostanza umana che rimpolpava i ranghi dei fascisti storici: la società è completamente degradata da decenni di propaganda occidentalista, laicista, libertaria, che incita all’individualismo e al disimpegno. Anche e soprattutto grazie all'azione dei media in mano allo stesso Berlusconi. Non esistono gli “arditi”, uomini disposti a “rischiare” per un ideale. La maggior parte dei giovani sono una massa di bulletti che sognano l’ultimo tipo di telefonino o di effeminati che si fanno le lampade. Non esistono “valori” su cui fare leva per realizzare un “uomo nuovo”, non esiste più alcuna religione virile (il Cristianesimo è ridotto a moralismo e la Chiesa ad ente caritatevole), mentre ogni autentico legame comunitario è stato distrutto. 2) Berlusconi ideologicamente si sente “americano”, essendo cresciuto con quel mito: impresa, “libero mercato”, società dei (e “libertà” nei) consumi. Non è pensabile che a settant’anni cambi idea e divenga la negazione di se stesso e di ciò che rappresenta per chi lo ammira in quanto “uomo di successo”. A differenza dei politici di professione avrà anche lavorato, ma s’è anche rimpinzato di quattrini ad un livello patologico, mentre Mussolini, anche a capo all’ingiù, dimostrò fino all’ultimo che le sue tasche erano pulite... [16]. Mussolini aveva in mente un chiaro progetto politico per il popolo italiano, socialista e nazionale, anche se all’inizio dovette appoggiarsi a forze che, in seguito, l’avrebbero in gran parte tradito. Il consenso che raggiunse alla metà degli anni Trenta era plebiscitario. Il lascito di Mussolini agli italiani sta nel “Fascismo di pietra” che resiste alle scosse di terremoto e in quello “Stato sociale” inviso ai liberaldemocratici d’ogni ordine e grado che da “Mani Pulite” lo stanno smontando pezzo dopo pezzo. Berlusconi, a livello interno, difende gli interessi di una parte della “casta” (piccole e medie imprese, artigiani, liberi professionisti) contro quelli di un’altra parte (dipendenti statali, grande industria e finanza, media non sotto il suo controllo) che tifa PD. Tutto quello che sta facendo ora in politica estera si spiega perché è costretto dagli eventi, così per pragmatismo deve prendere delle iniziative che vanno all'opposto di quel che gli consiglierebbe la sua ideologia. Provvidenzialmente, è proprio la sua attenzione agli “interessi” che gli fa prendere una direzione interessante, soprattutto in politica estera, con importanti conseguenze geopolitiche. Tutto ciò premesso, se veramente di “regime” trattasi, probabilmente sarà un “Fascismo come lo hanno da sempre descritto gli antifascisti”, ovvero un “regime di destra” [17] sicuramente più “nazionalista” di quello che sin qui ha governato l’Italia, ma scevro da ogni ambizione di forgiare “l'uomo nuovo” e castrato di ogni moto spirituale e sociale. Sarà un “regime di destra” che regnerà su una massa informe (si ricordi la citata immagine della folla di fronte a Berlusconi) di cittadini-consumatori il cui unico bisogno è quello di “ordine e sicurezza”. La famiglia continuerà ad essere vilipesa (ma “difesa” a parole) e la scuola sarà sempre più tutto tranne che quel luogo di formazione di un “carattere” che dovrebbe essere. Un lavoro stabile sarà sempre più chimerico, in nome della “flessibilità” teorizzata da “giuslavoristi di sinistra” senza scrupoli. I poveri si riconosceranno, come in America, dai denti bacati. Probabilmente le “libertà individuali” verranno ridotte, la massa verrà ammaestrata sempre più con i media e anche ad internet imporranno dei bavagli, tutto in nome della “sacra unità nazionale”, ma a differenza del Fascismo storico, quando lo Stato aveva un’etica, queste limitazioni non verranno controbilanciate da una serie di misure in campo sociale, assistenziale e culturale [18] che ne costituirono la giustificazione, poiché mancherà un riferimento ideologico e spirituale in grado di dare uno scopo alla vita degli uomini e al loro “vivere insieme” che vada oltre l’orizzonte del “Mercato” e del tipo umano che informa. La nostra conclusione è che nonostante la situazione richieda un intervento politico deciso, rivoluzionario (nel senso prima specificato), ovvero un “fascismo” nel senso originale e vero del termine (il “fascio di forze”), ci ritroviamo ad avere un Berlusconi che nonostante ambisca (forse) a passare alla storia come un ‘nuovo Mussolini’, in realtà non è altro che il capo, populista e paternalista, di un regime liberaldemocratico che CON IL FASCISMO NON HA NIENTE A CHE VEDERE. In buona sostanza, siamo in presenza di una manovra volta ad evitare – come sempre, del resto, in regime liberaldemocratico – che dalla “crisi” in atto e dai correlati ed epocali sommovimenti geopolitici possa prodursi una situazione in grado di restituire l’Italia alla sua naturale fisionomia sociale e politica - frutto del “genio” del suo popolo - e alla sua funzione geopolitica mediterranea e di ponte verso l’Eurasia. [1] Illuminanti, in merito, sono alcuni articoli di Maurizio Blondet sull’azionismo, Amendola, Spinelli ed altri “padri fondatori della Repubblica” scritti sul sito “Effedieffe.com”. [2] Nei suoi elementi residuali completamente inebetito, in modo da esaltarne l’inutilità agli occhi dei potenziali elettori, da parole d’ordine sui “diritti dei gay” ed altre cose davvero ‘fondamentali’ nella vita ordinaria dei “lavoratori”. [3] Questo regime (perché questo, Berlusconi o non Berlusconi, è un regime, nel senso deteriore del termine, che non persegue il bene comune degli italiani) anche quando ammette delle verità lo fa in modo che tutto rientri in una 'cornice' rassicurante, quindi innocua. È accaduto infatti che il quotidiano "Libero", di proprietà della famiglia Berlusconi, abbia rilevato che nel recente terremoto dell’Aquila gli edifici a subire meno danni siano stati quelli costruiti durante ilo Ventennio. “Libero” è un quotidiano “di destra”, non di quella “conservatrice” vecchio stampo (del resto, oggi, cosa c'è di “conservatore”?), ma di quella ‘anarcoide’ tipo “voglio la pistola come gli americani”, islamofoba in perfetto stile ‘crociato dello Zio Sam’, “ribelle e anticonformista” alla Feltri, che reclama sempre maggiori “libertà” (d'impresa) e fanaticamente anti-Stato (in ciò sta il suo anticomunismo). Se la stessa cosa fosse stata rilevata da un “Corriere” allora sì che avrebbe avuto un altro impatto. Ma messa su “Libero” non dà noia a nessuno, e, anzi, rafforza l'idea del tutto fuorviante che Berlusconi - se i giornali da lui pagati hanno “simpatie” per il Fascismo - sia “fascista” e che perciò il suo “regime” sia una riedizione del Fascismo, con quest’ultimo condannato ad essere considerato, persino da molti suoi “ammiratori”, un regime “di destra”. [4] Questo è un punto molto importante, sottovalutato dai critici di Berlusconi per partito preso. I politici, di tutte le risme, lo sono “di professione”, il che significa che NON HANNO MAI LAVORATO. Le studiano la notte per campare di politica tutta la vita, e questo, a pelle, alle persone comuni non piace. Invece Berlusconi non è un “politico di professione” e in questa fase di disincanto la cosa paga. [5] Sia Berlusconi che Putin sono tra i bersagli preferiti della stampa britannica, che a nessun altro leader europeo riserva analoghi virulenti attacchi. [6] Per rendersi minimamente conto dell’abisso che separa il Fascismo storico dalle sue indebite contraffazioni, si legga un libretto di A. Mezzano ironicamente intitolato “I danni del Fascismo”, nel quale vengono elencate e sinteticamente spiegate le realizzazioni del Ventennio (ed. all’Insegna del Veltro, disponibile anche in rete: http://www.italia-rsi.org/zzz/cybers...lfascismo.htm). [7] Curiosamente, il Uòlter talmente americanizzato da rinnovare, nel 1998, da Min. dei Beni culturali, l’accordo (si fa per dire) che impone il dominio della cinematografia statunitense in Italia, traghetta ogni cosa che dirige verso il… nulla. [8] Quando invece farebbero bene a dedicare i loro strali polemici alla corporazione da essi divinizzata, ovvero la Magistratura, perché non è possibile che quando non funziona più nulla – in primis la stessa Giustizia - questo settore possa essere privo di ‘pecche’ e scheletri nell’armadio. [9] “Liberazione” che per Berlusconi fa tutt’uno con l’arrivo degli americani, poiché com’è noto il Cavaliere di Arcore s’è sempre rifiutato di celebrare il 25 aprile in chiave “partigiana”. E il colmo del ricircolo è che mentre Franceschini lo esorta a partecipare al “corteo”, a mo’ di ricatto morale, la “sinistra estrema” minaccia ‘rappresaglie’ nel caso egli vi si presentasse. [10] Animale mitologico metà capra e metà cervo utilizzato per significare l’unione di realtà considerate inconciliabili. L’ha citato Marcello Pera in un suo recente saggio mirato a convincere – con tanto di approvazione del “teologo Ratzinger” - della conciliabilità tra Liberalismo e Cattolicesimo. Anche da questi segnali si evince che con buona probabilità siamo in presenza di un estremo disperato tentativo di procrastinare, con la stampella di un Cattolicesimo declinato in senso identitario ma senza la fede in Dio, l’esistenza dell’ “Occidente” e dei suoi “valori”, con buona pace di chi strilla al “ritorno del fascismo”. [11] Uno dei milioni di esempi dal quale si evince come questo sistema (che a detta degli antiberlusconiani sarebbe “fascista”), avvalendosi di consulenti che non hanno mai smesso la loro militanza antifascista, non disdegni di tacciare i suoi nemici (per conto terzi, s’intende) di “fascismo”! [12] Un articolo a parte meriterebbero i cosiddetti “neofascisti”, che insistendo sempre più sul loro carattere “di (unica) destra” e cercando lo scontro – gradito al sistema e allo stesso PdL che li protegge - con la “estrema sinistra”, nonché impegnati in campagne “contro le moschee”, si configurano come il luogo di raccolta degli “occidentali di estrema destra”. Vada comunque rilevata la cosa più importante: la “riunificazione dell’Area”, tormentone che da decenni circola “a destra della destra”, è stata operata non da uno dei suoi leader da zero virgola percentuale elettorale, ma nientemeno che da… Berlusconi: meglio così, almeno chi vorrà raccattare le briciole che cadono dalla sua mensa dovrà dichiararsi “di (estrema) destra”, col termine “fascista” che finirà d’essere ostaggio di “capetti” che non hanno neppure il coraggio di utilizzarlo, tanto sono imbarcati nella loro crociata da “estremisti di destra” dell’Occidente (croci celtiche, il pub inglese come ritrovo, i tatuaggi, per finire – novelli “radicali” - con le iniziative a sostegno delle minoranze “ribelli” contro le “dittature”, guarda caso quelle sgradite all’Angloamerica). [13] L’Italia non partecipa alla “Conferenza sul razzismo” indetta a Ginevra dall’Onu perché non vi viene condannato l’“antisemitismo”… ma, arlecchinata nell’arlecchinata, si evita di recitare il rituale finto scandalo di fronte all’“antisemita” Ahmadinejad, lasciando la delegazione vaticana, che non s’è scomposta più di tanto, a ‘rappresentare’ l’Italia… [14] D’altra parte l’unica “rivoluzione” che da sempre abbia un senso è la ‘rivoluzione conservatrice’, che trae il suo significato dall’etimologia stessa del termine “rivoluzione”. [15] Si pensi che nell'Area nazional-popolare, o “socialista nazionale” c'è ancora chi pensa di accreditarsi come resuscitatore della “vera sinistra” inneggiando al “socialismo del XXI secolo” e sbizzarrendosi in una nuova pagina d’esotismo politico, quando tutto è già abbondantemente superato; addirittura l’idea stessa di “partito”, se Forza Italia ha rappresentato l’inaugurazione di un “fare politica” a partire da un’azienda che macina miliardi, mentre di “idee” ormai si discute solo nell’ambito di “fondazioni”. [16] È noto che il Duce del Fascismo mantenne, anche quando avrebbe potuto concedersi praticamente tutto, uno stile di vita sobrio, tant’è che non percepiva lo stipendio di Capo del Governo poiché gli bastavano i proventi de “Il Popolo d’Italia”, quotidiano da lui fondato. [17] È molto istruttivo rilevare che sin dal ’22 gli antifascisti strillavano al “regime di destra”, per cui esiste una continuità tra costoro (che poi furono coerentemente messi dagli anglo-americani sul carro del vincitore nel ’45) e chi, nel dopoguerra, si adoperò con il MSI-Destra Nazionale a far intendere che il Fascismo fosse un fenomeno “di destra”. Se ogni cosa è riconducibile a “destra” e “sinistra” il sistema è salvo. [18] S’invita vivamente a sfogliare le riviste culturali del Ventennio per rendersi conto che all’epoca c’era un dibattito culturale molto più elevato e variegato di quello proposto attualmente in regime liberaldemocratico. http://cpeurasia.etleboro.com/?read=23325 Ultima modifica di painofsalvation : 18-05-2010 alle 18:23. |
18-05-2010, 08:03 | #220 |
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