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30-03-2011, 22:15 | #21 | |
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30-03-2011, 22:22 | #22 | |
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quindi, piu'ì passaggi attuo, per quanto siano ad alta rendita, piu' energia perdo per sempre (ovvio che non la perdo, ma resta indisponibile per SEMPRE, visto che per utilizzarla dovrei usare piu' energia di quella che ricaverei. e' ovvio quindi che l'energia che ricavo bruciando il petrolio e' solo una parte di quella che avrei ricavato sfruttando l'energia chimico organica degli organismi che lo hanno generato.- lo stesso vale per il sole, solo una minima parte viene elaborata in energia chimica.
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30-03-2011, 23:57 | #23 |
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Appunto per questo io ho parlato specificatamente di energia proveniente dalla fotosintesi naturale... parlare invece di energia proveniente direttamente dal solare è un altra cosa
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Trattato positivamente con: jhon16, orso232, JacopoSr, cirano76, enrikinter, firestorm90, giulio81 |
31-03-2011, 13:46 | #24 | |
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sappiamo qual'è il coefficiente di cattura operato durante la fotosintesi? non è che potresti riportare qualche dato? visto che nei post successivi al mio la discussione ha preso una piega tutt'altro che tecnica, vedo di riportare in carreggiata l'argomento... Quote:
Il principale problema è legato al fatto che la produzione di un elettrone all'interno della regione di svuotamento di una giunzione pn, è condizionata all'energia della radiazione incidente. Tale condizionamento inoltre è presente sia verso il basso che verso l'alto. Di fatto, anche senza stare a presentare numeri visto che l'emissione fotoelettronica è un processo più che documentato, se la radiazione ha energia, quindi lunghezza d'onda, inferiore ad una soglia minima, essa non è sufficiente a promuovere un elettrone verso la banda di conduzione, e quindi va a riscaldare il pannello. Per converso se l'energia è più alta di quella strettamente necessaria a promuovere un elettrone verso la banda di conduzione, data la quantizzazione di energia necessaria al processo, la parte eccedente va anch'essa a riscaldare il pannello. Per converso invece, dato che esistono diverse varianti di colorofilla in grado di operare con frequenze differenti per la radiazione luminosa, è possibile sfruttare lo spettro in modo più efficiente, ovviando eventualmente alla produzione indesiderata di calore. In altri termini visto che già le piante e i batteri hanno fatto tutto il lavoro di mettere a punto la tecnologia necessaria, non sarebbe male l'idea di prenderla a prestito. http://gifh.wordpress.com/2010/08/22...n-conoscevamo/ Ultima modifica di hibone : 31-03-2011 alle 14:07. |
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31-03-2011, 14:39 | #25 | ||
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In natura per la fotosintesi naturale delle piante si parla in media dell'1-2% di "efficienza"... nel senso che il 2% dell'energia luminosa viene convertito in energia chimica. Se non sbaglio me ne parlò al liceo il mio prof di biologia, ma comunque puoi trovare riscontri nel web. Ovviamente vanno visti i vari casi, per quanto la media sia comunque questa... comunque questo articolo ad esempio è interessante e ne parla abbastanza bene http://www.marioagostinelli.it/energ...20articolo.pdf Quote:
Diverso invece è il caso della fotosintesi artificiale argomento del thread... nella speranza che abbia capito come funzioni Infatti l'energia solare la puoi immagazzinare in modo efficiente (o almeno così viene detto) sotto forma di idrogeno. Col fotovoltaico invece ciò è più complesso ed inefficiente dal momento che andrebbero usate batterie. Ovvio che il problema magari non è del tutto risolto ma è un bel passo avanti. Insomma quello che voglio dire è che magari, ai puri fini pratici, non è tanto importante "come la prendi" l'energia solare (con i pannelli, coi funghi, coi batteri...) quanto piuttosto come la accumuli per poterla usare in modo continuo. Ovvio che se poi sta fotosintesi artificiale si rivela inefficace dal punto di vista dell'efficienza è un altro discorso, però concettualmente l'idea mi piace...
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Trattato positivamente con: jhon16, orso232, JacopoSr, cirano76, enrikinter, firestorm90, giulio81 Ultima modifica di sbudellaman : 31-03-2011 alle 15:31. |
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31-03-2011, 16:10 | #26 | |||||
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se ciò di cui stiamo parlando è questo: http://www.businessmagazine.it/news/...qua_36073.html già è stato fatto un grosso errore, visto che non si sintetizza un bel niente... poi c'è da vedere come la cella possa separare idrogeno e ossigeno, onde evitare che il sistema esploda, poi c'è da vedere quanto costa comprimere l'ossigeno... per cui parlare di convenienza, allo stato attuale se non altro, è molto relativo. Quote:
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Poi è ovvio che se il sistema è integrabile con la realtà contingente (ovvero se produce idrogeno ), tanto meglio, però non ha gran che utilità stare a parlare dell'ovvio |
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31-03-2011, 17:21 | #27 | ||||||
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Quando sapremo di più sul progetto si potrà dire qualcosa di più certo, per ora ci hanno solo detto che hanno raggiunto buoni risultati, io spero sia vero. Quote:
Quello che invece volevo dire è che per quanto un pannello o un qualsiasi apparecchio che sfrutti la luce possa essere efficiente, rimane il fatto che l'energia elettrica viene prodotta in modo molto incostante dal momento che l' "insolazione" cambia (di notte produci molto di meno, o non produci affatto, per farmi capire). A questo si può ovviare parzialmente proprio immagazzinando l'energia, quindi secondo me è un aspetto tutt'altro da trascurare Quote:
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31-03-2011, 17:45 | #28 | |||||
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al contrario, per un pannello inefficiente anche questa possibilità è preclusa... Quote:
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31-03-2011, 18:25 | #29 | ||||
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31-03-2011, 19:16 | #30 | |
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L'efficienza è importante quando si usa una risorsa molto scarsa e/o costosa. L'energia solare è invece abbondante e gratuita. In questo caso, secondo me, è molto più importante il criterio di economicità. Tra un pannello che aumenti l'efficienza del 10% rispetto a quelli attuali ed uno che invece la dimezzi, ma che sia in grado di funzionare decentemente anche con luce radente e con un costo di produzione di 20 euro al mq, troverei assolutamente più "rivoluzionario" il secondo. Con simili costi ci tappezzerei non solo i tetti, ma anche le facciate dei palazzi! io credo che l'efficienza sia importante solo nell'uso degli spazi, non nella capacità di conversione dei pannelli. Se la ricerca portasse a "minicelle" (tipo piccole mattonelle) costituite da un serbatoio di idrogeno ed una superficie fotosensibile, scalabili ed economiche, anche se con scarsa efficienza, le applicazioni sarebbero infinite!
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