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#81 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2164
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Quote:
il giorno in cui la scienza sarà in grado di spiegare tutto ( e ci arriveremo ) che ruolo si potrà dare al papa e papaboys?
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IN ANUBIS WE TRUST
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#82 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2005
Città: Castiglione Olona
Messaggi: 22637
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Stò cercando di immaginare una situazione dove si possa "applicare" quella frase considerando entrambe le visioni.
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#83 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13526
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#84 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2164
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beh, dopo massiccio attacco ha desistito
ad ogni modo credo sia chiaro cosa intendessi, nel caso esplicito: qualsiasi azione che differisca dal loro dare carta bianca è intesa come persecuzione, con contorno di stracciamento di vesti e blablablabla ha anche un pò scassato come ritornello
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IN ANUBIS WE TRUST
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#85 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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è vero, è rimasto solo suo fratello qui in giro...
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#86 |
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Member
Iscritto dal: Sep 2005
Città: Venezia
Messaggi: 160
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Credo che il vero significato di quelle parole di Benedetto XVI siano equiparabili al messaggio esposto in modo artistico da Dante vedi canto
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, |
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#87 | |
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Member
Iscritto dal: Aug 2006
Messaggi: 92
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Quote:
e non capisco come ci siamo arrivati secondo me, il papa elencava elementi che possono distrarre l'uomo dalla fede. non si è soffermato abbastanza sul "sapere" perchè sia chiaro cosa intendesse... ![]() imho è il classico "prestare esclusiva attenzione alla materialità e al sapere terreno, dimenticandosi di dio e della salvezza". nulla di nuovo quindi... secondo me.
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" L'uomo è lo zimbello più facile di sé stesso, perché quello che vuole che sia vero generalmente lo ritiene vero. " Demostene - Kung Fu! Ultima modifica di Il_Grigio : 14-09-2008 alle 19:15. |
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#88 |
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Member
Iscritto dal: Apr 2007
Città: Lecce
Messaggi: 34
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sapere aude!
basterebbe citare Alfieri per rispondere a queste provocazioni |
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#89 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13526
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#90 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: TV
Messaggi: 10865
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esagerati...
e pignoloni.. non sapete pesare le parole e leggere tra le righe...
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cagnaluia MTB|DH|Running|Diving Eos1DX|16-35f4Lis|35f1.4L|100f2|300F4LIS |
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#91 | |||
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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Quote:
Perchè il sapere non può essere certo ridotto a mero materialismo come la cupidigia di denaro. Quello che dice il Papa, che certo non è nuovo, è una ri-affermazione della supremazia religiosa su tutto il resto. Sul potere, sulla politica, sull'economia e, in questo caso, sulla conoscenza e il sapere. Non si può neanche pensare che quella sia una critica al positivismo scientista, perchè sono 150 anni che questo non esiste più. I Limiti della ragion pratica non son certo una novità degli ultimi decenni. Ma se il pensiero scientifico razionale guarda con introversione i propri limiti, di certo non si può dire lo stesso del pensiero cattolico di Ratzinger. Anzi al contrario, non passa giorno che questo Papa, non sposti più in la i limiti del pensiero religioso. Qualche giorno fa, a Cagliari, affermava che i cristiani devono evangelizzare l'economia. Col discorso di Parigi ha attaccato il pensiero libero, non diretto o indirizzato dal discorso divino. Ovviamente poi per Ratzinger pensiero Divino, religione cattolica, gerarchie vaticane sono un tutt'uno. E questa è un altro gesto di presunzione e prepotenza. Quote:
Ma la ragione, come tutto il resto, è per Ratzinger subordinata alla rivelazione e agli insegnamenti cattolici. Che questo lo dica ai cattolici è irrilevante. Che questi inviti li rivolga alle istituzioni è invece insopportabile. Quote:
Questo è un pensiero oscurantista e oltranzista, che mina alla base i concetti di liberta e democrazia. |
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#92 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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La buona laicità
GIAN ENRICO RUSCONI Il lungo ciclo delle prese di posizione pubbliche di Papa Ratzinger, tra il discorso di Ratisbona (settembre 2006) e il solenne ricevimento all’Eliseo a Parigi (settembre 2008), si chiude con un successo di attenzione mediatica. Il Papa ha ribadito che il contrasto principale di oggi è tra «religione e laicismo». Nel contempo ha evocato benevolmente una «laicità positiva» lasciandone tuttavia indeterminati i contorni. A scanso di equivoci, però, lontano da Nicolas e Carla, ha invitato i Vescovi a non benedire «le unioni illegittime». Tutto deve tenere. Sembra essersi affermata nell’opinione pubblica l’idea che ci sia il pericolo di una illegittima esclusione dalla sfera pubblica della religione, della Chiesa, del cristianesimo, di Dio (con una intenzionale o preterintenzionale confusione e sovrapposizione di questi concetti). Naturalmente questo non risponde a verità. Quanto meno occorre distinguere tra la situazione francese e quella italiana. Da noi molti cattolici coltivano la sindrome della vittima: costante presenza mediatica accompagnata dal lamento dell’esclusione; denuncia della critica e del rifiuto delle loro opinioni come prova dell’ostilità verso il cristianesimo-cattolicesimo, verso la Chiesa, anzi verso Dio. Da qui l’equivoco di scambiare il dissenso ragionato verso aspetti - naturalmente importanti - della dottrina della Chiesa e della sua strategia come inimicizia preconcetta contro la religione o come ateismo militante. Magari si prende occasione dall’atteggiamento di alcuni laici, del tutto legittimamente atei, che con le loro posizioni polarizzano su di loro l’attenzione dei media e della Chiesa. Ma dove passa la differenza tra laicità positiva e laicismo? In concreto: nella definizione della famiglia «naturale», nei temi connessi a quella che viene genericamente chiamata eutanasia, nei problemi cruciali della bioetica? Chi non è d’accordo sul lungo elenco dei «no» degli uomini di Chiesa - dalle coppie di fatto alla sospensione dell’alimentazione forzata nel caso di Eluana - è dichiarato laicista. Chi invece è d’accordo è laico positivo. Come si possono schiacciare in queste caselle le convincenti considerazioni di Barbara Spinelli su «quando muore il cervello» (La Stampa 14 settembre)? Ma c’è un altro malinteso. In Italia si sta estinguendo il dialogo, se con esso miriamo allo scambio di ragioni e di argomenti. Se lo intendiamo come la ricerca della verità su questioni complesse, dove ognuno degli interlocutori dovrebbe essere disposto a mettere in gioco le proprie convinzioni. No: il dialogo è diventato sinonimo di rassegna e competizione di posizioni già predisposte in funzione identitaria (cattolici contro laici). In particolare per gli interlocutori religiosi la verità c’è ed è intrattabile. Ma questo avviene sulla base di un passaggio logico non esplicitato: l’incontrovertibilità della verità passa impercettibilmente dal piano della «rivelazione religiosa» ai temi della «natura umana» che dovrebbero essere invece affrontabili con strumenti razionali e scientifici presuntivamente comuni e accessibili a tutti. La Chiesa in questi anni di esposizione pubblica è riuscita a riaffermare la credibilità della sua dottrina naturale. Il costo (non detto e persino non percepito da molti Pastori) è che non si parla più davvero di teologia ma di antropologia, come si sente ripetere in continuazione. Il problema che sta a cuore non è la questione di Dio, ma l’idea di natura umana e di razionalità (nel senso inteso da Ratzinger) che passa surrettiziamente dietro e dentro l’idea di Dio quale è codificata nei termini tradizionali della dottrina. Il laico che solleva questa problematica è etichettato senz’altro come laicista. Con lui si polemizza, non si dialoga. A questo punto confesso d’aver perso il senso della distinzione benevola-polemica tra laicità positiva e laicismo. Secondo lo stereotipo corrente il laico-laicista è il non-credente, il razionalista («arido», naturalmente), lo scettico cultore del dubbio metodico, relativista rispetto ai valori, l’uomo senza speranza. Inutile dire che queste sono caricature clericali. In realtà oggi il laico (senza bisogno di sentirsi definire «positivo») non condivide più la «religione della ragione» settecentesca, la «religione dell’idealismo» di stampo ottocentesco, neppure quella della scienza novecentesca, anche se tiene ben fermi come criteri di certezza quelli offerti dal metodo scientifico. Di conseguenza si pone interrogativi su Dio che appaiono incompatibili con la dottrina corrente della Chiesa. Il laico è l’uomo/la donna delle certezze che sanno di essere radicalmente contingenti, ma non per questo meno stringenti. È l’uomo/la donna della ragionevolezza, cioè della razionalità temperata da ciò che non appare riducibile alla semplice strumentazione scientifica. Ma non per questo accetta dottrine costruite su modelli mentali e antropologici storicamente elaborati con mentalità pre-scientifica (o addirittura anti-scientifica) che pretendono accesso privilegiato alla trascendenza. Il confine tra razionale e irrazionale è precario, ma sempre definibile con gli strumenti della ragione. L’orizzonte della ragione e delle sue espressioni semantiche è intrascendibile. La fede non vi trova posto. Questa è la lezione irrinunciabile da Kant a Wittgenstein, due studiosi che non si dichiaravano affatto atei ma ponevano la fede nella «ragione pratica» o nell’ambito delle «forme di vita». Chi ragiona così è un laicista o un laico positivo? Francamente questa distinzione, che pretende diventare una graduatoria della razionalità, è insostenibile. |
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#93 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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Quote:
Oltretutto il Papa, non ha come interlocutore l'uomo di strada. Non credo che il Papa si ponga il problema di come le "masse" credano oppure no nel cristianesimo, o meglio, nel cattolicesimo. L'interlocutore del Papa sono le istituzioni, i politici, il potere mediatico, finanziario e politico. E rispetto a queste controparti il Papa fa una avanzata costante. Avendo già dimostrato di apprezzare anche l'ipocrita genuflessione del potere, da parte di individui che si limitano a compiacere la Chiesa. |
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#94 | |||
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Moderatore
Iscritto dal: Nov 2003
Messaggi: 16211
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Basta leggere SPA per rendersene conto. Quote:
Dopotutto, le cose sopracitate servono esattamente a non dover "mettere in gioco le proprie convinzioni", cosa inutile se tanto sono tutte ugualmente degne. Quote:
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Ubuntu è un'antica parola africana che significa "non so configurare Debian" Scienza e tecnica: Matematica - Fisica - Chimica - Informatica - Software scientifico - Consulti medici REGOLAMENTO DarthMaul = Asus FX505 Ryzen 7 3700U 8GB GeForce GTX 1650 Win10 + Ubuntu |
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#95 | |
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Moderatore
Iscritto dal: Nov 2003
Messaggi: 16211
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Povero Dio... povero clavicembalo con troppi tasti...
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Ubuntu è un'antica parola africana che significa "non so configurare Debian" Scienza e tecnica: Matematica - Fisica - Chimica - Informatica - Software scientifico - Consulti medici REGOLAMENTO DarthMaul = Asus FX505 Ryzen 7 3700U 8GB GeForce GTX 1650 Win10 + Ubuntu |
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#96 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 535
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Quote:
Generalmente chi sminuisce il "relativismo" in una macchietta di pensieri budino senza consistenza e cinicamente nichilisti, sono proprio quelli per cui dialogo significa imposizione del proprio punto di vista. |
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