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#21 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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non mi sembra di aver posto la domanda in modo scorretto anche per il fatto che in quella discussione dovevo una risposta cmq edito |
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#22 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 20043
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Ciaozzz
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FINCHE' C'E' BIRRA C'E' SPERANZA !!!
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#23 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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#24 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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#25 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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#26 | |
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Moderatrice
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Vatican City *DILIGO TE COTIDIE MAGIS* «Set me as a seal on your heart, as a seal on your arm: for love is strong as death and jealousy is cruel as the grave.»
Messaggi: 12394
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Uguali, uguali...
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«Il dolore guida le persone a distanze straordinarie» (W. Bishop, Fringe)
How you have fallen from heaven, O star of the morning, son of the dawn! You have been cut down to the earth, You who have weakened the nations! (Isaiah 14:12) |
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#27 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Messaggi: 106
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se si vuole fare scontro tra culture ogni considerazione è buona..
rispondo solo a lennon e poi mi eclisso completamente dalla discuss, stai ancora confondendo i dettami della religione e la sua interpretazione. il Corano non dice nulla a proposito delle donne, nn + della Bibbia quanto meno. pertanto il problema nn è religioso ma è culturale. il problema risiede in una interpretazione del testo sacro islamico che penalizza pesantemente le donne, non dal testo sacro in se. pertanto il titolo del thread, e non ho capito se anche del documentario, è sbagliato. o meglio, sbagliato se si vuole fare una presentazione giusta e trasparente dell'argomento, giustissimo se, come mi sembra, si vuole indirizzare la discussione verso argomenti del tipo "Ma guarda come sono stronzi 'sti arabi con le donne, bombardiamoli tutti!". Arrivederci.
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Staff di www.pcoverclock.it // Il Mio Case T'bredB JIUHB 1800+@2600Mhz (200x13) su 8k5a2..Agoia "Y" 2000+@1925 su 8k5a2..TB1400@1688 su 8k5a2..TB800@1001su kt7a "Quanto alla guerra, che è la più grande e pomposa delle azioni umane, mi piacerebbe sapere se vogliamo servircene come prova di qualche nostra prerogativa o, al contrario, come testimonianza della nostra debolezza e imperfezione; poiché invero sembra che la scienza di distruggersi a vicenda, di rovinare e di perdere la nostra stessa specie non abbia molto da farsi invidiare alle bestie che non la posseggono..." M. de Montaigne, Essais. |
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#28 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Messaggi: 1831
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La marocchina Souad Sbai: «Eccessive le scritte coraniche sulla schiena»
Le musulmane: no alle censura su Van Gogh Le esponenti delle comunità in Italia: vietare il film sarebbe come uccidere di nuovo il regista. «Però fateci spiegare» C’è tanta paura tra le musulmane d’Italia. La gran parte preferisce non confrontarsi con quella donna seminuda sulla cui schiena sono stati riprodotti dei versetti coranici, mentre denuncia le violenze subite dai parenti e da una società maschilista. Chi tra loro ha accettato di esprimersi sul discusso film «Submission» di Theo van Gogh, ha sì condannato il barbaro assassinio del regista, ha sì difeso il diritto di proiettare il film in pubblico, ma in un modo o nell’altro ha preso le distanze dai suoi contenuti e dal messaggio che lancerebbe. Indubbiamente le più sensibili e colpite dalla vicenda che ruota attorno a «Submission» sono le donne somale, connazionali della sceneggiatrice del film Ayaan Hirsi Ali. «Ho avuto modo di conoscere la sorella di Ayaan. E’ un’amica lineare, tranquilla. Ha studiato in Italia. Si è laureata in Medicina a Catania e si è specializzata in Ginecologia a Roma. Ora si è trasferita in Gran Bretagna dove vive insieme alla sua famiglia », racconta Saida Ahmed Qacle, somala, consulente legale impegnata nella difesa degli immigrati, residente a Torino. «Sinceramente parlando, il padre di Ayaan, che viene descritto come un carnefice, è uno dei maggiori letterati e poeti somali. E’ una persona che noi rispettiamo tanto. Non credo proprio che sia il tipo che voglia costringere la figlia a sposarsi in tenera età. Certamente esistono questi matrimoni combinati che nella maggioranza dei casi riguardano famiglie non abbienti che pensano di sistemare in qualsiasi modo le proprie figlie. Mala famiglia di Ayaan non appartiene a questa categoria». Saida è estremamente chiara: «Non cedere al terrorismo è una questione di principio. Sono contraria a qualsiasi censura. Il film va visto. Così come sono contro l’assassinio di una persona. Ma gli italiani generalizzano. Mi fermano per strada per domandarmi: "Ma perché obbligate le vostre bambine a sposarsi? Ma allora siete voi che l’avete ammazzato!". Da laica dico che la religione è un fatto privato. L’islam non c’entra. E’ l’educazione la causa della violenza, anche quella contro le donne». Souad Sbai, presidente della Confederazione delle associazioni della comunità marocchina in Italia, direttrice della rivista Al Maghrebiya, è categorica: «Non proiettare il film di van Gogh sarebbe come ucciderlo due volte. Sarebbe un grave errore cedere al ricatto del terrorista che l’ha ucciso». Souad sottolinea che «secondo me l’opposizione al film non si deve tanto alla constatazione dell’esistenza della violenza contro le donne musulmane, che è un fatto incontestabile, quanto l’esposizione di scritte coraniche sulla schiena di una donna nuda. Credo che ci voglia sempre il rispetto per la religione. Bisogna dialogare tra le religioni, non promuovere lo scontro di religione». Amina Donatella Salina, italiana convertita all’islam, collaboratrice del sito www.ildialogo. org, sollecita a non confondere la religione con la tradizione: «E’ una cosa grave che sia stato assassinato van Gogh. E’ un crimine proibito dall’islam. Secondome il film può essere proiettato. Poi però ci dovrebbe essere la possibilità di discuterlo con i musulmani. Bisogna vedere se la tesi del regista è giusta oppure se fa confusione tra religione e tradizione». Amina spiega che «ci sono delle tradizioni, ad esempio le donne acidificate nel Bangladesh e in Pakistan, che sono contrarie all’islam, questi sono dei crimini condannati dall’islam». Gulshan Jivraj Antivalle, presidente Comunità ismailita italiana, ha un approccio tranquillo: «Se siamo liberi, se viviamo in un mondo libero, ognuno deve avere la libertà di vedere un film. So che è un film forte, è un po’ esagerato, mai film devono essere visti per poterli giudicare ». Tuttavia Gulshan non è così fiduciosa sull’impatto del film: «Certamente possiamo parlare dei problemi delle donne musulmane. Ma non so se ciò effettivamente aiuterà a cambiare la situazione. La premio Nobel per la pace, l’iraniana Shirin Ebadi, ritiene che la rivoluzione delle donne debba avvenire da parte delle stesse donne che vivono all’interno del Paese. Un dibattito sulle donne in Italia, che influenza ha sulle donne in Arabia Saudita? Stiamo parlando di società dominate da maschi». Irta Lama, esponente di spicco delle donne albanesi musulmane in Italia, titolare dell’azienda informatica Its Associates di Milano, ha un approccio decisamente laico: «Non proiettare il film di van Gogh sarebbe un’ingiustizia nell’ingiustizia. Non solo per la donna musulmana, ma per la donna in genere. Io dico che bisogna far trionfare sempre l’essere umano, indipendentemente dal sesso. In realtà tutto gira intorno a alcuni interessi forti. In questo caso è l’uomo che vuole avere il potere contro le donne. Vuole difendere con il fanatismo ciò che ha creduto sempre possibile ». Sono dei passi in avanti nella crescita della società civile musulmana. E le donne sono all’avanguardia.Macertamente siamo ancora lontani dal livello di rispetto dell’altro che ha ad esempio consentito la proiezione di film criticati anche duramente dalla Chiesa, come «L’Ultima tentazione di Cristo » di Martin Scorsese o il più recente «La Passione di Gesù» di Mel Gibson, senza che si scateni quel clima di odio che, nel caso di «Submission », ha generato il terrorista che lo scorso 2 novembre ha sgozzato van Gogh nel centro di Amsterdam. Magdi Allam 19 aprile 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...ssulmane.shtml |
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#29 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Messaggi: 106
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"L’islam non c’entra. E’ l’educazione la causa della violenza, anche quella contro le donne"
queste parole dicono tutto.
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#30 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
Messaggi: 2433
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Io sono d'accordo con Lupandre e Cerbert.
Ho letto alcune sure del Corano e non mi sembravano voler condannare le donne alla schiavitù e alla sottomissione..anzi in alcuni casi è erano anche fonte di diritti [come quello di voto] Alcuni "diritti" dell'uomo come la poligamia sono regolati in modo preciso: ad esempio non è possibile avere più di tre mogli, ogni moglie dev'essere a conoscenza e d'accordo con la nuova unione ed ognuna dev'essere trattata nello stesso identico modo rispetto alle altre [es. se fai un regalo ad una devi farlo anche alle altre] Infatti la moglie del mio capo dice sempre: "ormai è una regola troppo vecchia, adesso come adesso è già tanto mantenerne una" Il problema è come sempre l'interpretazione strumentalizzata dalle società prevalentemente maschiliste. Senza contare poi chi, contravvenendo alle vere regole, rigira a proprio favore gli insegnamenti. La condizione della donna nel mondo islamico comunque varia parecchio da paese a paese e ovviamente a seconda della fortuna/sfortuna di incontrare persone giuste o meno sul proprio cammino. Le donne appartenenti alla famiglia del mio titolare, ad esempio, non vivono sicuramente nelle stesse condizioni della ragazza che ha ideato questo film..
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Guarda....una medusa!!! |
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#31 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: nord italia
Messaggi: 312
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Ufficialmente è una questione di "rispetto per i cittadini di fede islamica" e di "dialogo moderato tra le religioni", ma, visti i precedenti, è quantomeno lecito supporre che dietro ci sia dell''altro. Fatto sta che la messa in onda di "Submission", il documentario-denuncia sulla drammatica condizione delle donne nell''Islam realizzato dal regista olandese Theo Van Gogh e pagato dal cineasta con la vita (Van Gogh fu ucciso nel novembre scorso da un integralista musulmano), è stata bloccata a due ore dal via dai vertici di Canale Italia, l''emittente padovana che ne aveva programmato ed annunciato la trasmissione.
L''azienda ha motivato l''altolà diffondendo un comunicato (letto in diretta dal giornalista Gianluca Versace) in cui si spiegava come la messa in onda del cortometraggio - peraltro nemmeno integrale, ma a spezzoni - avrebbe mancato di rispetto ai musulmani italiani e non avrebbe favorito il dialogo tra le confessioni religiose. Voci che trapelano da Canale Italia, però, sostengono che la scelta dei vertici aziendali di stoppare in corsa la proiezione del film di Van Gogh non sia stata motivata esclusivamente dalle ragioni di cui sopra. Non è un mistero che "Submission" sia visto come il fumo negli occhi dai musulmani più o meno integralisti, così come non è un mistero che chi abbia osato trasmetterlo è stato prontamente subissato di minacce ed intimidazione da parte di sedicenti estremisti islamici. Questo,del resto, è quanto successo a TelePordenone: dopo avere trasmesso, qualche sera fa, alcune scene (tre minuti in tutto) del cortometraggio, il centralino dell''emittente ha ricevuto decine di telefonate minatorie da parte di arabi e maghrebini per niente contenti. Gli stessi produttori del film, d''altro canto, hanno bloccato quante più proiezioni possibili per il medesimo motivo: la sicurezza. La casa di produzione "Column productions", infatti, ha precisato che il divieto di trasmettere il film (fatte salve le clip promozionali come quella utilizzata da TelePordenone e, nelle intenzioni, da Canale Italia) è dettato, per citare il numero uno di Column, Gijs van de Westelaken, "dall''esigenza di non mettere in pericolo quanti hanno lavorato al progetto". Un morto, fanno capire i manager olandesi, basta e avanza: se avete cara la pelle, evitate di far vedere in giro come si vive in un Paese islamico. L''interdetto, poi, non si restringe alle emittenti televisive o ai festival del cinema come quelli di Rotterdam e Locarno, che si sono visti ritirare il cortometraggio dalla Column per i motivi di cui sopra) ma anche alle istituzioni. Così, la proiezione di "Submission" al Parlamento europeo di Bruxelles, annunciata dall''eurodeputato Mario Borghezio e dal parlamentare di Montecitorio Edoardo Ballaman, entrambi leghisti, per ieri pomeriggio, è andata a carte quarantotto. Inutili le proteste del Carroccio: "Eventuali proiezioni pubbliche non autorizzate", si sono affrettati a spiegare, imbarazzati, i vertici di Bruxelles, "esporrebbero il Parlamento a problemi legali". E farebbero anche saltare definitivamente la mosca al naso ai fanatici islamisti. E allora meglio censurare. di Marco Gorra per "Libero" © - 21.4.2005 |
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