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Old 15-03-2009, 13:02   #21
ConteZero
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Già, solo IL libro merita d'essere letto.
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Old 15-03-2009, 13:02   #22
Drago
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Ma non hai altro modo di ragionare che la calunnia ? Lo fai per mancanza di argomenti o per il mondo migliore?
La prima non mi meraviglia se tutta la tua cultura si limita ai fumetti per bambini.
non capisco se stai scherzando o se parli sul serio.
se parli sul serio, parli da ignorante:
http://www.time.com/time/2005/100boo...tchmen,00.html
a parte che sarebbe un complimento.
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Old 15-03-2009, 13:04   #23
Drago
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I fumetti coi supereroi sono roba per bambini o adolescenti, se i tuoi riferimenti culturali sono Moore o Gaiman ,devi avere l'onestà di renderti conto di non avere proprio le basi per una discussione seria.
bene, ora ho la conferma
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Old 15-03-2009, 13:10   #24
ConteZero
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Che poi in Watchmen di supereroe (cioè persona con dei "poteri" sovrannaturali) ce n'è uno solo.
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Old 15-03-2009, 13:21   #25
shambler1
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Che poi in Watchmen di supereroe (cioè persona con dei "poteri" sovrannaturali) ce n'è uno solo.
Ma chissene fotte. E' un fumetto!! Cosa importa chi ha i superpoteri?
Anche io li compravo a 18 anni. Sono fumetti, non hanno nessun valore culturale. Non c'è differenza fra i wachmen o hulk contro abominio . Per te il l'esempio da seguire è quello degli eroi dei fumetti, andiamo bene.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 13:42   #26
ConteZero
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Questo è un chiaro esempio di mente chiusa.
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Old 15-03-2009, 14:27   #27
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Ma chissene fotte. E' un fumetto!! Cosa importa chi ha i superpoteri?
Anche io li compravo a 18 anni. Sono fumetti, non hanno nessun valore culturale. Non c'è differenza fra i wachmen o hulk contro abominio . Per te il l'esempio da seguire è quello degli eroi dei fumetti, andiamo bene.
Temi trattati [modifica]

Catastrofismo e teoria del complotto [modifica]

Il "catastrofismo" è uno degli elementi che sono alla base della trama della serie. La minaccia dell'annientamento nucleare è sempre presente nel corso della narrazione e ne è al contempo il motore trainante, tant'è vero che il regista Darren Aronofsky ha affermato che «l'unica motivazione per Ozymandias è l'imminente distruzione del mondo».[25]

Un altro elemento trainante di Watchmen è la "teoria del complotto", che sin dal primo capitolo muove le azioni di Rorschach e scrive i titoli scandalistici del New Frontiersman. Sempre secondo Aronofsky, oggi come oggi una visione così ossessionata del mondo «è diventata molto popolare a causa di film come JFK e serial come X-Files ed è entrata nella coscienza della cultura pop», ma all'epoca in cui uscì Watchmen, una trattazione del genere fu pioneristica.[25]

Determinismo [modifica]

Se la "teoria del complotto" è il tema che muove il personaggio di Rorschach, quello che invece muove i fili del Dr. Manhattan è la filosofia del determinismo. Secondo Gregory J. Golda, l'«essere chiamato Dr. Manhattan vive la sua vita divenuta immortale con una percezione immutabile del tempo e degli eventi, diventando il simbolo stesso del determinismo». Potendo vedere contemporaneamente il presente, il passato e il futuro «egli conduce un'esistenza sotto questa illusione di determinismo, senza riuscire a vedere la presenza di un'intelligenza superiore che poteva anche superare un'entità 'onnisciente'».[26] Ciò emerge spesso dalle sue parole, come quando cerca di spiegare alla seconda Spettro di Seta se stesso e il suo modo di percepire il mondo dicendo: «Laurie, siamo tutti burattini. Io sono solo un burattino che può vedere i fili».[27]

La figura stessa di Dr. Manhattan è un riferimento diretto al determinismo e all'analogia dell'orologiaio che i deterministi sono soliti usare per descrivere Dio: Jon Osterman, che trasformandosi nel Dr. Manhattan diventerà una sorta di divinità, cresce proprio facendo l'orologiaio.[28]

Realismo e autorità [modifica]

Il realismo è il motivo trainante di Watchmen: nonostante siano supereroi, i protagonisti si devono continuamente confrontare con la propria condizione umana e i problemi che da essa ne derivano, come ad esempio quelli legati alla sfera affettiva e sociale, che spesso ne condizionano i comportamenti.

Moore, inoltre, esplora il loro mondo fantastico evidenziandone alcune tematiche sociali di più largo respiro, prima fra tutte la percezione della figura dell'"autorità" da parte dell'opinione pubblica che si può riassumere nell'emblematica frase: "Chi controlla i controllori?" ("Who watches the Watchmen?"). Da un punto di vista "weberiano" del termine, l'autorità viene spesso moralmente contestata da chi non la possiede, mentre l'"autorità istituzionalizzata" viene tollerata solo in virtù del proprio intrinseco potere sociale. Ciò viene mostrato chiaramente in Watchmen nel sostanziale mutamento di comportamento dell'opinione pubblica nei confronti degli avventurieri in costume prima e dopo il "Decreto Keene": prima, quando la loro autorità è istituzionale, essi sono generalmente apprezzati e sostenuti, dopo divengono invece oggetto di aspre battaglie mediatiche, non appena vengono sollevate vaghe questioni di responsabilità e colpevolezza.

Questa poca fiducia nelle autorità rispecchia chiaramente i movimenti reali che si svilupparono negli U.S.A. nella seconda metà del XX secolo: il movimento di opposizione alla guerra in Vietnam e quello afro-americano per i diritti civili.

Anti-venerazione [modifica]

Queste idee sono evidenti anche in ciò che il post-modernista Gregory J. Golda definisce "anti-venerazione", espressa nella storia attraverso supereroi in tutto e per tutto appartenenti al periodo della Golden Age dei fumetti degli anni '40, ma inseriti nel contesto storico degli anni '80 così da darne un'immagine di «malfermi, eccentrici ed inetti veterani». Questo tipo di anti-venerazione «tratta di norme sociali distruttive, come la responsabilità diretta dello spettatore, attaccando quei principi che la società ha di più cari.» Secondo Golda, «questa mancanza di rispetto per il passato è il punto cruciale di Watchmen».[26]

In quest'ottica, occorre quindi osservare nuovamente come i supereroi vengano in un primo momento adorati e trattati quasi come dei, per poi essere decostruiti rivelandone i difetti che possono portare la gente a non vederli più come eroi. In particolare il Dr. Manhattan assume letteralmente il ruolo di divinità, tanto che in uno dei saggi alla fine di ogni capitolo Milton Glass, il mentore di Osterman, afferma che la sua prima reazione nell'apprendere dell'esistenza di Dr. Manhattan è stata «Dio esiste ed è americano».

Culto degli eroi [modifica]

Nonostante la mancanza di fiducia nell'autorità e l'anti-venerazione che, come detto, mettono in una posizione difficile i protagonisti di Watchmen, è possibile osservare come essi possano ancora essere considerati eroi se visti all'interno del "culto degli eroi" così come fu teorizzato dal saggista e storico Thomas Carlyle e che può essere riassunto nella frase «nessun uomo è un eroe per il suo servo». Questa teoria, che in seguito fu fatta propria dalla prima filosofia fascista, sviluppò un concetto di venerazione per l'eroe che non doveva badare ai difetti umani, sostenendo che non ci fosse bisogno di "perfezione morale".[29] Moore esprime questi concetti in diversi modi: a volte filosofici, quando Rorschach sminuisce gli atti di violenza de Il Comico definendoli "lapsus morali",[30], altre volte acclamanti, in uno dei titoli della rivista di estrema destra New Frontiersman che recita: «L'onore è come un gufo: a volte ha bisogno della maschera»,[31], altre volte infine più sprezzanti e diretti, quando Ozymandias, parlando con Rorschach, si riferisce a Il Comico come "un nazista".[32]

Memoria [modifica]

Il tema della memoria è un altro dei nodi di Watchmen: la tecnica del flashback è infatti sfruttata molto spesso, soprattutto per completare o arricchire la caratterizzazione dei personaggi descrivendoli così come vengono ricordati dai loro amici e colleghi.[33] Ne è un lampante esempio la figura de Il Comico che, morendo all'inizio dell'opera, ne diventa protagonista solo ed esclusivamente attraverso i ricordi che i suoi conoscenti conservano di lui.

Tuttavia il potere della memoria è sfruttato da Moore anche per fornire rivelazioni importanti ai fini della storia o per dare l'immagine di un "passato idealizzato" a cui aggrapparsi anche nel caso sia doloroso: nel primo caso ne è un esempio la rivelazione sulla propria paternità che Laurie Juspeczyk/Spettro di Seta II rielaborando i propri ricordi, del secondo caso ne sono esempi l'ormai anziana Sally Jupiter/Spettro di Seta I, che arriva a dire alla figlia che «il passato anche con i momenti più brutti, bé, diventa sempre più luminoso»,[34] e soprattutto Walter Kovacs/Rorschach, che ha idealizzato le figure del padre e del Presidente Truman a brave persone di cui seguire l'esempio basandosi solo sul ricordo che hanno lasciato.[35]

Megalomania [modifica]

Al contrario di quanto avviene solitamente nei fumetti supereroistici, in Watchmen il tema della megalomania viene presentato, non attraverso la figura di un "super-criminale", ma attraverso quella di Adrian Veidt, uno dei supereroi protagonisti, che, dichiarando esplicitamente di essere «l'uomo più intelligente del mondo», si ritiene l'unico in grado di assumersi il compito di salvare l'umanità da se stessa e con essa la Terra. Il suo personaggio è quello di un idealista vero, che trae ispirazione dal passato mettendosi in diretta relazione con grandi personaggi storici, quali Alessandro Magno e il faraone Ramses II: di quest'ultimo arriva addirittura ad adottare il nome greco, Ozymandias, quasi avesse in progetto di ripristinare in qualche modo l'età dell'oro dei faraoni.[36]


http://it.wikipedia.org/wiki/Watchmen

e fine ot con questo, spero!
Drago è offline  
Old 15-03-2009, 14:59   #28
shambler1
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Catastrofismo e teoria del complotto [modifica]

Il "catastrofismo" è uno degli elementi che sono alla base della trama della serie. La minaccia dell'annientamento nucleare è sempre presente nel corso della narrazione e ne è al contempo il motore trainante, tant'è vero che il regista Darren Aronofsky ha affermato che «l'unica motivazione per Ozymandias è l'imminente distruzione del mondo».[25]

Un altro elemento trainante di Watchmen è la "teoria del complotto", che sin dal primo capitolo muove le azioni di Rorschach e scrive i titoli scandalistici del New Frontiersman. Sempre secondo Aronofsky, oggi come oggi una visione così ossessionata del mondo «è diventata molto popolare a causa di film come JFK e serial come X-Files ed è entrata nella coscienza della cultura pop», ma all'epoca in cui uscì Watchmen, una trattazione del genere fu pioneristica.[25]

Determinismo [modifica]

Se la "teoria del complotto" è il tema che muove il personaggio di Rorschach, quello che invece muove i fili del Dr. Manhattan è la filosofia del determinismo. Secondo Gregory J. Golda, l'«essere chiamato Dr. Manhattan vive la sua vita divenuta immortale con una percezione immutabile del tempo e degli eventi, diventando il simbolo stesso del determinismo». Potendo vedere contemporaneamente il presente, il passato e il futuro «egli conduce un'esistenza sotto questa illusione di determinismo, senza riuscire a vedere la presenza di un'intelligenza superiore che poteva anche superare un'entità 'onnisciente'».[26] Ciò emerge spesso dalle sue parole, come quando cerca di spiegare alla seconda Spettro di Seta se stesso e il suo modo di percepire il mondo dicendo: «Laurie, siamo tutti burattini. Io sono solo un burattino che può vedere i fili».[27]

La figura stessa di Dr. Manhattan è un riferimento diretto al determinismo e all'analogia dell'orologiaio che i deterministi sono soliti usare per descrivere Dio: Jon Osterman, che trasformandosi nel Dr. Manhattan diventerà una sorta di divinità, cresce proprio facendo l'orologiaio.[28]

Realismo e autorità [modifica]

Il realismo è il motivo trainante di Watchmen: nonostante siano supereroi, i protagonisti si devono continuamente confrontare con la propria condizione umana e i problemi che da essa ne derivano, come ad esempio quelli legati alla sfera affettiva e sociale, che spesso ne condizionano i comportamenti.

Moore, inoltre, esplora il loro mondo fantastico evidenziandone alcune tematiche sociali di più largo respiro, prima fra tutte la percezione della figura dell'"autorità" da parte dell'opinione pubblica che si può riassumere nell'emblematica frase: "Chi controlla i controllori?" ("Who watches the Watchmen?"). Da un punto di vista "weberiano" del termine, l'autorità viene spesso moralmente contestata da chi non la possiede, mentre l'"autorità istituzionalizzata" viene tollerata solo in virtù del proprio intrinseco potere sociale. Ciò viene mostrato chiaramente in Watchmen nel sostanziale mutamento di comportamento dell'opinione pubblica nei confronti degli avventurieri in costume prima e dopo il "Decreto Keene": prima, quando la loro autorità è istituzionale, essi sono generalmente apprezzati e sostenuti, dopo divengono invece oggetto di aspre battaglie mediatiche, non appena vengono sollevate vaghe questioni di responsabilità e colpevolezza.

Questa poca fiducia nelle autorità rispecchia chiaramente i movimenti reali che si svilupparono negli U.S.A. nella seconda metà del XX secolo: il movimento di opposizione alla guerra in Vietnam e quello afro-americano per i diritti civili.

Anti-venerazione [modifica]

Queste idee sono evidenti anche in ciò che il post-modernista Gregory J. Golda definisce "anti-venerazione", espressa nella storia attraverso supereroi in tutto e per tutto appartenenti al periodo della Golden Age dei fumetti degli anni '40, ma inseriti nel contesto storico degli anni '80 così da darne un'immagine di «malfermi, eccentrici ed inetti veterani». Questo tipo di anti-venerazione «tratta di norme sociali distruttive, come la responsabilità diretta dello spettatore, attaccando quei principi che la società ha di più cari.» Secondo Golda, «questa mancanza di rispetto per il passato è il punto cruciale di Watchmen».[26]

In quest'ottica, occorre quindi osservare nuovamente come i supereroi vengano in un primo momento adorati e trattati quasi come dei, per poi essere decostruiti rivelandone i difetti che possono portare la gente a non vederli più come eroi. In particolare il Dr. Manhattan assume letteralmente il ruolo di divinità, tanto che in uno dei saggi alla fine di ogni capitolo Milton Glass, il mentore di Osterman, afferma che la sua prima reazione nell'apprendere dell'esistenza di Dr. Manhattan è stata «Dio esiste ed è americano».

Culto degli eroi [modifica]

Nonostante la mancanza di fiducia nell'autorità e l'anti-venerazione che, come detto, mettono in una posizione difficile i protagonisti di Watchmen, è possibile osservare come essi possano ancora essere considerati eroi se visti all'interno del "culto degli eroi" così come fu teorizzato dal saggista e storico Thomas Carlyle e che può essere riassunto nella frase «nessun uomo è un eroe per il suo servo». Questa teoria, che in seguito fu fatta propria dalla prima filosofia fascista, sviluppò un concetto di venerazione per l'eroe che non doveva badare ai difetti umani, sostenendo che non ci fosse bisogno di "perfezione morale".[29] Moore esprime questi concetti in diversi modi: a volte filosofici, quando Rorschach sminuisce gli atti di violenza de Il Comico definendoli "lapsus morali",[30], altre volte acclamanti, in uno dei titoli della rivista di estrema destra New Frontiersman che recita: «L'onore è come un gufo: a volte ha bisogno della maschera»,[31], altre volte infine più sprezzanti e diretti, quando Ozymandias, parlando con Rorschach, si riferisce a Il Comico come "un nazista".[32]

Memoria [modifica]

Il tema della memoria è un altro dei nodi di Watchmen: la tecnica del flashback è infatti sfruttata molto spesso, soprattutto per completare o arricchire la caratterizzazione dei personaggi descrivendoli così come vengono ricordati dai loro amici e colleghi.[33] Ne è un lampante esempio la figura de Il Comico che, morendo all'inizio dell'opera, ne diventa protagonista solo ed esclusivamente attraverso i ricordi che i suoi conoscenti conservano di lui.

Tuttavia il potere della memoria è sfruttato da Moore anche per fornire rivelazioni importanti ai fini della storia o per dare l'immagine di un "passato idealizzato" a cui aggrapparsi anche nel caso sia doloroso: nel primo caso ne è un esempio la rivelazione sulla propria paternità che Laurie Juspeczyk/Spettro di Seta II rielaborando i propri ricordi, del secondo caso ne sono esempi l'ormai anziana Sally Jupiter/Spettro di Seta I, che arriva a dire alla figlia che «il passato anche con i momenti più brutti, bé, diventa sempre più luminoso»,[34] e soprattutto Walter Kovacs/Rorschach, che ha idealizzato le figure del padre e del Presidente Truman a brave persone di cui seguire l'esempio basandosi solo sul ricordo che hanno lasciato.[35]

Megalomania [modifica]

Al contrario di quanto avviene solitamente nei fumetti supereroistici, in Watchmen il tema della megalomania viene presentato, non attraverso la figura di un "super-criminale", ma attraverso quella di Adrian Veidt, uno dei supereroi protagonisti, che, dichiarando esplicitamente di essere «l'uomo più intelligente del mondo», si ritiene l'unico in grado di assumersi il compito di salvare l'umanità da se stessa e con essa la Terra. Il suo personaggio è quello di un idealista vero, che trae ispirazione dal passato mettendosi in diretta relazione con grandi personaggi storici, quali Alessandro Magno e il faraone Ramses II: di quest'ultimo arriva addirittura ad adottare il nome greco, Ozymandias, quasi avesse in progetto di ripristinare in qualche modo l'età dell'oro dei faraoni.[36]


http://it.wikipedia.org/wiki/Watchmen

e fine ot con questo, spero!
L'ho letto anche io da ragazzo, non è letteratura. E' un dannato fumetto! Non diventa letteratura perchè è molto famoso.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 15:02   #29
cdimauro
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Ma chissene fotte. E' un fumetto!! Cosa importa chi ha i superpoteri?
Anche io li compravo a 18 anni. Sono fumetti, non hanno nessun valore culturale. Non c'è differenza fra i wachmen o hulk contro abominio . Per te il l'esempio da seguire è quello degli eroi dei fumetti, andiamo bene.
Certo certo, e chi invece ha superato i 18 anni e fonda una loggia cricetale, come dovremmo classificarlo?
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Per iniziare a programmare c'è solo Python con questo o quest'altro (più avanzato) libro
@LinkedIn Non parlo in alcun modo a nome dell'azienda per la quale lavoro
Ho poco tempo per frequentare il forum; eventualmente, contattatemi in PVT o nel mio sito. Fanboys
cdimauro è offline  
Old 15-03-2009, 15:04   #30
ConteZero
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Se Watchmen è famoso i Fantastici 4 sono più noti della bibbia (cosa che non è).
Watchmen non è mai stato un prodotto di massa.

Altro a cui abbracciarti ?

PS: L'hai letto anche tu ? Da dove viene la maschera di Rorschach ?
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ConteZero è offline  
Old 15-03-2009, 15:22   #31
shambler1
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Se Watchmen è famoso i Fantastici 4 sono più noti della bibbia (cosa che non è).
Watchmen non è mai stato un prodotto di massa.

Altro a cui abbracciarti ?

PS: L'hai letto anche tu ? Da dove viene la maschera di Rorschach ?
A 20 anni ero un grande appassionato di fumetti prima di rendermi conto (in ritardo) come stessi buttando via tempo e soldi.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 15:26   #32
ConteZero
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Libero di pensarla come credi, meno libero di darmi del "bambino" perché ho idee diverse dalla tua.
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Old 15-03-2009, 15:30   #33
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Libero di pensarla come credi, meno libero di darmi del "bambino" perché ho idee diverse dalla tua.
No del bambino però sei una fase dove scambi intrattenimento di bassa lega per qualcosa che ti insegna che ti trasmette dei valori.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 15:32   #34
ConteZero
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No del bambino però sei una fase dove scambi intrattenimento di bassa lega per qualcosa che ti insegna che ti trasmette dei valori.
Ho smesso d'andare all'oratorio.
Tra l'altro non capisco perché un fumetto debba necessariamente essere "intrattenimento di bassa lega", è una forma d'espressione (anche abbastanza diffusa in Italia) molto immediata e del tutto paragonabile alla scrittura.
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Old 15-03-2009, 15:45   #35
shambler1
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Ho smesso d'andare all'oratorio.
Tra l'altro non capisco perché un fumetto debba necessariamente essere "intrattenimento di bassa lega", è una forma d'espressione (anche abbastanza diffusa in Italia) molto immediata e del tutto paragonabile alla scrittura.
perchè i fumetti, compresi quelli d'autore, sono una forma di intrattenimento non di letteratura. Il libro dei colpi di spazzola anche non è letteratura.

Non c'è niente che trasmetta cultura che non sia anche piuttosto noioso da leggersi.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 16:08   #36
wingman87
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Non c'è niente che trasmetta cultura che non sia anche piuttosto noioso da leggersi.
Quindi l'unica cultura esistente è quella scritta?
wingman87 è offline  
Old 15-03-2009, 16:19   #37
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Quindi l'unica cultura esistente è quella scritta?
Sarà cultura pop però non ha valore se non come intrattenimento.
Anche divertente. A me Devil divertiva molto e da ragazzino , gli x men.

Ultima modifica di shambler1 : 15-03-2009 alle 16:22.
shambler1 è offline  
Old 15-03-2009, 16:50   #38
wingman87
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Sarà cultura pop però non ha valore se non come intrattenimento.
Anche divertente. A me Devil divertiva molto e da ragazzino , gli x men.
Forse ho capito cosa intendi ma è una generalizzazione. Il fumetto è una forma di linguaggio come la letteratura. Anche i romanzi possono trasmettere cultura e non vedo perché un fumetto non possa farlo. Prendo come riferimento il romanzo visto che si è citato Watchmen che è un graphic novel.
Per rendere più chiaro il concetto, ti propongo "Storia d'Italia a fumetti" che non può definirsi semplice opera di intrattenimento
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Old 15-03-2009, 17:21   #39
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Ho smesso d'andare all'oratorio.
Abbiamo capito che non soffri bibbie catechismi e ogni forma di cristianità, non cè bisogno di ribadirlo in ogni post
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Old 15-03-2009, 17:31   #40
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