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#341 | |||||
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Iscritto dal: Jan 2004
Messaggi: 1384
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come tu tiri fuori le testimonianze degli inglesi allora io tiro fuori quelle degli iraniani, ma naturalmente essendo iraniani dicono solo cose false e per propaganda (eh, non essendo occidentali... di default, no?) Quote:
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Ultima modifica di coldd : 08-04-2007 alle 14:58. |
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#342 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Messaggi: 666
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i dati GPS, valsi anche quelli naturalmente, come ogni cosa che viene da parte inglese
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#343 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Messaggi: 611
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Anyway no, i dati sono assolutamente veri, su questo non ho dubbi Pero', come ho gia' detto, un gps mi fornisce le coordinate di un punto, non a chi appartiene quel punto E per adesso, nessuno ha postato le prove che quel tratto di mare non fosse iraniano. Ma tutti si sono ciecamente fidati di cio' che dicevano gl inglesi: alla faccia della faziosita' Quote:
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E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei.. |
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#344 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Rep. San Marino
Messaggi: 633
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? Non tutti i satelliti sono nella fascia di clarke
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http://en.wikipedia.org/wiki/Spy_satellite#Origins |
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#345 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14068
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Andiamo al punto: credi davvero che la sceneggiata che hai visto davanti alla telecamera (uguale a quella dei nazisti per prendere per il culo la croce rossa e il governo danese) sia "vera"? Si o No? |
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#346 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14068
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#347 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Messaggi: 611
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Eh, la propaganda... Cmq: http://politics.guardian.co.uk/comme...047110,00.html Traduzione in italiano: http://mirumir.blogspot.com/2007/04/...se-niente.html Quote:
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#348 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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#349 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
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Giusto! Agli iraniani occorreva sputtanare gli inglesi ed avrebbero fatto apparire in TV i marinai malmenati...Si si
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Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
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#350 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Messaggi: 611
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Ti ho scritto "magari no": quale parte di "no" non ti e' chiara?
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#351 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Messaggi: 611
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Per carita', puo' anche essere che non mi sono spiegato bene nel mio post, ma se chiedi "vi sembra credibile" e io rispondo "magari no", mi chiedo come si possa pensare che non ti ho risposto e per giunta in maniera congrua alla tua domanda; e dopo ho persino aggiunto "la propaganda", ovviamente riferendomi a quella iraniana.E tu, ripeto, sei una persona che in questo forum si comporta in maniera sostanzialmente corretta, quindi il tuo "stimolarmi" e' stato pungente, ma si e' fermato li'. Quanta altra gente invece da gratuitamente dell'antiamericanoa o antioccidentale, o del fazioso, non appena si offre una visione leggermente diversa da quella che loro credono verita' assoluta, e non dimostrano la minima capacita' di ascolto di cio' che si dice loro.
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#352 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 1372
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I Soldati Inglesi: Incappucciati, Impauriti, Terrorizzati...
Citazione: "L'hanno gettata seminuda in cella, minacciata di morte, piegata con estenuanti interrogatori notturni. Sulle pagine del Sun e poi sugli schermi di Itv, Faye Turney, unica donna nel gruppo dei 15 marines e marinai della Royal Navy catturati dall'Iran, ha descritto ieri a tinte fosche la sua prigionia a Teheran ma ha scioccato i compatrioti soprattutto perché, con nulla-osta del ministero della Difesa, ha «venduto la sua storia» in cambio di una grossa somma." da http://www.corriere.com , Martedì 10, Aprile, 2007 Intanto la TV Iraniana ha rilasciato un nuovo video sui 15 marinai inglesi: http://www.badongo.com/vid/337102 ...oppure: http://www.youtube.com/watch?v=GcSP4cbknrI Eh sì... sembrano davvero tutti impauriti, terrorizzati, stressati...
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Trabant Meglio comprare un litro di latte quando serve, piuttosto che mantenere una vacca per tutta la vita ... P54C 133Mhz Icomp Index 1110 Matrox Millenniun HD SCSI Seagate + IBM Creative Awe 32 DXR2 Win95C Mozilla Firebird 0.7 (Dec/1995-13/Apr/2009 )
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#353 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Rep. San Marino
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#354 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
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#355 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 1372
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Strumenti di tortura
Come la devastante chitarra elettrica dei Metallica o il basso martellante dell’hip hop di Eminem. E persino il pop di Christina Aguilera. Musiche sparate a tutto volume diventano armi improprie durante i terribili interrogatori a Guantanamo per convincere i detenuti a confessare. A volte anche crimini non commessi. E gli autori dei brani che dicono? C’è chi si indigna e chi, invece, afferma «sono orgoglioso». Nel maggio 2003, Shafiq Rasul fu prelevato dalla sua cella del centro di detenzione Camp Delta a Guantanamo Bay, Cuba, e condotto in una piccola, squallida baracca destinata agli interrogatori. Fin dal suo arrivo a Cuba, quasi diciotto mesi prima, a intervalli di qualche settimana veniva portato nella baracca e interrogato su persone a lui note, luoghi frequentati e sul motivo della sua presenza in Afghanistan a fine 2001 assieme a due amici, Ruhal Ahmed e Asif Iqbal, come lui cittadini inglesi ventenni. Ma quella volta fu diverso. L'addetto all'interrogatorio entrò nella baracca, premette il tasto di avvio di uno stereo che si trovava nella stanza e uscì. Rasul riconobbe immediatamente le note che uscivano dalle casse: Kim di Eminem. «Avevo già sentito quella musica», dice. «Probabilmente ho l'album a casa da qualche parte. Hanno messo su Eminem e se ne sono andati. Ho pensato: “Che cosa diavolo sta succedendo?”». Rasul rimase seduto lì con Kim a ripetizione. La cosa non lo disturbò più di tanto («Era come ascoltare musica a casa, solo incatenato al pavimento») e dopo qualche ora lo ricondussero in cella. Non molto tempo dopo tornò nella baracca. Questa volta nella stanza era buio pesto, fatta eccezione per i lampi irregolari di una luce stroboscopica. Al posto di Eminem minaccioso heavy metal. L'aria condizionata era al massimo e Rasul era incatenato in una posizione cosiddetta “di stress”, i ferri dei polsi e delle caviglie fissati tra di loro e all'anello sul pavimento. Lo lasciarono così per quattro ore. «In quella posizione sforzi moltissimo la schiena», dice. «Se provi a muoverti le catene ti tagliano i piedi e i polsi». Rasul subì questi interrogatori ogni giorno, talvolta due volte al giorno, per quasi tre settimane. Spesso l'interrogatorio vero e proprio era brevissimo o non avveniva. Dopo anche 12 ore passate nella baracca, con l'heavy metal a palla come unica compagnia, veniva semplicemente fatto tornare in cella, nel reparto isolamento del carcere. Rasul, Ahmed e Iqbal erano stati catturati in Afghanistan nel novembre 2001 dalla milizia dell'Alleanza del Nord e quindi trasferiti sotto la custodia degli americani. L'interesse dell'intelligence Usa per Rasul sembrò scemare dopo i primi mesi di permanenza del prigioniero a Guantanamo. Anche se la versione dei fatti fornita dal giovane (assieme agli amici si era recato in Pakistan per un matrimonio ed era quindi entrato in Afghanistan dopo l'invasione Usa per svolgervi attività umanitaria) lasciava spazio a dubbi, sembrava che Rasul non sapesse quasi nulla di Al Qaeda e veniva interrogato con scarsa frequenza. Ma nel 2003 gli agenti Usa trovarono quella che ai loro occhi era una prova schiacciante: un video che all'apparenza mostrava i tre ragazzi nell'agosto 2000 assieme a Osama Bin Laden e al capo dei dirottatori dell'11 settembre, Mohammed Atta. Mostrarono il video a Rasul e lo spinsero ad ammettere che aveva preso parte all'incontro. All'inizio negò, ma poi l'heavy metal martellante, il freddo e le luci stroboscopiche fecero effetto e il giovane confessò: «Dopo ore ed ore con la stessa musica inizi ad avere le allucinazioni». C'era solo un piccolo problema: nell'agosto 2000 Rasul non avrebbe potuto far comunella con Bin Laden perché, come avrebbero confermato le indagini, frequentava l'università e lavorava in un negozio di elettronica in Inghilterra. All'inizio del 2004 Rasul, Ahmed e Iqbal furono scarcerati senza imputazioni. La triste storia di Rasul (raccontata dal regista inglese Michael Winterbottom nel film The Road To Guantanamo) potrà sembrare bizzarra e inquietante ma è tutt'altro che un caso isolato. Negli ultimi cinque anni la musica a volume altissimo è diventata in segreto un prezioso strumento nella guerra al terrorismo dell'amministrazione Bush. L'elenco degli artisti “arruolati” per spezzare i nervi dei prigionieri in vista dell'interrogatorio somiglia a un'eclettica playlist, con tanto rap (2Pac, Dr. Dre), hard rock e metal (Metallica, Marilyn Manson, Rage Against The Machine), ma anche un pizzico di pop (Britney Spears, Christina Aguilera, Matchbox Twenty), rock classico (Aerosmith, Meat Loaf) e qualche tormentone (come la sigla del programma per bambini di Barney il dinosauro). La musica non è una novità nell'arsenale militare. Probabilmente il primo ad ordinarne l'uso fu lo stesso Comandante Supremo spesso chiamato in causa come architetto della politica dell'amministrazione Bush in Medio Oriente: Dio. Stando all'Antico Testamento, durante l'assedio di Gerico da parte degli israeliti, Dio disse a Giosuè di far marciare i sacerdoti attorno alla città suonando le trombe per sette giorni. Il settimo giorno «al suono del corno di montone, quando udirete il suono della tromba… le mura della città crolleranno e l'esercito avanzerà» (Giosuè 6.5). Giosuè esegue gli ordini divini, le mura di Gerico si sbriciolano e gli israeliti assaltano la città massacrando gli abitanti. Il modello Gerico si è più o meno mantenuto fino ai tempi moderni. Le unità destinate alle operazioni psicologiche militari (PsyOp) iniziarono a sperimentare gli effetti della musica a tutto volume sui nemici in Vietnam e, nel 1989, sul dittatore panamense Manuel Noriega. Ma solo negli ultimi decenni la musica ha cominciato a fare la sua comparsa negli interrogatori. I britannici bombardarono con “rumore bianco” (una specie di fruscio continuo) i sospetti terroristi dell'IRA negli anni Settanta per poi rinunciarvi, almeno sulla carta, dopo che una sentenza della Corte Europea dei diritti umani nel 1977 definì il metodo degradante e inumano. Le forze armate israeliane utilizzarono la musica ad alto volume fino al 1999, quando la Corte Suprema israeliana stabilì che l'esposizione a quei suoni «provoca sofferenze al sospettato. Non rientra nell'ambito di un interrogatorio efficace ed equo». Forse il primo caso di utilizzo della musica negli interrogatori da parte americana si ebbe dopo l'11 settembre, nella primavera del 2002, nell'ambito dell'inchiesta sul sospetto agente di Al Qaeda Abu Zubaydah. Stando a quanto riportato dal New York Times, durante la detenzione in una struttura segreta della CIA in Thailandia, Zubaydah fu sottoposto «ad assordanti bombardamenti di musica di gruppi come i Red Hot Chili Peppers». Nessuno nel governo Usa sembra ansioso di vedersi attribuire il merito di questa innovazione. La musica ad alto volume non rientra tra le tattiche comuni di interrogatorio descritte nel manuale operativo dell'esercito. Non rientra tra le metodologie oggetto di insegnamento alla US Army Intelligence School di Fort Huachuca in Arizona, in cui si addestrano i militari che interrogheranno. E la CIA rifiuta di esprimersi sulle pratiche di interrogatorio. Mamdouh Habib, cittadino australiano di origine egiziana, fu tirato giù da un autobus dalla polizia pakistana a Karachi nell'ottobre del 2001, settimane prima che gli americani invadessero l'Afghanistan. Trasferito, presumibilmente da agenti americani, in Egitto, subì percosse e fu sottoposto a scosse elettriche e a interrogatori ad alto volume sonoro. Dopo sei mesi in Egitto, fu trasferito in un centro Usa in Afghanistan e poi a Guantanamo. Era in condizioni fisiche così precarie che non ricorda quasi nulla del suo primo anno a Cuba. Habib racconta che gli fecero domande sul trattamento ricevuto in Egitto e, dopo aver appreso le cose che più lo turbavano (minacce nei confronti della famiglia e musica ad alto volume), procedettero a utilizzare proprio quei metodi. «Cercavano di farmi impazzire», dice. In una certa misura ha funzionato. «Ancora oggi mi disturbano i rumori forti». Habib, che secondo gli Usa ammise di essere stato al corrente in anticipo degli attacchi dell'11 settembre e di aver addestrato alcuni dirottatori (confessioni, a detta di Habib, rese solo sotto costrizione), fu rilasciato senza imputazioni nel gennaio 2005. Tom, che ha chiesto di non citare il suo cognome per ragioni di sicurezza, iniziò l'attività di interrogatore a fine anni Ottanta. Prestò servizio come dirigente a Guantanamo all'inizio del 2002 e in Afghanistan. Dopo aver lasciato l'esercito ha lavorato per un'agenzia governativa che non gli è consentito specificare, sia in Iraq che in carceri segrete in tutto il mondo, spesso a contatto con prigionieri giudicati di «alto valore». Mette in guardia dal prendere alla lettera gli ex detenuti, osservando che hanno imparato a «sfruttare i media». In particolare definisce Shafiq Rasul, che ha personalmente interrogato a Guantanamo, «un sacco di merda bugiardo» (l'episodio descritto da Rasul che riguarda Eminem e l'heavy metal si verificò più di un anno dopo che Tom aveva lasciato Guantanamo). Tom afferma che l'uso della musica negli interrogatori non rientrava nelle procedure standard. «Non faceva assolutamente parte della dottrina militare», dice Tom. La musica veniva in genere scelta da chi interrogava e la prendeva da cd o la scaricava da un servizio di filesharing. Casse o amplificatori per l'iPod venivano presi in prestito da qualche soldato o acquistati allo spaccio militare o in città vicine. A volte la musica era trasmessa attraverso il sistema di annunci al pubblico del carcere. Poco dopo l'arrivo di Tom a Guantanamo, alcuni soldati delle PsyOp convinsero le guardie a trasmettere attraverso gli amplificatori America di Neil Diamond. «Era per cercare di tenere in tensione i prigionieri e impedirgli di parlare tra loro», spiega. «Volevamo impedirgli di sollevarsi il morale a vicenda e di farsi coraggio per resistere agli interrogatori». I risultati furono disastrosi. «Scoppiò una sommossa. La rigida interpretazione dell'Islam vieta l'ascolto della musica. Il carcere era come un vulcano in eruzione». Per Tom c'è una differenza etica tra l'utilizzo della musica ad alto volume per gli interrogatori e l'uso che se ne fa per disorientare un prigioniero appena catturato. «I più difficili sono quei tizi che stanno seduti con un sorrisetto compiaciuto perché sanno che non li picchieremo né gli strapperemo le unghie. Allora usiamo la musica per disorientarli temporalmente, per impedirgli di comunicare con gli altri». L'agenzia aveva addestrato Tom all'uso del rumore bianco sui prigionieri. Il passaggio alla musica è stata un'innovazione nata sul campo. Tom dice che tutte le tecniche da lui impiegate nelle prigioni segrete erano autorizzate dall'agenzia. Ma lo standard per determinare fin dove potessero spingersi durante gli interrogatori era piuttosto vago. Mark Hadsell è un ingegnere meccanico di 41 anni e, fino a poco tempo fa, riservista dell'esercito con la 361esima unità di Operazioni Psicologiche. Dal febbraio 2003 fino all'aprile 2004 ha capitanato un gruppo mobile di PsyOp in Iraq. Racconta di aver messo musica a volume altissimo per gli interrogatori ad al-Qalim, città al confine con la Siria. «Mettevamo Enter Sandman dei Metallica ininterrottamente per 24 ore come tecnica di privazione del sonno. Volevamo sfinire emotivamente i prigionieri. Se stai in piedi per ventiquattr'ore con il rock che rimbomba in sottofondo nove volte su dieci rispondi alle domande senza riflettere». Un altro addetto agli interrogatori, che ha prestato servizio in varie carceri in Iraq e ha parlato a condizione di rimanere anonimo, dice che il comandante di una struttura ordinò di usare la musica con alcuni prigionieri assieme ad altre tecniche tra cui luci stroboscopiche, posizioni stressanti e aria condizionata a livelli da indurre ipotermia. La scelta dei brani, però, era lasciata a chi interrogava. «Ero io quello che stava tutta la notte seduto con il prigioniero, quindi ero io il dj», dice. Dice di aver sentito parlare di tecniche simili alla Army Intelligence School, la scuola di intelligence dell'esercito, ma di non essere mai stato addestrato a impiegarle. «Ci dicevano che si trattava di metodi contrari alle Convenzioni di Ginevra. Ma quando siamo arrivati in Iraq decisero che quella gente non era protetta dalle Convenzioni di Ginevra». In realtà l'interpretazione e applicazione selettiva delle Convenzioni di Ginevra da parte dell'amministrazione Bush lascia nel dubbio se, quando e nei confronti di chi, si giudicano applicabili in Iraq le norme di tutela contro abusi e tortura. I soldati nel carcere di Abu Ghraib fotografavano sfacciatamente prigionieri umiliati sessualmente e sotto la minaccia dei cani, non sorprende, dunque, che chi interrogava abbia pensato che far ascoltare ai prigionieri i Metallica a un volume spaccatimpani fosse lecito. E il memorandum, datato 14 settembre 2003, del comandante delle truppe in Iraq, tenente generale Ricardo Sanchez, non chiarì la questione. Nel documento Sanchez autorizzava un insieme di tecniche che, a giudizio dei gruppi di tutela dei diritti umani, violavano non solo le Convenzioni di Ginevra, ma anche la Convenzione ONU contro la tortura ed altri trattamenti crudeli inumani e degradanti, ratificata dagli USA nel 1994. Stando al portavoce del Pentagono, tenente colonnello Mark Ballesteros, l'uso della musica era autorizzato di volta in volta solo su specifico consenso di Sanchez e quest'ultimo in realtà non diede mai la sua personale autorizzazione, il che significa che qualunque soldato in Iraq bombardasse di musica un detenuto (o qualunque comandante desse quell'ordine) a quanto pare agiva in contrasto con la politica militare. Ciò nonostante il memorandum di Sanchez è significativo: è l'unico tra i documenti e gli ordini resi pubblici sul trattamento dei detenuti passati tra Casa Bianca, Pentagono, Dipartimento della Giustizia, CIA e comandanti militari a fare cenno specifico alla musica. Secondo Alfred McCoy, autore del saggio A Question Of Torture: CIA Interrogation, From The Cold War To The War On Terror (“una questione di tortura: gli interrogatori della CIA dalla Guerra Fredda alla guerra al terrore”) le pratiche di interrogatorio coercitive risalgono agli esperimenti psicologici co-finanziati dalla CIA alla McGill University di Montreal all'inizio degli anni 50. La Cia utilizza la musica da circa 50 anni, ma non è la sola. Il programma SERE (l'acronimo sta per Survival, Evasion, Resistance and Escape: “sopravvivenza, evasione, resistenza e fuga”) fu istituito dopo la guerra di Corea per addestrare i soldati Usa a sopravvivere alla cattura da parte delle forze nemiche e resistere agli interrogatori. Greg Hartley, che ha lavorato come addestratore per chi interroga e anche come istruttore al SERE, dice che la musica di artisti d'avanguardia come Diamanda Galas e i Throbbing Gristle è parte fondamentale del training per la resistenza agli interrogatori. Hartley è convinto che la musica sia entrata nelle stanze di interrogatorio perché i soldati sottoposti a bombardamento musicale al SERE non fecero altro che applicare la stessa tattica contro i detenuti. Nella classifica delle band più “efficaci” per gli interrogatori i Drowning Pool sarebbero al primo posto. Praticamente tutti gli intervistati hanno citato Bodies, succeso del 2001 del gruppo metal con il ritornello «Let the bodies hit the floor» (fai cadere a terra i corpi), come brano preferito, sia per dare la carica psicologica alle truppe Usa che per stroncare mentalmente nemici e prigionieri. «Dovremmo risentirci perché nelle forze armate c'è chi reputa il nostro brano capace di distruggere psicologicamente?», dice il bassista Stenie Bentos. «Personalmente considero un onore che possa essere utilizzato per impedire nuovi attacchi come quello dell'11 settembre». Altri nella sua stessa posizione non sono altrettanto fieri. «Il fatto che la nostra musica sia stata usata in questo modo barbaro è disgustoso», dice il chitarrista Tom Morello. Le sue incisioni con i Rage Against The Machine sono state usate a Guantanamo, a detta di un funzionario dell'intelligence. «Quel genere di interrogatori è stato giustamente definito tortura da Amnesty International. Se conoscete la base ideologica della band e il suo impegno a favore dei diritti umani, capirete che è difficile da accettare». Morello dice che i Rage sono arrivati al punto di inviare diffide al Dipartimento di Stato, all'esercito e a varie agenzie di intelligence per bloccare l'utilizzo dei brani, ma hanno trovato solo ostruzionismo. Anche Lars Ulrich e Kirk Hammet dei Metallica si sono detti contrari all'utilizzo della loro musica ma, come ha dichiarato ironicamente Ulrich in un'intervista del 2003, «Che dovrei fare? Telefonare a Bush perché dica ai suoi generali di mettere i Venom?». Gli artisti che si trovano nei panni di Morello o di Ulrich hanno poche alternative. Un avvocato di spicco nella tutela dei diritti umani ha lanciato una petizione affinché i cantautori facciano causa al governo per il mancato pagamento dei diritti d'autore. Ma diversi esperti sulla normativa sostengono che denunce del genere andrebbero incontro a forti ostacoli, pratici e legali. Per Bentos dei Drowning Pool la questione va ridimensionata: «Se la cosa peggiore che capita a questi detenuti è stare seduti per qualche ora con la musica ad alto volume, beh, ci sono ragazzi in America che pagano per fare lo stesso». Sulla legalità o meno dell'imporre l'ascolto di musica alta non c'è chiarezza. La normativa nazionale, internazionale e militare comprende una vertiginosa serie di statuti, trattati e opinioni giuridiche ed è tuttora oggetto di controversie. A giudizio di A. John Radsan, docente del William Mitchell College of Law del Minnesota, vice consulente generale della CIA fino al 2004, la musica rientrava forse tra i mezzi leciti di interrogatorio nel periodo a cui risalgono molti dei casi di abuso denunciati, ma dopo l'approvazione da parte del Congresso del Detainee Treatment Act (legge sul trattamento dei detenuti) nel 2005, che proibisce non solo la tortura ma anche il «trattamento crudele, inumano e degradante», ogni giustificazione giuridica pare cancellata. Per Michael Ratner, avvocato attivo nella tutela dei diritti umani, queste disquisizioni giuridiche non sono necessarie. «Tali pratiche sono illegali fin dal 1949, a partire dalla ratifica delle Convenzioni di Ginevra». «I difensori dei diritti umani dimenticano che dobbiamo necessariamente ricorrere a strategie psicologiche per indurre i sospetti a parlare», dice invece Rasdan. «Non puoi trapanare i denti, ma a volte bisogna andare oltre la semplice comunicazione». Chi assume una linea dura contro ogni forma di interrogatorio coercitivo è giudicato tenero nei confronti dei terroristi e incapace di comprendere la gravità dei rischi. Chi approva invece tecniche più aggressive, mettendo Eminem a tutto volume, incatenando i detenuti al pavimento o minacciandoli con i cani, è accusato di giustificare la tortura. Molti preferirebbero che tutte queste discussioni si svolgessero all'insaputa dell'opinione pubblica, non solo per non far conoscere al nemico queste tattiche, ma anche per paura che comportamenti ritenuti da molti moralmente ripugnanti possano tacitamente diventare accettabili. Per Ratner questo timore ha fatto perdere la visione equilibrata del problema: «Tra dieci anni gli americani diranno che musica, cani e tutta questa storia erano una reazione sproporzionata. Ma ora come ora», conclude, «reagiscono a caldo». David Peisner http://xl.repubblica.it/ http://xl.repubblica.it/dettaglio/41821?ref=rephpsp3
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#356 |
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, consideri specialmente il contesto in cui si trovavano gli ostaggi inglesi
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