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Old 10-10-2005, 15:53   #1
Adric
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calcio in crisi, gli italiani cambiano sport

Lunedì 10 Ottobre 2005

Calcio in crisi, gli italiani cambiano sport

Trecentomila in meno tra paganti e abbonati nelle prime sei giornate, caro biglietti senza freni, l'accanita concorrenza del piccolo schermo, impianti vecchi e scomodi; un periodo nero per lo sport nazionale

media, scandali, prezzi; tutte le cause di una crisi che nessuno riesce a fermare

L’inchiesta/ Calano gli spettatori, crolla il gradimento degli appassionati. La Nazionale in tv è battuta dalla De Filippi

Stadi vuoti, boom di praticanti nelle altre discipline e tra i ragazzini è più popolare il wrestling

ROMA Brutto momento per il calcio, insidiato dagli altri sport. Nelle prime sei giornate di campionato la serie A ha perso 300 mila spettatori. Colpa di stadi scomodi, delle difficoltà per comprare i biglietti all’ultimo momento a causa del decreto-Pisanu e anche di prezzi troppo alti, ma soprattutto dell’offerta televisiva di Sky e digitale che è in netto aumento rispetto allo scorso anno. Contemporaneamente il pallone è insidiato dagli altri sport in alta crescita come numero di praticanti e di interesse. Rugby, basket, nuoto e pallavolo stanno diventando popolari e poi c’è un boom del wrestling, seguito in televisione da circa un milione e mezzo di bambini che collezionano figurine dei protagonisti.
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Il boom degli altri

Gli ultimi dati dicono che i tesserati aumentano ovunque, ma la disciplina più praticata resta ai margini di questo fenomeno

Rugby, volley e nuoto: sono questi gli sport che piacciono

di CARLO SANTI

ROMA - Il balzo in avanti dei tesserati di molte discipline rispetto all’anno passato dimostra un interesse crescente per lo sport praticato. Dopo il forte calo dei primi anni Novanta, lo sport ha ripreso una tendenza di crescita anche se a questo dato positivo occorre affiancare l’altro, allarmante, che vede molte persone ridurre l’attività fisica. Questa affermazione è possibile grazie ai dati forniti dall’Istat che indicava nel 1999 circa 36 milioni di italiani dediti allo sport mentre quattro anni più tardi, nel 2003 (ultimo dato adesso disponinbile), questi erano 32,5 milioni. L’area di sedentarietà, invece, saliva nello stesso periodo da 19,5 a 23 milioni.
Confortante è il numero dei tesserati delle Federazioni sportive anche se, non va dimenticato, quel dato non è sempre veritiero. Non lo è, per difetto, si badi bene, perché spesso i giovani che si avvicinano allo sport, i praticanti della corsa, molti ciclisti ma anche gli studenti che giocano a volley o basket non sono tesserati. Basti pensare poi a molte discipline, un esempio le bocce, i cui atleti non sempre sono solleciti a firmare una tessera federale.
Come sempre a far aumentare gli appassionati a uno sport è l’emulazione, il campione da imitare ma anche le grandi competizioni internazionali. Ecco allora che uno sport come il rugby che negli ultimi anni ha avuto un grande incremento - l’arrivo in Italia del Sei Nazioni - ha visto aumentare i suoi affiliati passando dai 33.604 della stagione 2003-2004 ai 43 mila dell’ultimo campionato, con un incremento di oltre 12 mila unità rispetto al 2000-2001 quando i tesserati erano 30.815. Stesso discorso vale per la pallavolo, sport in crescita sia con gli uomini ma, soprattutto, con le donne. Il merito? A scuola è facile praticarla e poi i successi delle nostre nazionali sono uno sprone formidabile.
Un altro sport in crescita è il nuoto. Un anno fa c’erano oltre 45 mila tesserati con un’incidenza dell’1,3 per cento sul totale dei praticanti in Italia. Adesso i frequentatori delle piscine sono oltre 50 mila. Il merito è senz’altro di campioni quali Rosolino, Fioravanti, Brembilla, Federica Pellegrini e, adesso, anche Filippo Magnini che hanno vinto medaglie importanti e coinvolto la passione di genitori e piccoli desiderosi di andare in piscina. L’analisi può estendersi alle discipline meno diffuse, e si scopre che gli incrementi numerici sono importanti. Nel tiro a segno il tesseramento tra il 1999 e il 2003 è raddoppiato passando dai 13.000 tesserati agli oltre 27.000.
Il calcio, che include tutto, calcio a cinque e a otto, mantiene la supremazia coinvolgendo oltre il 36 per cento dei tesserati delle Federazioni, e adesso i calciatori sono più di un milione e 300 mila. Questo sport affonda le sue radici in tradizioni culturali e comportamenti diffusi tra i cittadini e la capacità del calcio di suscitare attenzioni e interessi è rafforzata anche dalla comunicazione. La crescita, però, dei tesserati del calcio non appare in linea con altri sport. Tra i motivi, quelli di un disinteresse che nasce da una disaffezione per questo sport sempre più al centro di polemiche e di scandali che lo trasformano sempre più. Se prima, anni fa, il calcio era prevalentemente un affare, oggi è solo un affare.

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Il pallone chiede aiuto

Sempre meno spettatori allo stadio, aumentano quelli davanti alla tv

di MASSIMILIANO GASPERINI

ROMA - Per cercare di capire quello che accade al calcio bisogna partire dalle cifre. Rispetto ad un anno fa, la media degli spettatori per partita è scesa da 26.135 a 21.280. In totale nelle prime sei giornate della serie A (60 partite) 300 mila tifosi hanno rinunciato allo stadio.
Qualche anno fa chiunque chiedesse ad un presidente di società il motivo dell’aumento dei prezzi si sentiva rispondere: «Il nostro problema è che non riusciamo a vendere bene il prodotto televisivo. Quando ci riusciremo i prezzi crolleranno». Una barzelletta: nell’ultimo triennio nelle casse delle società di calcio sono entrati quasi 1500 milioni di euro, eppure nel 2000 il prezzo medio per andarsi a vedere l’Udinese era 60 mila lire, oggi è 59 euro; per l’Inter ci volevano 87 mila lire, oggi 67 euro; per il Milan 90 mila lire, oggi 86 euro; una curva di Juventus-Inter costava 50 euro. Parliamo di «grandi»? Certo, ma anche le «piccole» non si fanno mancare niente: la curva dell’Empoli costa 22 euro a partita, quella del Siena 20.
Disse Cragnotti qualche anno fa: «La squadra la faccio io, i tifosi si abbonamentino». Il consiglio è stato seguito, ma invece di fare la fila al botteghino la gente si rivolge a Sky e al digitale terrestre e vede la partita in televisione. Sky è a +150 mila telespettatori rispetto all’anno scorso, il digitale terrestre di Mediaset e La7 viaggia intorno ai 250mila spettatori. Non tutti hanno smesso di frequentare gli stadi, ma tanti sì. Dice Ruggeri, presidente dell’Atalanta: «Ora per andare a comprare un biglietto serve l’avvocato». Paradosso che contiene una parte di verità. Il decreto Pisanu con la vendita dei biglietti nominali è nato per rendere gli stadi più sicuri, ma ha creato molte complicazioni. Un esempio che riguarda i romani. Molti tifosi avevano l’abitudine di decidere all’ultimo momento se andare o meno allo stadio. Si svegliavano la domenica, guardavano il tempo, studiavano l’umore della moglie, la disponibilità d’un amico o dei figli, poi uscivano appena mangiato e andavano all’Olimpico. Oggi non si può più fare perché i botteghini la domenica sono chiusi.
Gli stadi sono obsoleti e inospitali e senza parcheggi, ma lo erano anche negli anni scorsi. Difficile imputare a questo tipo di disagio tutti i 5000 spettatori in meno a partita di questo campionato. Ora si spera negli Europei del 2012 per il maquillage. Carraro (Figc) e Galliani (Lega) reclamano impianti più moderni e funzionali. E’ previsto un decreto governativo che garantisca mutui ventennali a tasso zero. Sono tanti soldi: speriamo che ne venga fatto un uso più razionale rispetto a quelli spesi per Italia ’90.
Ognuno ha la sua diagnosi. Secondo Lippi la crisi del pallone si misura con i bambini che non giocano più per la strada come una volta. La tesi è suggestiva, ma oggi ci sono 35 milioni di auto, nel 1965 erano poco più di 5 milioni. E poi neanche i ragazzi di Parigi, Berlino e Londra mettono più gli zaini in mezzo alle piazzette per fare i pali della porta, eppure in Francia gli spettatori sono aumentati del 60%, in Germania i biglietti per andare a vedere il Bayern sono esauriti fino a metà campionato e in Inghilterra c’è un calo minimo (-1,7) dovuto ai prezzi esorbitanti.
Piuttosto c’è una rinascita delle altre discipline sportive. Molte crescono in proporzione più del calcio che paga anche un difetto di credibilità. Ha detto recentemente Carraro che in futuro i ripescaggi potrebbero avvenire non più per classifica, ma per meriti sportivi. In parole povere se si libera un posto in serie A non ci andrà più la quarta classificata in B, ma quella che ha più titoli, più bacino d’utenza, in definitiva più soldi. Il contrario di quanto dovrebbe avvenire nello sport.
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IL PALLONE IN TV

Sky e digitale terrestre: 400 mila spettatori in più ogni domenica

di ALBERTO GUARNIERI

ROMA - La tv fa male al calcio? Domanda apparentemente folle, visto che ogni anno 400 milioni di euro finiscono dalle casse di Sky (per i nove decimi) e di Mediaset e La 7 in quelle della Lega. Eppure domanda legittima, visto che il calo progressivo di spettatori negli stadi viene attribuito anche a un'offerta televisiva che, con la discesa in campo del digitale terrestre, è diventata più che esaustiva. E' cambiato qualcosa negli ascolti televisivi dall'anno scorso a quest'anno? La risposta, per quanto riguarda la tv a pagamento (pay tv e pay per view, cioè sia Sky che digitale terrestre) è sì. Sono circa 400 mila in più ogni domenica gli spettatori che decidono di spendere o un abbonamento o qualche euro a partita per vedersi i gol in diretta.
Negli anticipi di campionato Sky infatti registra, rispetto allo scorso anno, un aumento di ascolti dello 0,89% e arriva a un milione e 223mila telespettatori. La media domenicale è invece salita di più: del 2,11% toccando un milione e 696mila telespettatori. Benissimo anche il posticipo serale, che cresce dell'1,85% arrivando a coinvolgere un milione e 861mila telespettatori.
Più difficile, ma non impossibile, arrivare a una stima per il digitale terrestre, che l'anno scorso di questi tempi non esisteva. Si può comunque stabilire che nelle prime sei giornate di campionato circa 250 mila telespettatori abbiamo per ogni turno vista una partita sul digitale terrestre, mentre sarebbero di più, circa 280mila, quelli che hanno utilizzato la nuova tecnologia in occasione degli incontri serali.
Infine, detto che l'ultima di campionato ha fatto registrare un aumento di ascoltii incredibile, per Juventus-Inter quasi del 500%, degli ascolti delle tv locali va data un'occhiata alla situazione delle reti nazionali. Qui è presto per trarre conclusioni visto che "Domenica in" è appena partita. Certo "Quelli che il calcio" va meglio dello scorso anno, ma "Buona domenica" va un po' peggio, tanto che Maurizio Costanzo ha saggiamente deciso di rinunciare a molti collegamenti con gli stadi.
«E' la dimostrazione che chi sta a casa non necessariamente andava fino a poco fa allo stadio» afferma Tullio Camiglieri di Sky, che spiega i vuoti sugli spalti anche con la violenza intorno ai campi di gioco e lo stato di fatiscenza della maggior parte degli impianti.
Intanto però Mediaset lamenta che la sua esclusiva "in chiaro" è di fatto inesistente, visto che tutti possono dare notizia in tempo reale dei gol segnati. E per questo minaccia di pagare meno la Lega. «Io non ho venduto i diritti per il digitale terrestre a Mediaset perché loro fanno pagare 5 euro a partita e così mi vuotano lo stadio», sostiene invece il presidente dell'Udinese Pozzo.

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LA MANIA DEL MOMENTO

Un milione e mezzo di bambini seguono i finti lottatori in tv E comprano 25 milioni di figurine

ROMA - Pesano 200 chili, rimbalzano sul tappeto del ring come molle, sembrano darsele di santa ragione, senza esclusione di colpi: calci, pugni, gomitate, salti fuori dal quadrato, urla. Ma è tutto finto. O quasi. Sì, perchè anche i campioni del “Wrestling” qualche volta si sbagliano e si colpiscono veramente. Allora sono dolori. E qualche volta anche infortuni. E’ la mania del momento, gli atleti che praticano questo sport sono in continuo aumento. Ma soprattutto stanno invadendo i video di tutto il mondo. E appassionano soprattutto i più giovani.
Le cifre parlano chiaro: in Italia sono un milione e cinquecentomila i bambini (in una fascia di età che va dai sei a quattordici anni) che seguono in televisione i programmi televisivi sul wrestling. E i campioni come Kurt Angle, Eddie Guerrero, Rob Van Dam, Rey Misterio e Big Show,hanno anche sostituito gli storici calciatori sulle mitiche figurine: sono oltre 25 milioni le figurine degli eroi del wrestling vendute in Italia, mentre ventimila nostri connazionali sono iscritti al sito ufficiale di questo sport che annovera ben 214 mila siti internet nel mondo.
Un fenomeno in pieno boom, dunque, e sul conto del quale si dividono gli esperti: è un pericoloso sistema di proporre la violenza o un modo un po’ comico per esorcizzarla? Per gli pscicologi questo sport non alimenta l’aggressività, ma la incanala. I medici sostengono che possa essere pericoloso per chi non si allena a dovere. La discussione è aperta.

(Il Messaggero)
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Old 10-10-2005, 16:03   #2
FuGu
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Personalmente, non può che farmi piacere vedere rugby, nuoto e volley in crescita
Il rugby in particolare è uno sport che esprime al massimo il significato di sportività e di fair play

Stadi nuovi?
Facciamo come nel '90, 12 al prezzo di 30, e viva il magna magna
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Old 10-10-2005, 16:04   #3
tatrat4d
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ottima notizia
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G.G. "Il tutto è falso"
In letargo intermittente... Comunque vi si legge, ogni tanto ci si desta
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Old 10-10-2005, 16:04   #4
gargamella75
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Ok...dico la mia, anche se ho letto solo il primo estratto.

Che ci sia un po' di crisi del calcio, è agli occhi tutti. Ma credo sia un assestamento 'normale', in Italia siamo arrivati a delle vette di fanatismo seconde solo al sudamerica, forse se si raffreddano un po' gli animi non potrà che trarne giovamento il calcio stesso (che negli ultimi anni sta soffrendo anche economicamente, il che è preoccupante)

Per quel che mi riguarda, sono ormai diversi anni che lo seguo in maniera più 'rilassata', diciamo da quando ho capito che a me non entrava niente se vinceva questa squadra piuttosto che quell'altra.

Molto meglio seguire (e praticare) i cosiddetti sport 'minori', leggi pallavolo, pallacanestro, discipline varie dove i campioni sono campioni veri, nonostante guadagnino una miseria rispetto ai calciatori di un certo livello.
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Old 10-10-2005, 16:08   #5
Krusty
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La Nazionale in tv è battuta dalla De Filippi
ecco, questo sì che è preoccupante!
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Old 10-10-2005, 16:10   #6
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Il problema non è che la Nazionale venga battuta dalla de filippi, ma che qualunque programma possa essere battuto da quella roba del filippo
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Old 10-10-2005, 16:24   #7
gargamella75
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Oltre alla crisi del calcio in sè, io ci aggiungerei una crisi della Nazionale, che puntualmente scomparirà quando arriveranno i mondiali e verremo rapiti dal patriottismo, ma che di fatto esiste: ormai anche lì si guarda con occhio diverso il calciatore in base alla squadra di club di appartenenza, si è + contenti se segna un proprio beniamino, e spesso i rancori accumulati in campionato si portano anche in azzurro.
Parlo dei tifosi, non dei giocatori, che forse al contrario riescono a mettere l'azzurro sopra tutto e tutti (spero... )
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Old 10-10-2005, 17:08   #8
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Ottimo!
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...Grazie caro Lolek!
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Old 10-10-2005, 17:11   #9
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LA PICCOLA PATRIA DEI TIFOSI

di FRANCO FERRAROTTI

Non avrei mai creduto di vivere tanto a lungo da dover, un giorno, andare allo stadio con il biglietto numerato come se andassi all’opera e dover fare, rassegnato, la fila come per una visita al medico della mutua. Che succede? Molti anni fa, con il giornalista sportivo Oliviero Beha, ho pubblicato un libro dal titolo provocatorio: Una Repubblica fondata sul pallone - L’Italia all’ultimo stadio . Avevo torto. Il pallone si sta sgonfiando. Si calcola che le partite perdano seimila spettatori la settimana. E’ un fatto temporaneo, una disaffezione passeggera oppure una tendenza destinata a durare?
E’ presto per dirlo. Si deve constatare che forse, con il calco infrasettimanale, si è esagerato. Una volta Rita Pavone si lamentava del marito che la lasciava sola la domenica per andare alla partita. Ma adesso è domenica quasi tutti i giorni. Non solo, la ricerca denuncia un principio di noia. Da buon piemontese, per quanto romanizzato, dovrei essere contento, ma con la Juventus, più che mai “signora” sempre al primo posto con il Milan e l’Inter che lottano a ruota, lo spettacolo ricorda i tempi della Formula Uno, quando la Ferrari con Schumacher tagliava sempre per prima il traguardo. Non c’è sport che non sia una gara, ma che gara è se i risultati sono scontati? E poi c’è la televisione, che in questo caso viene incontro al vecchio vezzo degli italiani che adorano lo sport, ma sono in grande maggioranza sportivi da poltrona. Per non parlare di certe partite che sembrano una prova anti-terrorismo con giocatori che cadono l’uno sull’altro, interruzioni continue, barelle di corsa in campo. E’ ingeneroso parlare di una certa fragilità di giocatori in auge, famosi per gli spot pubblicitari? Una volta li chiamavano “abatini”. Dovremo chiamarli adesso “signorine”?
C’è però dell’altro. Per tutta l’estate, ai fini di decidere gli orari e l’appartenenza alla serie A o B o C, i responsabili, la Federcalcio, e così via, hanno dato prova di un acume legalistico che sarebbe anche apprezzabile se non sapesse troppo di bizantinismo e non facesse rimpiangere le discussioni dei dotti di Salamanca circa il sesso degli angeli. Le risse presso i vari tribunali, Tar compresi, non hanno giovato al buon nome del calcio, ne hanno sottolineato l’equivoca natura di business, in parte almeno ne hanno rovinato l’immagine. I responsabili, sia in campo che nelle famose stanze dei loro conciliaboli (c’è anche un fumo psicologico oltre a quello di tabacco), è bene che tendano l’orecchio ai nuovi umori dei giovani. Anche da un punto di vista sociologico, il calcio resta un fenomeno di massa unico nel suo genere, uno straordinario balletto capace di unire forza, eleganza e velocità. Ma nuovi sport stanno emergendo e potranno presto rubargli la scena. Si pensi al nuoto, al volley al basket. I giovani apprezzano la prestanza fisica, ma anche la destrezza, la precisione del tiro, l’affiatamento di squadra. Il calcio non è più il re assoluto. Senza parlare dell’atletica femminile, che ha consentito alle donne un grado di emancipazione e di visibilità neppure concepibili anche solo poche generazioni fa, il calcio dovrà, a media scadenza, fare i conti con attività sportive oggi ancora pienamente sviluppate ma già temibili quanto al favore giovanile.
Ho l’impressione, ma è solo un’intuizione, non è neppure un’ipotesi di lavoro, che i responsabili dei vari club abbiano commesso errori analitici e organizzativi piuttosto gravi. L’aver tollerato, se non sovvenzionato, gruppi di ultrà, spesso socialmente irresponsabili e politicamente deleteri, lungi dall’aiutare le squadre, specialmente in trasferta, ha contribuito a creare un’atmosfera di violenza e in generale di insicurezza, che oggi tiene molti cittadini, anche innamorati del calcio giocato e vissuto come passione collettiva, lontani dagli stadi. E’ curioso che ciò accada nel momento in cui le squadre di calcio, al contrario di ciò che avveniva nell’immediato dopoguerra, non costituiscano più valide piattaforme per la carriera e il lancio di uomini politici non insensibili al fascino della demagogia populistica.
Dobbiamo dunque intonare il requiem per il calcio? Non credo. Resiste il fenomeno della “squadra del cuore”, il simbolo vivente della “piccola patria”, che per molti italiani conta quanto, se non di più, della “grande patria”. Fino a quando intere popolazioni, per la temuta retrocessione della “squadra del cuore” in serie B o in serie C, non esiteranno a invadere l’autostrada e a occupare la stazione ferroviaria, il calcio, più o meno ammaccato, è destinato a restare fra noi.
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Old 10-10-2005, 17:14   #10
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Parlo dei tifosi, non dei giocatori, che forse al contrario riescono a mettere l'azzurro sopra tutto e tutti (spero... )
inzomma, vallo a dire a Toni
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beh, se il calcio perde spettatori per il wrestling, non è che la cosa mi consoli più di tanto. anzi, quasi quasi mi preoccupo.

abbassassero i prezzi, altro che tv: non ci sarebbe proprio paragone.
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alla fine si sta arrivando alla frutta, in ogni caso anche io molte volte preferisco gaurdare altri sport, ormai ci hanno fatto fare indigestione di calcio, calcio qua calcio la
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ma fosse vero... non ne posso più di vedere quelle veline al maschile in pantaloncini -_______-
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Il calcio chiede aiuto ? ... paghinio un calciatore 20000 € all'anno.
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Quoto...ma anche la notizia che la nazionale e "battuta" dalla De Filippi è veramente inquietante...,concordo...
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Old 10-10-2005, 18:37   #16
SkunkWorks 68
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Il calcio chiede aiuto ? ... paghinio un calciatore 20000 € all'anno.
..Sarebbe già troppo...imho...
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Old 10-10-2005, 20:48   #17
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era ora che l'italia si svegliasse e smettesse di seguire quel branco di donnacce in pantaloncini che sono buone solo per zappare la terra!


secondo te ne sarebbero davvero capaci?


cmq mi fa piacere, il calcio è un bello sport, ma ai livelli professionistici diventa solo più un business... poi con sta storia delle squadre che non ce la fanno, falliscono, vengono salvate, calci nel culo... mi sa proprio di buffonata. ovviamente non spero che non ci sia più il calcio professionistico in italia, sarebbe impossibile... spero in una bella ridimensionata
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Old 10-10-2005, 21:14   #20
Ser21
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Eh bhè?Si è scoperta l'acqua calda?
Era ora che si parlasse di questa crisi di spettatori,vogliono portare il calcio italiano ad essere simile a quello Inglese con decreti,norme,paytv ed aumento dei prezzi dei biglietti...
Peccato però che in UK gli stadi siano pieni,da noi no,come al solito si copia un altro paese ottendendo come risultato un fallimento totale...
Ser21 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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