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| Risultati sondaggio: La criminalità organizzata e' il problema principale dell'Italia? | |||
| SI |
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35 | 85.37% |
| NO |
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6 | 14.63% |
| Votanti: 41. Non puoi votare in questo sondaggio | |||
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#1 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Città: prov di NA
Messaggi: 888
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Criminalità organizzata
Mafia, camorra e ndrangheta sono i problemi principali dell'Italia?
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
Messaggi: 686
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Cosa sono?
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Attenzione: il messaggio potrebbe essere ironico... "L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite...Il popolo è minorenne. La città è malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare. A noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!” |
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Città: ~ ° ° °Napoli° ° ° ~ Adesso ascolta:Sébastien Tellier - Roche
Messaggi: 1683
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Si nel caso riesca ad infiltrarsi a livelli dirigenziali...una volta entrata nella stanza dei bottoni è finita
p.s. in Italia la criminalità organizzata è imho a tutti i livelli
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< - - Utenti Con Cui Ho Concluso Delle Trattative - - > |
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#4 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Udine
Messaggi: 4946
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Quote:
Non puoi combattere la criminalità organizzata se hai continue truffe che indeboliscono lo Stato e assistenzialismi nella politica che indeboliscono il potere, si sa che mafia, camorra e ndrangheta sono dei cancri dello Stato, e per combattere lo Stato deve essere in buona salute diciamo. |
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 20050
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Dal lato criminale direi proprio di si.
Purtroppo penso sia quasi impossibile sbarazzarcene , soprattutto se qualcuno li infila pure in parlamento... c;,a;,z;,a;,z
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FINCHE' C'E' BIRRA C'E' SPERANZA !!!
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#6 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Città: Bologna...! Xbox360Live!: Sakko83
Messaggi: 5167
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ma non riuscita a fare i sondaggi pubblici?
con l'anonimato tutti sono capaci di votare... e cmq si, il problema OGGI è la criminalità che ha infiltrato il nord e lo stato.
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гла́вный корабе́льный старшина́ -
- FacebookOtdelom - Vendo per XboX 360 |
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#7 |
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Member
Iscritto dal: Mar 2008
Messaggi: 106
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Umh... considerando che il parlamento è pieno di mafiosi e di amici di mafiosi direi proprio di no!!
Cosa vuoi che siano i vari -Dell'utri -Cuffarò -Schifani -Alfano -La loggia e tantissimi altri che hanno presenziato a matrimoni o feste di mafiosi?! Il problema in Italia sono i dannatissimi rom! |
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#8 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Pieve a Nievole (PT), Granducato di Toscana
Messaggi: 7762
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Quote:
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Quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere - Twitter
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 1372
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La criminalità organizzata è talmente radicata nello Stato che pare impossibile liberarsene.
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Trabant Meglio comprare un litro di latte quando serve, piuttosto che mantenere una vacca per tutta la vita ... P54C 133Mhz Icomp Index 1110 Matrox Millenniun HD SCSI Seagate + IBM Creative Awe 32 DXR2 Win95C Mozilla Firebird 0.7 (Dec/1995-13/Apr/2009 )
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#10 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Messaggi: 1910
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Lo scrivo anche qui....
Magari individuiamo qual'è veramente il "problema principale dell'Italia"... IMHO non esiste perchè di problemi ce ne sono un'infinità, e tutti principali, le cui soluzioni DEVONO andare parallele, ma sembra che in parecchi la pensino diversamente... |
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#11 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Pieve a Nievole (PT), Granducato di Toscana
Messaggi: 7762
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Quote:
lezioncina di stora da http://it.wikipedia.org/wiki/Questione_meridionale La situazione prima dell'Unità La situazione economica dell'Italia preunitaria era, in genere, caratterizzata da una situazione di svantaggio rispetto a quella di altre nazioni dell'Europa occidentale. A metà ottocento, tuttavia, in alcune regioni del paese si stava avviando un certo sviluppo industriale, sebbene con modalità alquanto disomogenee. In special modo in Lombardia, la produzione della seta greggia aveva innescato una crescita del settore legato alla meccanizzazione dei processi produttivi. Il sud aveva anch'esso imboccato la strada della industrializzazione benché la presenza di fabbriche di grande rilevanza fosse limitata ad alcune zone del casertano, della provincia di Napoli e ad alcuni impianti metallurgici in Calabria, a Mongiana e Ferdinandea. Lo stato aveva allestito lo stabilimento di materiale ferroviario a Pietrarsa, nel napoletano, per le esigenze dei trasporti via terra. Per proteggere queste prime industrie, soprattutto quelle del settore tessile, il governo borbonico adottò una politica di tipo protezionistico, alzando una vera e propria barriera daziaria contro le importazioni di merci estere. Anche per ciò che riguarda il sistema infrastrutturale i due tronconi d'Italia imboccano strade diverse. Il Piemonte, ad esempio, fece notevoli investimenti nel settore ferroviario, dotandosi di un sistema di comunicazione interno e con i paesi confinanti per facilitare i commerci. Il Regno delle Due Sicilie, invece, continuò a valorizzare il trasporto via mare. In campo marittimo le regioni meridionali avevano del resto un'antica tradizione di eccellenza, dovuta anche al fatto che il Regno disponeva di uno sviluppo costiero notevolmente superiore a quello degli altri stati pre unitari. La sua flotta mercantile era la terza in Europa per numero di navi e per tonnellaggio complessivo. L'esportazione delle materie prime meridionali (agrumi, zolfo, vini) alimentava un florido commercio. D'altro canto, un tale modello di trasporto sfavoriva le regioni dell'entroterra, dove le carenze infrastrutturali erano particolarmente gravi. Dal punto di vista delle finanze pubbliche Il bilancio pubblico del Regno delle Due Sicilie non conosceva l'alto livello d'indebitamento in cui si trovava il Regno di Sardegna. I conti pubblici piemontesi erano stati gravemente provati dalla politica espansionistica adottata dal Cavour e anche dagli investimenti in infrastrutture (ferrovie, strade, canali d'irrigazione), resi necessari dal tentativo del regno sabaudo di modernizzare la propria economia ed inserirla nei circuiti commerciali continentali nonché di avviare una prima industrializzazione. Il nuovo Regno Concluso il Risorgimento, le classi dirigenti settentrionali si accorsero quasi subito di quanto il Paese appena "unito" fosse in realtà diviso al suo interno. Gli italiani erano diversi pure nel modo di parlare: l'italiano era una lingua letteraria, utilizzata solo da una ristretta minoranza della popolazione e, comunque, in ambiti molto limitati (atti pubblici, insegnamento, giornalismo e simili). Di fronte a queste differenze, all'ostilità manifestata da importanti forze interne quali i cattolici e alle difficoltà nei rapporti con i paesi confinanti - con l'Austria soprattutto, ma anche con la Francia - il nuovo Stato reagì adottando un modello amministrativo di tipo dirigista e autoritario, in cui le autonomie locali venivano sottoposte al rigido controllo del governo centrale. Il programma del ministero Cavour per la verità era impostato in maniera diversa. Nel marzo 1861 il ministro dell'Interno, Marco Minghetti infatti presentò un progetto di legge che prevedeva un notevole decentramento amministrativo. Di fatto però il progetto Minghetti non superò l'esame delle commissioni parlamentari e venne ritirato "temporaneamente" dal Consiglio dei ministri il 9 maggio successivo. In realtà, le istanze dei Federalisti - che volevano un maggiore rispetto per le specificità locali - vennero completamente abbandonate e l'applicazione delle leggi del Regno di Sardegna venne estesa al resto d'Italia. Il 6 giugno morì Cavour. A ottobre il nuovo presidente del consiglio Bettino Ricasoli avrebbe esteso a tutta Italia l'ordinamento locale piemontese, stabilito con il decreto legge Rattazzi del 1859. Lo stesso espansionismo piemontese era mirato in un primo tempo ad uno Stato comprendente le regioni dell'Italia settentrionale e non ad uno Stato Nazionale delle proporzioni della nuova Italia. L'annessione del Regno delle Due Sicilie era stato un fatto fortunoso e dovuto ad una serie di contingenze. Il Piemonte non aveva un ordinamento adeguato alla gestione di un paese di 27 milioni di abitanti con grandissime differenze culturali e strutturali al suo interno. Il Brigantaggio Anche nel Sud si svolsero i plebisciti per l'annessione, le modalità di svolgimento furono invero vergognose: voto palese, seggi presidiati dall'esercito piemontese e dalla camorra, percentuali falsificate e forzature al voto, tanto da far dichiarare all'ambasciatore inglese "I risultati delle votazioni in Napoli e in Sicilia rappresentano appena i diciannove tra i cento votanti designati; e ciò ad onta di tutti gli artifizi e violenze usate" (Dispacci del Ministro d'Inghilterra a Napoli, Eliot, in data 16 ottobre e 10 novembre 1860). Vennero comunque disattese le aspettative sia dei democratici sia dei repubblicani che pure avevano favorito l'unita', ma che auspicavano un nuovo ordinamento agrario e adeguati spazi politici nella gestione del paese, il controllo dell'ordine pubblico divenne sempre più problematico. Molti braccianti meridionali avevano sperato che il nuovo regime assicurasse una qualche riforma agraria. Non solo le loro aspettative andarono deluse, ma il nuovo governo introdusse la leva obbligatoria ed inasprì le imposte, portando alla rovina milioni di persone. Lo scioglimento dell'esercito borbonico e di quello garibaldino mise poi in circolazione migliaia di soldati sbandati. Il malcontento, le difficili condizioni economiche sopravvenute, il durissimo atteggiamento delle truppe di occupazione piemontesi, suscitarono le ire della popolazione che sfociarono nella rivolta armata. Molti scontri si erano già verificati in varie parti del meridione fin dalla fine del 1860, particolarmente aspri intorno alla cittadella borbonica di Civitella del Tronto. In aprile scoppiò una rivolta popolare in Basilicata. Nel corso dell'estate, in molte regioni dell'interno bande di ribelli, formate in gran parte da contadini, ex soldati borbonici, ex garibaldini delusi e persino da preti, diedero vita a forme di guerriglia violentissima, impegnando le forze piemontesi e battendole ripetutamente. In molti centri del sud fu rialzata la bandiera borbonica. Il Governo rispose in maniera spietata, ordinando esecuzioni sommarie anche di civili e l'incendio di interi paesi. Il luogotenente di Napoli, Gustavo Ponza di San Martino, che aveva tentato nei mesi precedenti una pacificazione, venne sostituito dal generale Enrico Cialdini, che ricevette dal governo centrale pieni poteri per fronteggiare la situazione e reprimere la rivolta. Nel 1860-61 le truppe presenti nel sud ammontavano a 22 000 unità, l'inasprirsi della guerra richiese l'invio di rinforzi. I soldati raggiunsero quota 55.000 a fine 1861, diventarono 105 000 nel 1862 ed arrivarono a 120 000 negli anni successivi. Fu una vera e propria guerra civile, combattuta con ferocia da entrambe le parti e di cui fece le maggiori spese come sempre la popolazione civile: una triste situazione che si ripeté continuamente per tutta la durata della guerra civile era il saccheggio di un paese da parte delle bande di ribelli, seguito dall'intervento dell'esercito alla ricerca di collaborazionisti, che comportava sistematicamente un secondo saccheggio, la distruzione degli edifici che venivano dati alle fiamme, esecuzioni sommarie e spesso la dispersione dei sopravvissuti. Genesi della mafia Il brigantaggio, così come espresso durante la guerra civile, fu sconfitto militarmente e dimenticato politicamente in pochi anni. Ma la massa contadina aveva dato vita ad una nuova forma di resistenza al dominio sabaudo, strutturata attorno ad alleanze di clan familiari impegnati alla reciproca assistenza, chiamati collettivamente mafia. Sebbene il termine fosse anteriore all’Unità, e benché già da prima agissero gruppi violenti dediti allo sfruttamento dei coltivatori giornalieri, fu solo durante e dopo il brigantaggio che la mafia nella sua forma attuale prese vita. I clan mafiosi di oggi sono i diretti discendenti di certe bande di briganti che, con diverse provenienze geografiche e intenti politici, finirono ben presto con integrarsi in organizzazioni ed alleanze più grandi e con abbandonare la resistenza armata in favore di attività più lucrative: il crimine privato e pubblico. Questa specie di standardizzazione delle attività portò alla creazione, nella seconda metà dell’Ottocento, di federazioni di famiglie organizzate su base regionale, che sarebbero poi diventate: Cosa Nostra in Sicilia, la Camorra in Campania, la Sacra Corona Unita in Puglia, e la 'Ndrangheta in Calabria, dalla quale nacque, molto più tardi, il gruppo dei Basilischi centrati sulla Basilicata. Furono i clan formati da italiani espatriati negli Stati Uniti, attraverso i film che ispirarono ai produttori di Hollywood, che diffusero nel mondo intero il termine "mafia" come sinonimo di "crimine organizzato". Con gli anni, oltre a crearsi un equilibrio sulla competenza territoriale di gruppi e famiglie, si instaurò anche un modus vivendi, che ricalcava e ricalca il despotismo feudale. Il "guardapiazza", letteralmente "colui che difende il territorio", cioè il capo patriarcale di un clan, impone con le armi il suo dominio su di un gruppo, ed il dominio di tale gruppo su una zona, e poi fornisce agli abitanti del territorio, in cambio di fedeltà e sottomissione, protezione da altri gruppi rivali. All’interno del suo feudo amministra giustizia, riscuote tributi, elimina ogni minaccia interna o esterna, assicura per lui e il suo cerchio di fedeli le migliori risorse. In quanto centro di potere, un clan mafioso entra automaticamente in conflitto e competizione con qualunque stato che lo ospiti, sfidando apertamente il monopolio statale dell’uso legittimo della forza. I diversi gruppi mafiosi rinunciarono ad attaccare le truppe regolari, e questo consentì la loro sopravvivenza nei primi decenni dopo la conquista del sud. Poi continuarono ad impiantarsi profondamente nel tessuto sociale, profittando della latitanza dello stato civile, che lasciò la zona priva d'istruzione, collegamenti e cibo. In seguito, dal novecento in avanti, incominciarono ad arrivare crescenti flussi di capitali che, attraverso la spesa pubblica, si riversarono nel meridione, e le organizzazioni criminali furono le prime a beneficiare di tali risorse. Le attività mafiose ebbero come principale conseguenza il sabotaggio di ogni possibile sviluppo commerciale, rendendo impraticabili le strade, pericolosi gli scambi e inoperanti i meccanismi di domanda - offerta.
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#12 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Udine
Messaggi: 4946
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#13 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
Messaggi: 863
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Non è un problema principale perchè ormai a mentalità da "mafietta" la fa da padrona in tutta italia. Favori, ricattini, raccomandazioni, famiiigghia, soldi (tanti soldi) che chissene da dove arrivano, basta che ne ho tanti. Sono arrivato a leggere su questo forum (che reputo frequentato da persone quantomeno capaci di intendere e di volere) che non avrebbero problemi ad avere la Mafia al governo perchè tanto le cose le fa funzionare bene.
no, la criminalità organizzata non è il principale problema dell'Italia, è semplicemente la *base* di lancio per tutti i vari problemi e problemini, dagli indagati in parlamento all'affitto in nero ai 15 magrebini, al datore di lavoro che se ne frega della sicurezza degli operai, al cumenda col SuV che dichiara 1000 all'anno, et cetera.
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CASE:Cooler Master HAF-X-MOBO:Asrock Extreme4 Z77-CPU:Core I5 [email protected]RAM:2*4GB Corsair vengeance black-VIDEO:Sapphire 7950Vapor-X 1200/1350 day-DATA:Crucial M4 128GB-PSU: Corsair TX650-CONTROL:Logitech G5 |
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#14 |
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Bannato
Iscritto dal: Jan 2007
Città: Verona... finchè non mi buttano fuori :D
Messaggi: 3224
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se hai intenzione di passare tutti i mali o presunti tali puoi mettere anche la mia (presunta) otite cronica...
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#15 | |
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Member
Iscritto dal: Mar 2008
Messaggi: 106
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Quote:
Aspè,tento di fartelo capire con un piccolo esempio.Fammi sapere se sarà illuminante... Hai presente cancro e raffreddore?sono due problemi,che se non curati portano alla morte(bè se sei un inuit e ti ammali di raffreddore potresti). Supponendo che il cancro sia la mafia,e che il raffreddore siano i Rom,quale curi per primo? |
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#16 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: provincia di Napoli
Messaggi: 356
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Assolutamente si. In alcuni casi però si confonde così tanto con l'economia (anche quella lecita) del nostro paese che eliminarla diventa quasi impossibile.
Secondo me se con i mafiosi venissero meno anche gli imperi economici che servono a ripulire il denaro sporco crollerebbe anche l'economia dell'intero paese
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Napoli
Messaggi: 2407
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Quote:
p.s. sono jamal
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fufol2 |
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Udine
Messaggi: 4946
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Quote:
cmq un organismo che ha cancro e raffreddore muore molto prima di un organismo che ha solo il cancro, e per questo bisogna fare una priorità di problemi, e uno dei principali è il cancro (la criminalità organizzata) |
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Messaggi: 1910
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Quote:
Quello che discuto io non è che sia un problema e non è che sia da risolvere. Non ho nemmeno fatto una scala di importanza dei problemi... Ho semplicemente detto che è impossibile trovare il PRINCIPALE e comunque, anche trovandolo e risolvendolo (e se è il principale ci vorrà parecchio tempo), la situazione migliorerebbe di pochissimo (per alcuni impercettibilmente) o addirittura potrebbe peggiorare se non si cerca una soluzione anche a tutti gli altri problemi contemporaneamente... Problemi magari meno gravi, ma che si risolvono più facilmente e in meno tempo...sempre problemi sono... Ultima modifica di Washakie : 30-06-2008 alle 22:43. |
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#20 |
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Member
Iscritto dal: Mar 2008
Messaggi: 106
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