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Originariamente inviato da Doraneko
Partendo dalla fine, credo che un'eventuale imposizione vaccinale debba partire da molto in alto, dev'essere una misura rivolta alla categoria del CCNL o qualcosa del genere o ai codici aziendali come per le aperture, indifferentemente dal fatto che TU nello specifico possa lavorare totalmente da casa. Credo perciò sarebbe una misura piuttosto ad ampio spettro. L'azienda di sua iniziativa non si inventerebbe nulla.
Sono comunque d'accordo con te sull'obbligo, cioè se il vaccino è così importante lo Stato lo rende obbligatorio e se ne assume le sue responsabilità.
Fare leva sugli svaghi per spingere il vaccino è una vaccata. Dal punto di vista del cittadino è una figuraccia, perché se uno è scettico sul vaccino ma mette le proprie convinzioni da parte per andare a divertirsi è un cretino.
Dal punto di vista dello Stato è una mancanza di serietà e di coerenza, perché se spinge così a vaccinarsi vuol dire che non può fare altro ed è un governo proprio alla frutta.
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Il CCNL da delle linee guida... ovviamente tuto ciò che è migliorativo può essere sempre adottato.
Ora... tra un lavoro in presenza uno da remoto SENZA ALCUNA DIFFERENZA (il test è da un anno e mezzo che dura
) quale dei due a livello pandemico sarebbe preferibile?
Una società può sostenere che il rischio di contagiarsi in 100 persone tutte insieme nello stesso locale (seppur vaccinate obbligatoriamente e mascherate) sia inferiore rispetto a fare il medesimo lavoro da casa in solitudine (bambini permettendo
)?
Di fronte ad un pericolosissimo lavoratore DUBBIO-VAX (in caso di obbligo erga omnes non attenderei) e considerando il fatto che dalla prenotazione alla effettiva inoculazione potrebbe passarci anche un mese o due (periodo in cui non potrei essere lasciato senza stipendio, ma lavorerei lo stesso in smartworking), avrebbe senso entrare in contrapposizione?
Ripeto che la scelta del ritorno in sede non ha principi di economicità (spendono pure di più di utenze e hanno molta meno flessibilità da parte di tutti), ma SOLO dovuti alla soggettività del direttore di turno (quando uno vive nel pleistocene, che ci vuoi fare...
).
Se non si è capito sono contrario alle discriminazioni ovunque avvengano e per qualsiasi categoria.
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Originariamente inviato da fukka75
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Sarebbe una cosa intelligente, ma si scontrerebbe con una mentalità ancestrale.
Per quanto riguarda la pausa pranzo non è un problema insormontabile.
In ufficio mi portavo sempre da mangiare da casa (non navigo nell'oro) e lo scaldavo nel microonde (anche perchè cucino discretamente bene... a detta degli altri... ogni tanto mi chiedono di portare delle torte...
)
Mi spiace per le attività limitrofe all'ufficio, ma senza buoni pasto (penso unica società al mondo
) 7-8 euro minimo ogni volta non si può fare.
In un mese si sente sul bilancio... e preferisco privarmi io di qualcosa per dare SEMPRE il meglio ai miei figli.