Discussione: Elementi e gruppi
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Old 20-11-2003, 18:20   #42
Edgar
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Iscritto dal: Oct 2003
Città: Milano
Messaggi: 145
Dear all,

la progettazione di un obietttivo è un fenomeno di grande complessità, che presuppone
schemi ottici estremamente intricati, che a loro volta comportano calcoli matematici
davvero supercomplicati.

Prima dell'avvento del computer i calcoli necessari a supportare il progetto di un nuovo schema ottico duravano
ANNI!!!!

Oggi ovviamente i computer facilitano il lavoro, ma il progetto di un'ottica resta comunque un gran bel lavoraccio.

Anche perchè, date le premesse (lunghezza focale, apertura massima, distanza minima di messa a fuoco,
gestione delle riflessioni, più tutta la serie di compromessi relativi alle gestione delle aberrazioni ottiche
(7 principali + altre accessorie!!!!!)) non esiste una sola soluzione, ma moltissime e quindi il progettista si
deve muovere in costante equilibrio tra mille parametri, per cercare di ottenere l'equilibrio che ritiene il più azzeccato.

Una delle caratteristiche fisiche più evidenti è lo schema ottico, che indica qual'è il numero totale delle lenti impiegate
e spiega come sono distribuite ed eventualmente accoppiate tra loro. L'accoppiamento avviene di norma con
l'utilizzo di collanti specialissimi aventi le necessarie caratteristiche ottiche. In genere la formula è segretissima
(famoso ad esempio quello usato da Leica, di cui in questo momento mi sfugge il nome).

OVVIAMENTE NON è possibile dire che uno schema ottico con un certo numero di lenti è migliore o peggiore di un altro,
proprio perchè non è il numero o il tipo di lenti che fa la bontà di un certo obiettivo, ma la bonta GLOBALE del progetto.

PERTANTO ESISTONO ECCELLENTI OBIETTIVI CON POCHE LENTI ED ECCELLENTI OBIETTIVI CON TANTE LENTI!

Dipende dalla bravura del progettista.

Ci sono poi altre caratteristiche meno evidenti, ma altrettanto importanti che influiscono sulla resa ottica, che riguardano il
tipo di lenti usate e il materiale con cui sono fabbricate: esempi: vetri speciali, vetri a bassa dispersione, vetri a dispersione
anomala, lenti asferiche, ecc.

Ognuna di queste caratteristiche, usata opportunamente per supportare un determinato schema ottico, permette di disporre
di ulteriori strumenti per ottimizzare il progetto dell'obiettivo che si sta realizzando.

Concludendo, il disegno di un'ottica è SEMPRE frutto di una serie di compromessi: infatti ottimizzando un parametro, per ragioni
legate alla fisica della luce, se ne vanno a modificare e spesso a peggiorare altri. Quindi alla fine si tratta di fare delle scelte
progettuali di compromesso, legate a loro volta a scelte di marketing e commerciali.

Un esempio pratico di quanto sto dicendo è quello delle variabili che legano la luminosità di un obiettivo alla sua qualità:
a volte un obiettivo particolarmente luminoso (es: 50 mm f1.0) ha una resa inferiore ad un'ottica meno luminosa (es: 50 mm F 2.0)
ai diaframmi medi (f5.6 - f8.0 - f 11), che sono quelli più comunemente usati. Questo perchè il progettista, dovendo operare una scelta
(obbligata, ripeto dalle caratteristiche fisiche della luce) ha scelto deliberatamente di OTTIMIZZARE L'OBIETTIVO SUPERLUMINOSO
AI DIAFRAMMI MOLTO APERTI. Pertanto si otterrà come conseguenza una qualità inferiore ai diaframmi più chiusi.

Come vedete è veramente difficile interpretare in senso pratico i parametri che governano la fisica ottica. Alla fine, per giudicare
un obiettivo è sempre necessaria una prova pratica o almeno il giudizio di una rivista qualificata.

Trarre conclusioni solo leggendo le caratteristiche tecniche può portare ad errori di valutazione a volte dolorosi.

Spero di essere stato utile.

Saluti a tutti

Edgar
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