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Originariamente inviato da Onisem
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credo proprio che tu abbia completamente travisato il senso di quella frase
scelli infatti quando parlava dell'incolumità loro (nel senso di mediatori) e degli ostaggi si riferiva a quanto gli era stato detto dagli iraqeni e non parlava delle supposte intenzioni attribuite (da te) agli americani
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«Che gli americani non dovessero sapere - ricorda Scelli - fu una condizione inderogabile, ripeto, postami da tutti gli interlocutori e mediatori iracheni. Una condizione accettata e condivisa da palazzo Chigi sin dall’aprile del 2004».
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la cosa in se era ovvia nel senso che gli iraqeni erano disposti si a trattare, purchè da queste trattative fossero tenuti all'oscuro gli americani, che allergici ai compromessi come sono, avrebbero cercato perlomeno di dare ai rapitori il redde rationem
ecco il perchè dell'assoluta dissimulazione che noi facemmo rispetto a quelli con cui dopotutto formavamo una "coalizione", ed è sin troppo ovvio altresì che gli iraqeni per rafforzare la nostra propensione al silenzio più assoluto con gli americani, abbiano fatto presente che in caso contrario ne sarebbe andata dell'incolumità dei mediatori e degli ostaggi, ma rispetto a qualcosa che avrebbero fatto loro e non gli americani
incolumità a rischio che peraltro temevamo, anzi mettevamo nel conto come scelli stesso racconta nell'articolo da te riportato:
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«Era accaduto che le modalità di rilascio delle due ragazze erano mutate: io e Nawar avremmo dovuto trovarle al parcheggio dell’aeroporto e invece trovammo due emissari che ci volevano portare in una località sconosciuta. Calipari chiese l’autorizzazione al direttore del Sismi, Nicolò Pollari, che la negò: “Annullate l’operazione, è una trappola, vogliono sequestrare Scelli”. Attimi di incertezza, di tensione e alla fine Nicola capì che doveva lasciarci andare. Passarono sei ore drammatiche, noi fummo sequestrati ma alla fine le due Simone tornarono a casa».
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infatti agli americani come si evince da un caso in cui hanno "saputo", premeva di liberare si gli ostaggi, ma senza riscatti e possibilmente cercando di accalappiare i responsabili dei sequestri come riportato nell'articolo da te riportato:
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«Come è noto, i tre italiani furono liberati insieme a un ostaggio polacco dalle forze speciali americane: «Dovevano essere consegnati agli Ulema e gli Ulema l’avrebbero dati a noi. Ma poi andò diversamente: i due carcerieri non parlavano neppure una parola d’inglese e c’era un problema di comunicazione con gli ostaggi. Uno dei due ebbe la brillante idea di farsi aiutare da un amico che masticava l’inglese. Caso volle che si trattasse di un confidente degli americani che, naturalmente informati subito, liberarono gli ostaggi....».
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ala fine è il solito discorso sul nostro equivoco modo di comportarci, fatto di menzogne, furbate, sotterfugi, doppigiochi e tripligiochi, che hanno reso la nostra politica estera, con la sola eccezione rappresentata da De Gasperi, più che inaffidabile, infida (secondo il detto caro a Montanelli, per cui preferivamo fare gli amici dei nemici e i nemici degli amici) agli occhi innanzitutto dei nostri alleati, e fra questi degli alleati europei in primis, mentre gli americani nonostante tutto sono fra i pochi se non gli unici a continuare a prenderci un minimo sul serio, forse perchè alle nostre "bizze" sono ormai abituati e ci passano sopra, a differenza di tutti gli altri, che giustamente ci trattano alla stregua di persone "poco serie"
tuttavia malgrado in genere gli americani con noi dispensino spesso comprensione, in questo caso giustamente hanno fatto sapere di non voler esser tirati in ballo, perchè è tutto un caso italiano:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/P...5/scelli.shtml
GLI STATI UNITI: QUESTIONI ITALIANE Gli Stati Uniti hanno definito oggi «questioni del governo italiano» le dichiarazioni fatte dal commissario straordinario uscente della CRI Maurizio Scelli sulle cure mediche ad alcuni terroristi in Iraq, all'insaputa degli Usa, legate alla liberazione degli ostaggi italiani. «La nostra posizione sui negoziati con i terroristi è ben conosciuta», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Sean McCormack rispondendo ad una domanda dei media durante il briefing quotidiano a Washington. «La morte di Nicola Calipari resta un evento doloroso - ha aggiunto il portavoce americano - Stati Uniti e Italia sono paesi molto amici. Gli italiani hanno versato il loro sangue al fianco dei soldati americani». «Apprezziamo l'impegno del governo e del popolo italiano per la libertà e per la sicurezza dell'Iraq», ha proseguito il portavoce del Dipartimento di Stato rifiutandosi di entrare nel merito delle dichiarazioni fatte da Scelli.
come poi tu dall'inizio della discussione cerchi di farli entrare, a dispetto di ogni logica, come primi attori in un caso che riguarda esclusivamente noi stessi, è un mistero
ma forse non di mistero si tratta, ma del fatto che, parafrasando un detto, per scrivere quello che hai scritto, essere antiamericani non è necessario, ma aiuta
il che conferma quanto scriveva la rivista nouvelle observateure, non più tardi di un paio d'anni fa, quando ravvisava l'essenza dell'antiamericanismo nell'ignoranza dei fatti o nella loro distorisione sistematica
come in questo caso