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Old 11-08-2005, 16:04   #3
Kars
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Tratto da il messaggero....di FEDERICO UNGARO

ROMA - Fare o non fare il test genetico di paternità? E' questo il dilemma che il moderno Amleto (fuor di metafora, la sanità pubblica) si trova ad affrontare in un'epoca come quella odierna, dove le famiglie sono meno stabili e i kit per il test disponibili a pochi euro su internet. Sulle pagine del Journal of Epidemiology and Community Health, Mark Bellis della John Moores University di Liverpool spiega come il problema stia diventando sempre più grande. In media circa un padre su 25 si trova a allevare un figlio che da un punto di vista biologico non è suo e ci sono ipotesi anche più catastrofiche, come quelle che indicano un tasso di "discrepanza paterna" (questo è il termine scientifico per indicare la non paternità biologica) del 30 per cento.
L'identikit dei "padri a rischio" è presto fatto: sono quelli che hanno avuto molti concorrenti nel guadagnarsi il favore delle loro partner, quelli che sono legati a donne che hanno concepito il primo figlio quando erano molto giovani o ancora che passano molto tempo lontani per questioni di lavoro. Infine, a rischio sono anche gli appartenenti a certe minoranze etniche, come i neri, o a classi sociali più svantaggiate.
Al di là delle statistiche, però, quello che Bellis sottolinea è un vero e proprio dilemma etico. Da un lato, il test di paternità rischia di distruggere una famiglia prima felice. In qualche caso, poi, senza nemmeno che ci sia un reale motivo, visto che il problema dipende non solo dall'infedeltà della donna, ma anche dal fatto che magari è passata rapidamente da una relazione a un'altra o da un errore medico nei casi di fecondazione artificiale.
Dall'altro, però, non eseguire il test può portare a altri problemi: il figlio avrà informazioni poco corrette sul proprio patrimonio genetico e sulle eventuali malattie a esso correlate e il padre magari continuerà ad arrovellarsi sulla reale paternità. Senza contare che in un mondo dove i test genetici stanno diventando sempre più comuni (dalle indagini di polizia alle analisi mediche), questa informazione potrebbe venire a galla in qualsiasi momento anche quello meno opportuno, magari poco prima di una donazione di organi.
«Le moderne tecniche genetiche hanno aperto un vero e proprio vaso di Pandora su aspetti finora nascosti della sessualità umana - scrive Bellis nelle conclusioni dell'articolo - e in una società dove le decisioni sulla propria vita sono sempre di più influenzate da aspetti genetici non possiamo più ignorare questo problema». L'uomo della strada però una risposta c'è l'ha già. Secondo un altro studio, questa volta americano, solo il 50 per cento dei maschi (e il 32 per cento delle donne) è a favore dei test di paternità: "ignoranza è felicità", hanno detto molti dei padri intervistati per spiegare la loro scelta.

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