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Old 05-08-2005, 19:03   #1
William_Wallace
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Le strumentalizzazioni del manifesto

vi propongo questo bell'articolo stampato su lapadania....
sono proprio bravi al manifesto a strumentalizzare tutto!

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Che cantonata, questa volta il manifesto ha proprio toppato. Impegnato in una campagna a favore del voto agli immigrati ha usato una foto in prima pagina in cui veniva ripreso un “immigrato” che aveva appena votato, affiancato dalla scritta “No, tu no”. Peccato che quell’“immigrato” non sia tale, che quel “no” per lui è superfluo e che stia addirittura pensando di denunciare il manifesto. Si chiama Pablo Keito Canestrini, cittadino italiano ma nato in Benin, un Paese al confine con la Nigeria.
Keito non è stato affatto contento di finire come la Ferrilli, testimonial di una campagna che neanche poi condivide.
La cosa sorprendente, ma come è piccolo il mondo!, è che Keito ha lavorato fino al giugno scorso nell’Ufficio stampa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non solo, Keito con il premier ha viaggiato, con lui ci ha parlato. E, sebbene possa sembrare una bestemmia per il “quotidiano comunista”, Keito stima il Cavaliere: «La definizione migliore che posso dare di lui - ci ha detto - è questa: una persona squisita, di una cortesia e un’educazione eccezionale».
Berlusconi, ci svela sempre Keito, «è un uomo che dice sempre grazie e per favore, anche se non ce n’è bisogno». Ma, se a questo punto, alla direzione del manifesto già sudano a sentire quello che dice “l’immigrato che non vota per colpa di Berlusconi”, chissà cosa avranno pensato quando si sono visti arrivare una sua lettera in cui «esprime disappunto per la forzatura». Non solo, chissà se perderanno le loro certezze ideologiche quando sapranno che Keito sta «seriamente pensando di denunciare il manifesto». Quello che più gli ha dato fastidio è essere stato tirato in ballo, usato, «totalmente strumentalizzato» come dice lui, a favore di una battaglia che neanche condivide. «Mi hanno usato come uomo di colore, non bianco in un contesto che non rappresenta le mie idee» ha accusato, «per una polemica tirata, una forzatura tipica della Sinistra per dimostrare che l’Italia e questo Governo sono razzisti». Insomma, proprio una bella gaffe per i redattori del manifesto. Non solo per quello che ha detto fino ad adesso, ma per quello che rappresenta: Pablo Keito Canestrini è il simbolo di un Paese che già garantisce il diritto di voto a tutti, basta essere integrati e cittadini. E lui è entrambe le cose, come simboleggia quella cadenza romana della sua parlata.
Fino a giugno dello scorso anno ha lavorato con Berlusconi, poi si è trasferito all’Unido, un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cooperazione, dove segue, dirige e coordina i rapporti con i media per l’Onorevole Michelini, il rappresentante del premier per l’Africa. Cittadino italiano da 31 anni, da sempre, è arrivato in Italia quando aveva un anno, adottato da una famiglia italiana. Ora vive a Roma, lavora e vota. Ma a sentire quello che dice, non per la Sinistra. La foto è stata scattata nel ’94, infatti, quando usciva da un seggio dopo aver votato per le elezioni europee. Hasta la victoria, diceva Che Guevara. Hasta la vista, dice Keito.
Igor Iezzi
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