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Cos'è l'arte?
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Per Schopenhauer l'arte è una alternativa alla vita ascetica, che consente di liberare: liberare l'individuo dalla sofferenza, dalla passione, sublimate nella pura e ascetica contemplazione della bellezza, della forma astratta, retaggio kantiano, nella incoscienza, nella perdita della individuazione, sollecitando al contempo la simpatia e l'attitudine sociale tra tutti gli individui, accomunati dalla medesima schiavitù. L'arte occulta lo sguardo assatanato e la voce da sirena della volontà; li occulta dietro le note della musica, rappresentazione della volontà in movimento. L'arte è il sogno e il sonno, e nell'arte l'individuo si confonde come puro soggetto di conoscenza. La tragedia, in particolare, è per Schopenhauer, quella forma d'arte che più di tutte suggerisce all'individuo di liberarsi dalla volontà, semplicemente presentando con le parole e i fatti, con il sangue prima alluso (nella tragedia greca) e poi esibito (da Seneca), la tragicità e lo stupore di una esistenza condannata al desiderio.
Il dionisiaco e l'apollineo, in Nietzsche, sono la volontà e la rappresentazione della cultura greca. L'artista, per Nietzsche, è un satiro che danza sulle note dell'ebbrezza, e crea ciò che Apollo deve trasformare in arte, per rendere possibile, sopportabile e giustificabile la vita. L'arte non nasce dalla rinuncia, dalla contemplazione rassegnata, ma dalla perdizione totale, vitale e consapevole nel desiderio, nel bisogno.
L'arte come trasfigurazione dell'ebbrezza. Arte e nient'altro che arte! L'arte è desiderio di vita, è avviluppata al desiderio e alla vita. L'arte per l'arte, l'arte astratta, priva di sofferenza o di piacere, di desiderio, è come un verme che insegue la propria coda. L'arte è sana menzogna, è tellurica illusione. L'arte svela il senso della esistenza con una bugia, salva l'esistenza rincorrendo il desiderio del corpo, della sensualità. I satiri danzanti non sono gli animali accecati di Schopenhauer, sono sognatori. E l'eroe tragico, schiavo della passione, che osa e soffre della insensatezza del mondo, del divenire che la stessa opera tragica mette in scena, non produce rassegnazione, quanto piuttosto un sacro e corroborante senso di rispetto universale e di amore verso una esistenza così mutevole e così bella, dove la gioia va afferrata e divorata all'istante. Dove l'amore è la prova più meravigliosa di quanto lontano possa ballare il potere trasfigurante dell'ebbrezza.
L'amore, soltanto l'amore, creatura intelligente e delirante, è l'ebbrezza che giustifica la vita. E l'arte senza amore e senza ebbrezza è un inutile e virtuoso gracidio di rane nella loro palude. Lo spettatore della tragedia, intossicato da Dioniso, diventa opera d'arte e artista. E Nietzsche, che dal 1872 scrive, pensa e forse vive nel nome di Dioniso, è il primo filosofo della storia occidentale a rivelare e amare il potere di un'arte e di una cultura, quelle greche, vissute sempre nel nome di Dioniso.
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fonte: http://www.liceovoltacomo.it/ipertes...hopenhauer.htm
E' necessariamente riassuntivo e perciò forse ermetico...
per rispondere a drago ( magari recupera qualche post dalla precedente discussione...)
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen.
Ultima modifica di Maxmel : 05-08-2005 alle 15:19.
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