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1000 anni prima del completo arresto del campo magnetico terrestre
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La dinamo terrestre è il complesso dei fenomeni che nel nucleo ferroso della Terra, danno luogo alla generazione del campo magnetico terrestre (CMT). Il campo così generato permea il nostro pianeta e le sue azioni possono essere facilmente misurate sulla superficie terrestre con l’ausilio di una semplice bussola.
Il campo magnetico terrestre è assimilabile, in prima approssimazione, a quello generato da una calamita a barra collocata al centro della Terra e formante un angolo di circa 11.5° con l’asse di rotazione terrestre; la sorgente primaria del CMT si trova nel profondo interno della Terra, nel nucleo fluido. Qui scorrono complesse correnti elettriche alimentate da un processo convettivo condizionato dalla rotazione terrestre. L’energia per questa dinamo proviene principalmente dal calore latente generato dalla solidificazione del nucleo solido.
Attualmente uno degli argomenti all’attenzione della pubblica opinione concernente il campo magnetico terrestre riguarda la diminuzione dell’intensità del campo come richiamato anche dal film "the core" uscito nella scorsa stagione. L’attuale diminuzione di intensità del campo magnetico terrestre è il risultato di un fenomeno che avviene in tempi lunghi rispetto alla vita umana e che prende il nome di variazione secolare. Questo fenomeno indica una naturale variazione temporale del campo magnetico terrestre, come le tempeste magnetiche, ma a differenza di queste è in diretta relazione con cause interne alla Terra.
Come accennato infatti, nel profondo interno della Terra viene originato il campo e la sua dinamica è causata dal complesso sistema di correnti elettriche che fluisce nel nucleo terrestre. Dalla metà dell’Ottocento a oggi il campo è diminuito di circa il 7-8% del valore che aveva ai tempi di Gauss, il grande fisico matematico tedesco che agli inizi dell’Ottocento ne stabilì per primo quantitativamente le caratteristiche globali. Questa diminuzione di intensità, proseguendo al livello attuale, porterebbe in solo un millennio alla fine del campo magnetico terrestre!
Con le nostre misure siamo in realtà in grado di conoscere solo una brevissima parte della storia del campo magnetico terrestre, non più di circa 500 anni. La storia del campo è fortunatamente anche scritta nelle rocce. Da queste infatti, con particolari analisi magnetiche che vengono effettuate nei laboratori di paleomagnetismo, possiamo ricavare preziosissime informazioni. Le rocce ci assicurano che il campo magnetico terrestre probabilmente esiste da oltre 3.5 miliardi di anni, poco meno della vita del nostro pianeta che invece ha circa 4.5 miliardi di anni. Per questo motivo i geomagnetisti non ritengono probabile una sua fine a breve.
Studiando le rocce magnetizzate che permettono di ripercorrere la storia del campo magnetico indietro nel tempo per millenni, milioni e centinaia di milioni di anni, si può osservare che aumenti e diminuzioni di intensità così come variazioni della direzione del campo, sono sempre avvenute. Secondo i paleomagnetisti (così si chiamano gli studiosi del magnetismo delle rocce) ai tempi di Gesù il campo era notevolmente più intenso di quello che è oggi, almeno un cinquanta per cento più intenso. Ma solo poco prima, ai tempi dei costruttori delle piramidi d’Egitto, era invece ancora più basso del valore attuale. Una storia di alti e bassi lunghissima nel tempo.
Come accennato il campo magnetico terrestre è prevalentemente dipolare, cioè simile a quello generato da una calamita localizzata al centro della Terra, e ha anche veramente subito spettacolari inversioni di polarità. Questo fenomeno consiste all’inizio in una diminuzione di intensità del campo e, nel giro solo di pochi millenni, porta il polo Nord magnetico a divenire un polo Sud e viceversa. Se si potesse osservare il fenomeno con una bussola si vedrebbe una rotazione dell’ago che da Nord si sposta progressivamente verso Sud. Questo fenomeno che come detto avviene in qualche migliaio di anni, viene chiamato un’inversione.
Le inversioni di polarità sembrano essere la più traumatica e spettacolare modifica di una caratteristica planetaria a scala globale alla quale è soggetto il nostro pianeta.
La più recente inversione è avvenuta 780 000 anni fa quando l’uomo ancora non era "sapiens", viveva nelle caverne e combatteva per la sua sopravvivenza contro glaciazioni e grandi mammiferi carnivori. I paleomagnetisti ci dicono che ci sono state una dozzina di inversioni negli ultimi 3 milioni di anni, una cinquantina negli ultimi 20, forse migliaia nella storia della Terra.
Nella loro storia le inversioni non hanno una definita periodicità e non mostrano apparentemente alcuna regolarità. Purtroppo di questo fenomeno non sono ancora disponibili spiegazioni soddisfacenti e l’argomento è uno dei più complessi in geofisica.
La drastica riduzione di campo magnetico della quale siamo oggi testimoni e che sarebbe, secondo certe visioni, foriera di catastrofici scenari, potrebbe eventualmente solo preludere a una futura e non irrealistica inversione del campo. Questo fenomeno avverrebbe in migliaia o al limite centinaia di anni, un tempo comunque sufficiente per fare si che l’uomo e gli altri animali sulla Terra possano abituarsi al nuovo stato di cose…
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Secondo le leggi della fisica, è la rotazione composita della terra intorno al suo nucleo profondo di ferro e nichel, a generare intorno ad essa i campi magnetici. Questo implica che l’intensità dei campi è in funzione della velocità di rotazione. Più rapida è la rotazione, più alta è l’intensità, o densità, del campo magnetico intorno al nucleo ferroso. Più lenta è la rotazione, meno denso è il campo magnetico.
I rilievi geologici dicono che attualmente siamo al punto più basso di magnetismo terrestre registrato negli ultimi duemila anni.
La Geomonitor, un ente scientifico statunitense del nord-ovest del Pacifico, ha recentemente reso pubblici i dati relativi alla progressiva riduzione del magnetismo terrestre, suscitando molto scalpore tra gli addetti ai lavori. Sembra proprio che l’intensità del campo magnetico terrestre stia scendendo rapidamente al ritmo del 5% ogni cento anni. Su una scala da 1:10, in cui 10 è il valore più elevato registrato dal magnetismo terrestre negli ultimi 2000 anni, i valori attuali sono attestati tra 1 e 1,5, con una riduzione del 38% rispetto a quelli di duemila anni fa. In realtà, come dimostrano i rilievi geologici, il fenomeno di cui siamo oggi responsabili, è già accaduto molte altre volte nella storia del nostro pianeta. I campi magnetici sono cambiati almeno quattordici volte negli ultimi 4,5 milioni di anni.
Secondo altri studiosi la riduzione del magnetismo terrestre, non è un fenomeno che rimane confinato all’ambito dei fenomeni geofisici, ma svolge un’influeza diretta sulla vita di tutti gli organismi viventi e soprattutto sulla fisiologia e la psiche umana, ma di questo parleremo più avanti.
Il secondo parametro geofisico che prende in considerazione Gregg Braden è la frequenza della Terra, pari a circa 7.8 cicli o 7.8 hertz al secondo, un valore misurato per la prima volta nel 1898 a Colorado Springs. Fino ad oggi si pensava che questa pulsazione fosse un valore costante, essendo rimasto invariato fino a metà degli anni Ottanta. Invece negli ultimi decenni è stato registrato da più parti il suo progressivo incremento.
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1000 anni : generalmente non ci si aspetta che il nostro pianeta risponda in tal maniera alle nostre aspettative, di vita per miglialia e migliaia di anni avanti a noi.
Houston, we have a problem.
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