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Originariamente inviato da sider
Ecco alcuni stralci della sentenza della Corte d'appello di Palermo del 2 maggio 2003 su Giulio Andreotti, imputato di associazione mafiosa, confermata oggi dalla Corte di Cassazione:
Giulio Andreotti ha "commesso" il "reato di partecipazione all'associazione per delinquere" (Cosa Nostra), "concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980", che però è "estinto per prescrizione".
Nel 1979 Andreotti scende a Catania per incontrare il boss Stefano Bontade che minaccia la vita di Piersanti Mattarella: "Frena l'impeto dei mafiosi, prende tempo, li rassicura additando una soluzione "politica'". Poi torna a Roma e non fa assolutamente nulla. Non avverte nemmeno Mattarella della minaccia incombente. Bontate fa trucidare Mattarella nel gennaio '80.
Nella primavera '80 Andreotti torna in Sicilia (stavolta a Palermo) da Bontade, dopo il delitto Mattarella per "chiedere chiarimenti". Bontade risponde "con arroganza". Andreotti capisce che "era stato un grave errore immaginare di poter agevolmente disporre dei mafiosi e di guidarne le scelte imponendo, con la propria autorevolezza e il proprio prestigio, soluzioni incruente e "politiche" ai problemi insorti, era stato un abbaglio assegnare alla mafia il riduttivo ruolo di strumento di ordine e di controllo della criminalità... era stato, in definitiva, un grave errore intrattenere buone relazioni con i mafiosi, chiedere loro qualche favore, indurre in essi il convincimento di poter contare sulla sua amicizia".
Andreotti, per anni, "ha indotto i mafiosi a fidarsi di lui e a parlargli anche di fatti gravissimi (come l'assassinio di Mattarella) nella sicura consapevolezza di non correre il rischio di essere denunciati, ha omesso di denunciare le loro responsabilità, malgrado potesse, al riguardo, offrire utilissimi elementi di conoscenza".
Andreotti aveva una "propensione a intrattenere personali, amichevoli relazioni con esponenti di vertice di Cosa Nostra", per garantirsi "la possibilità di utilizzare la struttura mafiosa per interventi extra ordinem... forme di intervento para-legale che conferisce, a chi sia in possesso dei canali che gli consentano di sperimentarle, un surplus di potere rispetto a chi si attenga ai mezzi legali".
Nel caso Mattarella Andreotti "non si è mosso secondo logiche istituzionali, che potevano suggerirgli di respingere la minaccia all'incolumità del presidente della Regione facendo in modo che intervenissero per tutelarlo gli organi preposti e allontanandosi definitivamente dai mafiosi, denunciando a chi di dovere le loro identità e i loro disegni". Ma ha "dialogato con i mafiosi e palesato la volontà di conservare le amichevoli, pregresse fruttuose relazioni con essi".
Andreotti "indica ai mafiosi le strade da seguire e discute con loro di fatti criminali gravissimi da loro perpetrati... senza destare in essi la preoccupazione di venire denunciati", poi "omette di denunciare elementi utili a far luce su fatti di particolarissima gravità, di cui è venuto a conoscenza in di-pendenza di diretti contatti con i mafiosi". Così la mafia si rafforza e i boss si sentono, "anche per la sua autorevolezza politica, protetti al più alto livello del potere legale".
"E' condivisibile che i mafiosi si siano determinati ad alzare il tiro su un così eminente esponente del partito di maggioranza relativa (Mattarella, ndr) anche perché supponevano di non incorrere in conseguenze pregiudizievoli in quanto contavano sull'appoggio di ancora più importanti personaggi politi-ci (Andreotti e Lima, ndr)".
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ti ringrazio Sider per il post.
infatti
per chi ha letto il pezzo di Andreotti,appare chiaro nella sua tragicomicita' tutta la questione.
nel 1979 Andreotti va a Palermo e si incontra con....
(prove?date?foto?qualcosa di preciso?)
Andreotti indica ai mafiosi,parla ai mafiosi,ecc
(prove?date?foto?qualcosa?)
tutte queste cose sono dedotte da quel che deducevano i chiamiamoli "pentiti" del processo.
gli stessi pentiti che OGNI volta che provavano ad essere piu' precisi,venivano IMMANCABILMENTE sbugiardati.
con l'INQUIETANTE aspetto della procura che dinnanzi a pentiti che vengono trovati a mentire,sostengono che si sono confusi(come se non dovesse importare anche a loro l'affidabilita' del testimone),o gli danno le dritte sulle versioni date dagli altri pentiti(tutto documentato) quando vanno a finire in contraddizione.
cazzo ma leggetevi il pezzo sopra per capire a che livello infimo era la vicenda(Andreotti parla in aula giudiziaria di fatti,scritti su registri).
una volta dicevano una cosa,una volta dicevano un altra..tutte le volte che cercavano di collocare quel che dicevano in qualcosa di concreto venivano sbugiardati.
ma dico TUTTE!
allucinante il fatto che Andreotti dica che grazie al cielo su tante cose i pentiti han voluto scendere nel particolare(date,luoghi,nomi,ecc) perche' altrimenti non avrebbe potuto dimostrare la loro falsita'...
eppure nonostante che laddove si scenda nel dettaglio i pentiti vengono sgamati a mentire clamorosamente(mettendo dettagli che non è la confusione a poter suggerire),laddove i pentiti rimangono nel vago nel 1979 Andreotti si trovo' coi mafiosi,la procura gli da retta e si fida.
ma come è possibile???
per me sono da indagare i magistrati,per la palese malafede con cui vogliono incriminare un uomo.