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Old 30-09-2004, 20:06   #281
Korn
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"Grazie al governo, alla Cri
all'Iraq e ai suoi bambini"
Alberti: "Elemento centrale del rilascio di Simona e Simona
le pressioni d'ambiente: sciiti, sunniti e autorità di Bagdad"
di ALESSANDRA VITALI


Simona Pari e Simona Torretta
durante la conferenza stampa

ROMA - "Abbiamo ringraziato fin da subito il governo, maggioranza e opposizione, le istituzioni, tutte le parti che hanno collaborato all'esito positivo della nostra vicenda". Simona Torretta smentisce chi ha parlato di "ingratitudine" nei confronti del governo italiano. Ma è una delle poche domande alle quali lei e Simona Pari rispondono nel corso di una conferenza stampa organizzata da "Un ponte per..." al Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Incontro poco chiarificatore: il combinato di stanchezza e segreto istruttorio circoscrive le dichiarazioni delle due volontarie a poche battute.
Parla per loro il presidente dell'ong, Fabio Alberti. "Con questa conferenza stampa - premette - vogliamo chiudere una fase e tornare al lavoro di sempre". Poi, l'apprezzamento per il comportamento delle forze politiche italiane, "che non hanno permesso la strumentalizzazione della vicenda", e in particolare "l'equilibrio con cui il dottor Letta ha condotto la vicenda", così come la Croce Rossa.

Sorridono, si abbracciano, si prestano agli scatti dei fotografi, sempre le lunghe sciarpe al collo, salutano amici che rivedono per la prima volta. Con le due ragazze c'è anche Takato Nahoko, la volontaria giapponese sequestrata in Iraq, e poi rilasciata, lo scorso aprile. Simona Pari parla per prima, ringrazia anche lei "le forze politiche della maggioranza e dell'opposizione, le comunità musulmane e cristiane del mondo, la Croce Rossa, il governo, e i bambini iracheni", spiega che lei e la sua compagna hanno "sempre cercato di riunire due mondi distanti" e sperano che "questo dialogo possa continuare".


Poco da dire sui temi "caldi". Sul presunto riscatto "bisogna chiedere a chi si presume l'abbia pagato" dice Alberti; della presunta lista proveniente dai servizi segreti americani, in base alla quale (come dichiarato dal commissario della Cri, Maurizio Scelli) le due volontarie sarebbero state identificate come spie, "lo abbiamo appreso dai giornali, non sappiamo nulla, ci sembra altamente improbabile. Riteniamo che siano state rapite perché italiane, bisogna chiedere a Scelli che fondamento hanno le sue affermazioni".

E sul rilascio, l'organizzazione ribadisce quanto anticipato con il comunicato diffuso subito dopo la liberazione delle ragazze, con quel ringraziamento alle "organizzazioni della resistenza irachena". L'elemento "centrale", dice Alberti, per il risultato, sarebbero state "le pressioni politiche e d'ambiente che si sono sviluppate in Iraq: sciiti, sunniti e governo transitorio". Per questo, insiste, "torniamo al nostro lavoro con un motivo in più: la riconoscenza, la convinzione che molto hanno fatto gli iracheni".

Poi, c'è il racconto già noto. Il "rispetto" e la "dignità" con cui sono state trattate, la biancheria, il sapone, il cibo, i libri sull'Islam, "la paura, sempre, di essere uccise", alleggerita quando "hanno saputo, capito qual era il nostro vero impegno", e le scuse dei sequestratori, alla fine, "perché dovevamo tornare nel nostro paese e non potevamo continuare ad aiutare gli iracheni". E loro, li hanno scusati i rapitori? "E' una domanda cha non mi sono ancora posta", dice Torretta.

Prematuro, spiega Alberti, dire se volontari italiani di "Un ponte per..." torneranno in Iraq. "Continueremo con le nostre attività, ma dobbiamo decidere con quali modalità operative". Per Simona e Simona, la certezza di voler tornare ma "la situazione è sospesa, ora ci riposiamo e riflettiamo", dice Torretta. E la sua compagna conclude: "Voglio stare con la mia famiglia, con gli amici, e leggere molto".
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