Originariamente inviato da raxas
ho visto su Report di RAI3 mesi fa una puntata su nuove "tecnologie di produzione alimentare", in fase di preproduzione, dove in impianti con bioreattori, partendo da una alga o un brodo comunque naturale, producevano proteine e il prodotto si presentava simile alla carne, ed era anche gradevole,
il fatto che sia "salmone vegano" dell'articolo è solamente l'ingegnerizzazione per produrre proteine di pesce, partendo sempre da alghe, non mi pare ci fosse nulla (se per tanti può essere un problema) di modificato geneticamente
il "metodo" è certamente un vantaggio visto che toglie alcuni passi (cura dell'animale, "raccolta", macellazione, gestione scarti (che vengono usati, sia per la parte animale terrestre, che marina, in grande prevalenza) passi che a partire dall'animale richiedono tutti un giro di energia e gestione che sicuramente somma co2 su co2
dagli impianti con bioreattori si ha invece DIRETTAMENTE il prodotto già desiderato, senza passaggi intermedi...
anche da un punto di vista sanitario (improbabilità di malattie nell'evidentemente ambiente controllato (di un bioreattore) ), quindi probabilmente niente ormoni nè antibiotici...
e soprattutto NESSUNA SOFFERENZA per animali da macellare...
evidentemente la tecnologia e gli impianti sono ancora all'inizio e necessitano di un ammortamento e di una propagazione nelle "usanze alimentari"
il fatto che poi si presenti il prodotto "in stampa 3d" è un passo che è solo esteriore, paradossalmente, da quanto presumo, è connesso alla ritrosia di aprire una scatoletta o un contenitore e trovare una frollatura di sostanza proteica a cui ci si trova ostici, secondo le tradizioni correnti,
mentre c'è un valore INVECE ottimizzato del prodotto,
E dello "stampaggio 3ddì" se ne potrebbe fare a meno, e, se ne potrà, paradossalmente fare a meno magari in un futuro distante, in cui ci si nutrirà di una scatoletta di materiale frollato e salutisticamente ottimizzato
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