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Old 18-01-2023, 12:00   #55
RM10
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Originariamente inviato da Giulia.Favetti Guarda i messaggi
Perché dire "questo modo di fare porta più danni che altro" senza ulteriori spiegazioni mi sembra un modo per attirare l'attenzione e farsi chiedere "perché" più che l'inizio di un discorso produttivo e costruttivo, che ad ora il forumista non ha ancora aperto.

Io non alimento il narcisismo degli altri.

Non ci sono limiti di carattere alle risposte, non siamo su Twitter, se si ha qualcosa da dire, si hanno tutti i mezzi per dirla.
Ho scritto tantissimo su questo forum in passato riguardo l'argomento e non ho mai avuto modo di instaurare un dibattito rispettoso e scevro da ideologie.

Comunque, non sia mai che passi per narcisista prendendomi insulti gratuiti (il famoso discorso dello specchio...), ci riprovo, anche grazie al fatto che non essendo oggi a lavoro, posso dedicare un'oretta a scrivere.

Rispondo innanzitutto al perché dico che porta più danni che altro, anche questa una cosa detta in passato. Lo faccio con un esempio: abbiamo dei sintomi e andiamo da un medico, il quale ci dice senza alcun dubbio che abbiamo l'epatite. Benissimo, abbiamo ottenuto una diagnosi, l'importante era giusto quello, non ci resta che curare l'epatite. Poi però si scopre che la diagnosi era sbagliata, non abbiamo l'epatite ma abbiamo la cirrosi epatica. Risultato: non solo non abbiamo curato la cirrosi epatica, ma abbiamo assunto farmaci per curare l'epatite quando non ne avevamo bisogno, aggravando la cirrosi epatica. Per il discorso dei mali della Terra è la stessa cosa: abbiamo diagnosticato che il male assoluto è il cambiamento climatico a causa della CO2, immaginando che conseguenza ciò porterà all'ambiente, e agiamo di conseguenza in base all'idea che ci siamo fatti; benissimo, si potrebbe dire "l'importante era che se ne parlasse", che ci fosse una diagnosi. Ma in questa diagnosi e nel conseguente decorso ci sono degli errori di fondo e così non solo non risolviamo il problema, ma anzi ne creiamo di nuovi. Gridando l'allarme anche a mezzo stampa e diffondendo queste due idee anche nei mezzi di comunicazione diciamo "non strettamente pertinenti" (come un sito di informatica e tecnologia), ci riendiamo ulteriormente parte del problema.

La scienza va per teorie che per un periodo vanno per la maggiore, per poi cambiare in base a ciò che emerge. Tavolta (anzi spesso) capita che si adattino i dati alla propria teoria, un bias che nel mondo scientifico è noto come uno dei più grandi problemi, anche perché spesso ciò viene fatto in modo involontario. Il problema è che non esistendo dei modelli affidabili in grado di "modellizzare" le principali dinamiche climatiche, resta assai arduo capire cosa è causa di che cosa, e in che misura, tant'è vero che di modelli ne esistono a decine.

Per esempio, parliamo della CO2. Tutti sappiamo che è un gas serra, e nonostante si cerchi di deviare il probema o di farlo passare per un "finto problema", nessuno ha ancora la minima idea di quanto sia sottosatura la banda di assorbimento della lunghezza d'onda della CO2. E' prevista una missione fra alcuni anni che andrà a misurare proprio l'assorbimento della radiazione solare da parte dell'atmosfera e a quel punto se ne saprà di più. Allo stato attuale, scientificamente parlando, non sappiamo ancora con certezza persino se è davvero la CO2 la principale responsabile del riscaldamento recente. Se dalle analisi dovesse venire fuori che quella banda specifica è già satura, bisognerà riadattare praticamente tutti i modelli conferendo alla CO2 un peso diverso. L'assorbimento atmosferico verrà studiato e analizzato nel dettaglio dalla Missione Forum, programmata dall'ESA per la seconda metà di questo decennio. A quel punto avremo molti dati su tutti i gas serra e quanto (e soprattutto quali) contribuiscono al riscaldamento, in che misura, e anche in che misura potenziale prima di arrivare a saturazione (se già le bande di uno specifico gas non sono sature).

Ma anche così non basta: il clima, come è noto, risponde a tantissimi elementi. Uno dei più importanti è la circolazione oceanica a grande e piccola scala, la quale è governata dalla tettonica e in ultima analisi dalla geologia; poi c'è l'inerzia e le varie ciclicità delle oscillazioni delle correnti a getto, per le quali i modelli impazziscono letteralmente perché non abbiamo ancora la minima idea di cosa causi le ciclicità né quante siano queste ciclicità, quali elementi contribuiscano esattamente e in che modo (abbiamo solo dei modelli, che infatti non ci azzeccano quasi mai). Poi c'è l'oscillazione ciclica (regolare e irregolare) delle correnti marine (anche questa governata dalla tettonica, ma ci potrebbero essere anche ulteriori elementi), il vulcanismo (principalmente nella piccola scala temporale), la composizione atmosferica (inclusi i gas serra, che sono tanti e non uno), l'albedo atmosferica e superficiale, i cicli solari e le attività solari (e anche qui si apre un mondo... e andranno anche indagati altri mezzi potenziali di trasferimento di energia dal Sole alla Terra al di là della radiazione stessa), i cicli di Milankovich, il campo magnetico terrestre, il campo magnetico solare e il vento solare; alcune di queste cose hanno ricorrenze cicliche decennali, altre secolari e altre millenarie; alcune sono regolari e altre fortemente irregolari. La loro intersezione e il complesso sistema di feedback dà origine a una vastissima gamma di conseguenze che siamo ben lontani dall'aver districato. Meteo spaziale e altre cause esogene non ancora ben indagate potrebbero avere ulteriori ruoli. Tutto in percentuali ancora non ben stabilite a causa dell'enorme complessità del sistema; abbiamo solo dei modelli incompleti e non siamo in grado di capire tutte le relazioni e le reciproche influenze. Tralascio qui per ovvie ragioni le cause su scala di milioni di anni, come la disposizione e la conformazione delle masse continentali e altre cose.

Per ciascuna di queste cose servirebbe una discussione non telegrafica e già qui non mi si potrà rimproverare di essere breve.

Fonte di tutto ciò? Tutti i libri di testo che vengono dati agli studenti che devono sostenere nel corso di cinque anni gli esami previsti nel piano didattico di scienze geologiche o di scienze naturali. Il quadro si compone col tempo dopo aver studiato sui 50 e passa libri che occorrono.

L'equazione del clima probabilmente mai si troverà, perché parliamo probabilmente di una "equazione" differenziale di grado elevatissimo e con incognite che appunto dipendono da altre incognite. Ciò che abbiamo sono solo dei modelli, fortissimamente incompleti e approssimativi, che tentano di spiegare in modo semplice alcuni aspetti del clima, ma a loro volta le loro imprecisioni dipendono da vari fattori:
1) la conoscenza di alcune variabili è incompleta;
2) il punto di vista dell'autore ha un suo peso - non è un approccio anti-scientifico, anzi nella ricerca è inevitabile;
3) non sapere di non sapere - chi è nel mondo della ricerca conosce perfettamente questo, che è la madre dei problemi: non sapere che c'è qualcosa che non sappiamo, che si traduce, fra tanti esempi, anche in "non sappiamo che un parametro che la scienza considera corretto è in realtà sbagliato" e questo sballa tutta l'equazione. Questo è il motivo per cui l'effetto della CO2 di origine antropica in atmosfera varia in base al modello: da modelli che la danno come quasi ininfluente sul riscaldamento climatico, ad altri che le assegnano una grande percentuale. Ma come può essere giusto un modello, possono esserlo tutti gli altri, ciascuno può avere ragione.

Poi c'è un ulteriore bias, di cui si occupano alcuni studi recenti ma che già si sospettava esistesse: il metodo di campionamento delle temperature non tiene conto dell'urbanizzazione progressiva del territorio. Ciò che in tantissimi casi è accaduto è che le centraline che misurano i dati e che sono attive da decenni, nel corso del tempo si sono viste le aree urbane crescere attorno, così che centraline che un tempo si trovavano a diversi km dai certi urbani, oggi se ne trovano inglobate; questo altera profondamente i dati, rendendoli spurii qualora occorresse fare una determinazione con confronti su scala temporale. Il riscaldamento globale, che è in atto (e ci mancherebbe, dato che veniamo da un periodo - Seicento-Ottocento - che era al di sotto della media olocenica), potrebbe essere quindi sovrastimato.

Poi c'è un dato interessante che tutti i paleontologi conoscono: la massima biodiversità si è avuta in periodi ben più caldi, fino a 8-10° superiori all'attuale. Anche i cambiamenti molto rapidi sono avvenuti di frequente nel corso del tempo geologico. Un esempio fra i più recenti è quello che è seguito al transito fra l'ultimo stadio glaciale e il presente interglaciale, quando circa 12.000 anni fa le temperature salivano di circa 1° al secolo. Per poi crollare di nuovo durante il Dryas Recente, e infine risalire, fino a raggiungere l'optimum olocenico, che è avvenuto circa 5000 anni fa e in cui le temperature erano anche più alte dell'attuale (e la Terra non bruciò). Così come la Terra non bruciò nello Stadio 5 (125.000 anni fa), quando le temperature salirono fino a circa 2° oltre le attuali. Come la Terra non bruciò durante la lunga era interglaciale (qualora non fosse noto: noi oggi SIAMO nel pieno di un'era glaciale) che durò da 150 a 30 milioni di anni fa... anzi curiosamente la paleoecologia, branca della paleontologia, ci suggerisce che proprio durante le fasi calde di fatto i deserti quasi scomparvero, probabilmente perché una temperatura più calda favoriva la presenza di quantità notevolmente maggiori di vapore acqueo e quindi in una maggiore idratazione (sia tramite precipitazioni che tramite "cripto-precipitazioni") degli ecosistemi. Durante l'ultimo optimum di quell'era interglaciale (correva il periodo chiamato Eocene, 50 milioni di anni fa), le temperature erano di circa 12° superiori alle attuali, con una percentuale di CO2 più alta dell'attale 0,04%, tutti elementi che contribuivano al sostentamento di quella che di fatto era quasi un'immensa foresta globale che si estendeva dall'equatore al circolo polare. Perché, non è da dimenticare, la CO2 è anche nutrimento basilare per le specie vegetali e noi oggi siamo nella fase della storia della Terra in cui la percentuale di CO2 è fra le più basse (proprio perché col tempo, in assenza di importanti eventi vulcanici su scala continentale, viene fissata dagli organismi al suolo e una buona parte ne resta definitivamente confinata col passaggio alla litosfera).

E' interessante notare come per altro la fase calda attuale sta portando a un progressivo inverdimento del Sahel e all'arretramento verso nord del Sahara. Ma anche questa è cosa nota e non sorprendente per geologi, naturalisti, paleoclimatologi e paleontologi: è noto infatti che durante i picchi glaciali i deserti erano ben più estesi dell'attuale e questo probabilmente sempre per la stessa ragione detta sopra: minore umidità, minori precipitazioni. Il Sahara si estendeva dall'attuale Tunisia fino alle attuali Liberia e Repubblica Centrafricana, aree oggi occupate da savana e foresta monsonica.

L'attuale riscaldamento in sede europea, quello che porta i famosi anticicloni cosiddetti "africani" e la contemporanea latitanza dell'anticiclone delle Azzorre, è la conseguenza di un fenomeno che riguarda l'Atlantico orientale/portoghese e di cui si ignorano le cause reali ed è un forte raffreddamento di questa regione marittima, che inevitabilmente va a richiamare per sua stessa natura la corrente a getto, che è quindi forzata a oscillare violentemente formando saccature con conseguenti sprofondamenti di aria fredda fin verso le Canarie; questo fenomeno inevitabilmente, per un effetto simile a quello dei vasi comunicanti, costringe l'aria calda che si trova in quelle zone a fluire verso il Sahara, dove a causa della presenza del deserto si surriscalda enormemente, molto più di quanto avveniva in sede marittima. Quest'aria calda e ulteriormente riscaldata è quindi forzata a risalire verso nordest (seguendo appunto la direzione della corrente a getto, che qui procede da ovest verso est), riversandosi in tutta Europa. Ciò spiega perché l'aria che ci arriva contiene in proporzione una variazione verso l'alto più significativa rispetto alla variazione verso il basso che contiene l'aria fredda in discesa verso le Canarie. Si tratta di un fenomeno di scala relativamente "locale". C'è chi ha provato a suggerire (anche se mancano elementi probanti) che questo raffreddamento sia dovuto al riscaldamento globale che causa lo scioglimento della calotta della Groenlandia portando acqua fredda in questa regione. Ma se anche così fosse, ciò non costituirebbe alcuna anomalia, perché anzi sarebbe la conferma di un evento che si è verificato con assoluta normalità tantissime volte in passato e per cause del tutto naturali (forse l'ultima delle quali fu durante il Basso Medioevo).

Tutto si scontra ancora una volta con quella dannata e scomoda legge dell'attualismo, croce e tormento delle teorie più radicali. La legge dell'attualismo, alla base delle scienze della Terra, afferma in sostanza che i fenomeni geologici o fisici che operano adesso hanno sempre agito con la stessa intensità nel passato dei tempi geologici: fra le tante cose, significa anche che ciò che si osserva oggi è anche ciò che si è verificato in passato, oppure che ciò che si è verificato in passato può facilmente verificarsi anche oggi; oppure ancora che la chiave per comprendere ciò che accade oggi è scritta nel record fossilifero. Dal punto di vista biologico poi ciò si unisce alla famosa resilienza della vita. Interessante a proposito della legge dell'attualismo, il discorso che spesso si fa sui coralli: si sostiene che fra i danni irreparabili del riscaldamento globale vi sia la scomparsa dei coralli. Appare un ragionamento quanto meno singolare, dato che i coralli esistono da 500 milioni di anni, hanno attraversato 5 estinzioni maggiori e sono sopravvissuti senza alcun problema sia ai picchi più freddi delle tre grandi ere glaciali che si sono susseguite nell'ultimo mezzo miliardo di anni, sia alle altrettanto lunghe ere interglaciali (si definisce era interglaciale un'era in cui non esistono calotte glaciali neppure ai poli...) quando le temperature globali erano anche di 12-14° superiori alle attuali. Alla luce di ciò, e considerando che solo negli ultimi 20.000 anni siamo passati da temperature globali più basse di 10° delle attuali, a temperature di 1° superiori alle attuali, sembrerebbe emergere più di qualche stonatura.

C'è un solo elemento in realtà, che va a interferire in modo grave sugli ecosistemi, se escludiamo le cose più plateali come il terrificante inquinamento da scorie radioattive o quello altrettanto gravissimo da metalli pesanti (che si impiegano nell'estrazione in miniera e nella pulizia del materiale estratto per ottenere gli elementi utili alla nostra tecnologia, compresa quella delle batterie di accumulo...), ed è quello delle microplastiche. Gli organismi viventi che hanno avuto miliardi di anni per adattare il loro DNA a una discreta tolleranza alle variazioni ambientali, si trovano del tutto impreparati ad affrontare l'invasione di questa nuova sostanza, che viene scambiata per nutrimento dagli organismi più grandi e che rilascia frammenti di polimeri fortemente impattanti per gli organismi più piccoli.

Ultima modifica di RM10 : 18-01-2023 alle 12:26.
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