Sanità: tariffe e ticket hanno prezzi diversi in ogni regione
Un prelievo del sangue?
«Da 52 centesimi a 6 euro»
Sanità: tariffe e ticket hanno prezzi diversi in ogni regione I costi per le diagnosi più diffuse al vaglio di Altroconsumo
MILANO - Prendiamo una comune radiografia al polso: può costare al cittadino che si rivolge al servizio sanitario nazionale poco più di 14 euro se abita in Molise, ma oltre 26 euro se bussa alla porta di un ambulatorio della Toscana. Un ciclo di terapia ad ultrasuoni: va da un euro e mezzo a seduta in Lombardia ai quasi otto euro del Friuli Venezia Giulia. Spetta però al più richiesto ed eseguito esame di laboratorio, il prelievo del sangue, il ruolo di re della giungla delle tariffe sanitarie: se si allunga il braccio in un ambulatorio del Lazio si spendono 52 centesimi, ma se lo stesso «buco» viene effettuato nelle Marche costa più di 6 euro. Una differenza superiore al mille per cento. Regione che vai, tariffa che trovi. Effetto della svolta federalista avviata nel ’96 con il via libera alle Regioni ad applicare tariffari propri per le prestazioni sanitarie ambulatoriali. I cui effetti, a distanza di otto anni, sono stati misurati da un’indagine di Altroconsumo. Scelto un campione composto dai 24 esami più richiesti, sono state messe a confronto le tariffe applicate dalle diverse Regioni (ad eccezione di quelle della Basilicata non disponibili).
ESAMI A CONFRONTO - Risultato: «I cittadini italiani non sono tutti uguali quanto a soldi sborsati per ricorrere alle cure mediche», spiega Laura Filippucci, curatrice della ricerca dell’associazione dei consumatori. «A seconda della Regione in cui vivono, spendono somme anche molto diverse per sottoporsi alle medesime visite e terapie». Colpa del decentramento: «Ma anche dei diversi ticket applicati e dei sistemi di prescrizione utilizzati dai medici di base». Al di là del caso limite del prelievo del sangue, le differenze di costo sono tutte almeno a due zeri. Esami richiestissimi come quello dei trigliceridi o delle urine variano fino al 331% e al 242%: Emilia Romagna e Liguria tra le regioni più convenienti, Veneto e Sardegna tra le più care. Differenze superiori all’80% anche per le visite. Ginecologiche od oculistiche che siano.
LA CLASSIFICA - Meno facile capire quale Regione sia complessivamente più conveniente e quale più costosa. Trento risulta essere economica quanto ad esami di laboratorio, Toscana e Val d’Aosta quanto a prelievi del sangue. Se si prende però in considerazione soltanto una categoria, la classifica è presto fatta. Mettendo a confronto ad esempio il costo dei 14 esami di laboratorio più richiesti, ecco che la Sardegna sale sul podio del «carosanità», insieme a Puglia e Sicilia. In fondo alla graduatoria Trento.
LE TRE IPOTESI - Per avere un quadro più completo delle differenze, Altroconsumo ha poi ipotizzato tre situazioni comuni: un cittadino che ha subito un trauma al ginocchio, uno che potrebbe soffrire di malassorbimento e uno che ha problemi di ipertiroidismo. Primo caso: «Prescritte una visita specialistica, una radiografia e una risonanza magnetica, il costo per il cittadino va dai 71 euro del Lazio agli oltre 86 del Friuli Venezia Giulia; quello per la Regione dai 180 della Campania ai 273 della Toscana», continua Laura Filippucci. Secondo caso: «Considerati esami che vanno dal prelievo del sangue a una gastroscopia con prelievo dei villi intestinali, si parte dai 172 euro del Lazio per arrivare ai quasi 220 della Lombardia (per il cittadino); dai 254 della Campania ai 421 della Val d’Aosta (per la Regione)». Terzo caso: «A chi soffre di ipertiroidismo si prescrivono esami ormonali, ma anche una scintigrafia tiroidea: le tariffe più alte in Val d’Aosta (285) le più basse in Umbria (183)». Interessante il caso Lombardia: «Le prestazioni offerte sono tra le meno care, ma a causa del ticket portato a 46 euro (nelle altre regioni è di 36,15 euro), il 95% del costo è a carico del cittadino».
IL «VERDETTO» - «Dall’analisi dei tre scenari emerge che in Umbria, Lazio e Campania curarsi risulta più conveniente. All’opposto Lombardia, Friuli, Val d’Aosta, Trento e Veneto», sintetizza Michele Cavuoti, responsabile ricerche di mercato di Altroconsumo. «Una certa differenza può essere comprensibile, ma è difficile spiegare e ammettere tariffe così distanti. Va bene il decentramento, ma il ministero dovrebbe mantenere il suo ruolo di organo di controllo in modo da tutelare l’equità del costo delle prestazioni».
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