Mah, io francamente trovo curiose tutte queste lamentele sulla presunta riduzione qualitativa del software opensource.
Anzitutto dietro a questa etichetta c'è tutto e il contrario di tutto, quindi dire una cosa del genere è un po' come fare di tutta l'erba un fascio, in secondo luogo a me pare invece esattamente l'opposto.
Mai come in questi anni si sta assistendo a una migliore organizzazione del lavoro nel mondo open, il che va di pari passo con l'importanza e la criticità che tanti progetti open stanno assumendo nel mondo dell'IT; pensiamo a progetti supercritici come i vari orchestrator (Ansigle, Puppet, Chef, giusto per citare i principali), intere suite IaaS (es OpenStack) ma anche ai tanti progetti storici su cui si basa l'ossatura stessa delle architetture applicative da quasi vent'anni (pensiamo ai millemila progetti dell'Apache software foundation, HTTPD e Tomcat in primis).
Suggerisco (ma non auguro) a coloro che affermano il contrario di farsi un giro su qualche progetto basato sui blasonati polpettoni proprietari su cui purtroppo le aziende spesso decidono di buttare palate di soldi (scegliete voi, IBM, Oracle, SAP, Microsoft), tra requisiti fantasmagorici rispetto alle performance, ticket interminabili, workaround imbarazzanti, fatures indietro di almeno 10 anni rispetto alle controparti non commerciali... e auguri.
Quote:
Originariamente inviato da fano
Il problema non credo sia la crisi economica, ma che Linux e qualità sono proprio due cose avulse 
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Scusa e su quali basi affermi tutto questo?
Stiamo parlando di cose serie (es instabilità del kernel, problemi su I/O, gestione risorse) o di quisquilie (tipo "ho installato l'ultima Ubuntu e Amule non parte")?