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Originariamente inviato da giuliop
Poi mi spieghi cos'hanno in comune petrolio e indirizzi IP.
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E' un discorso molto filosofico. L'uomo non ha la capacità (o almeno è molto ridotta) di limitare i suoi consumi. Immagina un mondo dove l'energia è sostanzialmente infinita (più o meno come gil IPv6). Per comodità o stupidità utilizzerebbe tale energia senza ottimizzarla (che senso avrebbe, in fondo?), per cose futili e senza pensare al futuro.
Il petrolio è alla base della nostra società, non solo come fonte energetica, ma anche come base per il materiale più usato e meno riciclabile. Fino ad oggi lo stiamo trattando come se fosse una risorsa infinita, senza preoccuparci (molto) di cosa verrà dopo (fossero 20, 30 o 100 anni).
Con gli IPv6 potrebbe essere così. A qualcuno potrebbe venire in mente di assegnare un IP ad ogni fottuto chip IoT che ci troveremmo attorno, magari senza pensare a logiche di recupero. Nel 2015 sono stati venduti 1,5 miliardi di smartphone, metti che a qualcuno venga la geniale idea di connettere i caricabatterie con IPv6 pubblico, oltre al cellulare. Sarebbero 3 miliardi di IP solo per quello. Aggiungici ogni altra cosa dotata di chip e gli ordini di grandezza si avvicinano.
E' chiaro che il mio è un discorso al limite e piuttosto improbabile, nasce solamente dl fatto che ci troviamo a disagio a ragionare su numeri così grandi che sembrano infiniti ma che non lo sono.E soprattutto sulla scarsa lungimiranza dell'uomo sulle risorse disponibili.
Per fortuna che sono stati degli ingegneri a decidere sull'IPv6, fossero stati i burocrati o degli imprenditori ci troveremmo con IPv5 (Apple avrebbe fatto iIPv4.5

).
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