Non mi sembra una tesi particolarmente rivoluzionaria.. è noto che chi ha privilegi si senta minacciato dai liberi mercati.
Il titolo del libro purtroppo si presta fin troppo facilmente alla degenerazione del mio post precedente, cioè alla lettura in chiave di dicotomia marxista (l'unica interpretazione diffusa dell'economia che c'è nella nostra società, a prescindere dalla posizione politica).
Quando scrivi "L'idea di base è che i capitalisti monopolistici, grazie agli appoggi politici (sovvenzioni alle campagne o interventi diretti) siano il principale nemico del libero mercato e del capitalismo basato sulla libera concorrenza tra elementi." mi sembra che anche tu intenda (o almeno così mi pare

) "i capitalisti" come un'elite di pochi multimilionari che dalle loro fortezze si difendono dal libero mercato.
In realtà se guardi alla realtà ci sono settori in cui le imprese, le imprese tutte dall'azionista di maggioranza all'ultimo dei dipendenti, operano in condizioni di privilegio.
Pensa ad Autostrade s.p.a.: il lavoro di Autostrade e di tutti i suoi dipendenti consiste essenzialmente nel contrattare col CIPE gli aumenti tariffari. Autostrade non può fallire. Autostrade non può perdere. Deve solo contrattare quanto vincere.
Fiat Auto e Alitalia erano società così.. quando i produttori stranieri di auto non potevano entrare nel mercato italiano seriamente, quando i voli interni erano monopolio della compagnia di bandiera, Fiat Auto e Alitalia non potevano perdere.. potevano solo decidere quanto vincere.. dall'azionista di controllo, giù fino all'ultimo dei dipendenti.
Oggi Fiat Auto e Alitalia sono esposte al mercato.. alla concorrenza.. Daewoo viene in Italia, apre concessionarie, propone i suoi prodotti, buoni, ai suoi prezzi, bassi, e la gente sceglie liberamente.. sceglie Daewoo, i suoi azionisti e i suoi dipendenti, lascia Fiat, i suoi azionisti e i suoi dipendenti.
"Il privilegio" nel mondo di oggi appartiene a chi fa impresa, a chi lavora per imprese, a chi deve il suo reddito a imprese, che operano in settori senza concorrenza.. penso a tutte le PA, ai servizi a prezzi regolati.. e guarda caso, è ciò che tutti vorrebbero: quando la zucchina costa troppo, la richiesta spontanea qual'è? Un prezzo regolato.. regolato alto? Buono per chi vende e i dipendenti di vende.. regolato basso? Buono per chi compra, chi vende perde, lo stato paga.. comunque, privilegio.
Chi opera nei settori aperti alla concorrenza, dall'imprenditore ai dipendenti, vive in un altro mondo.. è più privilegiato Michael Dell o mia mamma che insegna in una media statale? Probabilmente mia mamma.. Michael Dell in 20 anni ha fatto una compagnia che fattura 100 milioni di dollari al giorno, con una sola idea: vendiamo PC direttamente.. non ha rubato cacao in Abissinia, ne' petrolio in Venezuela, ne' caffè alla compagnia delle indie.. non può nemmeno brevettare, chiunque può copiarlo.. eppure.. quello è il massimo della concorrenza.
In definitiva: la linea di demarcazione tra privilegio e concorrenza, non è orizzontale sul reddito delle persone, ma verticale tra settori.
Tutti aborrono il privilegio (Mughini docet

) ma tutti lo ricercano come soluzione ai loro problemi.. Benetton lascia la concorrenza dei vestiti, e investe nelle tariffe concordate di Autostrade.. la massaia vuole il prezzo regolato delle zucchine.
I sistemi finanziari sono importanti, perchè finanziano.. su questo non sono con gli autori del libro però: tutti dicono "finanziamo le idee, non i privilegi" certo, però quanta gente conosci che presta soldi a venture capitalist, a nuove idee? Pochissimi.. tutti preferiscono BOT e CCT, i titoli dell'unica azienda italiana che non può fallire.
Anche qui insomma.. tutti aborrono il privilegio, ma tutti corrono a finanziare il privilegio perchè è l'unico che da' rendimenti solidi e sicuri.. pochi finanziano chi opera esposto alla concorrenza, pochissimi finanziano le idee, perchè per definizione le idee possono essere buone ma anche cattive, se sono cattive i soldi si perdono e nessuno vuole perdere.