martedì 17 settembre 2013
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Per una sola notte, un errore tecnico ha portato al ripristino degli accessi a Twitter e Facebook. Tehran è a caccia del provider colpevole. Nessun ripensamento nel nuovo corso del presidente Rouhani
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Roma - La
gioia degli attivisti digitali, mentre abbondano increduli cinguettii dall'Iran. Per la prima volta in quattro anni - dalla rivolta popolare contro l'ex-presidente Mohamed Ahmadinejad - è stato
ripristinato l'accesso libero ai social network Facebook e Twitter, raggiungibili senza le
Virtual Private Network (VPN) ormai diffusissime per l'aggiramento della censura di stato.
Invece, l'apertura improvvisa dei principali canali della condivisione social sarebbe stata
causata da un problema tecnico non meglio specificato, nell'ultimo lancio dell'agenzia di stampa locale Mehr. Abdolsamad Khoramabadi, segretario di governo e responsabile dell'agenzia nazionale per la regolamentazione del web, ha puntato il dito contro un misterioso provider che avrebbe provocato lo squarcio nei filtri adottati dallo stato.
Eppure, giornalisti e comuni netizen avevano
sperato fino all'ultimo in un clamoroso ripensamento da parte del nuovo presidente Hassan Rouhani - molto attivo proprio su Twitter e Facebook - anche alla luce delle sue dichiarazioni di apertura alla libera circolazione delle informazioni e dei contenuti online. In pratica, l'apertura dei social network
è durata il tempo di una sola notte. Tra censura e libertà d'espressione digitale, gli attivisti pakistani del gruppo
Bytes for All hanno presentato il testo di una petizione presso l'Alta Corte di Lahore, per
chiedere la rimozione immediata dei filtri sulla piattaforma di video sharing YouTube. Dopo il caos scatenato dal trailer
Innocence of Muslims, il governo di Islamabad aveva effettuato un nuovo
giro di vite sulla condivisione social. I responsabili di
Bytes for All hanno fatto notare l'utilizzo massivo di proxy e reti VPN, con certi servizi che tradirebbero gli utenti meno smaliziati con il malware, che contribuirebbero generalmente ad un rallentamento delle connessioni.
Mauro Vecchio
Fonte:
Punto Informatico